CAPITOLO 6//HARRY

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Uscii dall'ultima stanza senza neanche pensare alla ragazza con cui avevo appena finito di parlare.
Povera Clara, sembrava così cara. Aveva dei grossi occhi nocciola, anche se coperti da dei spessi occhiali. I capelli erano mossi e disordinati, non le donavano. Nell'insieme, alla fine, poteva risultare bruttina. Però brillava dentro, di una luce propria. Il suo animo dolce risplendeva, facendola sembrare molto più carina. Bastava sentirla parlare per accorgersi di quanto fosse una bella persona e di quanto avesse desiderato la mia presenza.
Purtroppo per lei, uscendo da lì pensavo ad Amelia. Quella ragazza rossa mi lasciava dubbioso. Perché non voleva parlarmi? O meglio, perché era lì se non voleva parlarmi?
Odiavo sentirmi così frustato per una ragazza che non conoscevo, però non riuscivo a farne a meno. Soffrivo all'idea che qualcuno stesse male davanti alla mia presenza. Non volevo impormi a nessuno e sicuramente non a lei. Avrei aspettato che fosse lei a volermi vedere, nonostante volessi con tutto me stesso scoprire cosa avevo fatto di sbagliato.
Mi diressi ancora una volta verso il Portobello Market. Avevo promesso al vecchietto che sarei tornato.
Quando arrivai lo trovai seduto davanti allo stesso quadro. Sembrava dormisse, ma avvicinandomi meglio capii che era solamente in contemplazione. Aveva lasciato una sedia vuota accanto a lui, così mi ci sedetti.
"Sei tornato" lo sentii dire.
"Le dispiace?" chiesi. In genere avevo una alta considerazione di me, ma Amelia, quella mattina, mi aveva fatto tornare quello stupido adolescente di Holmes Chapel.
"No, no di certo, caro ragazzo" mi disse il vecchietto, dandomi delle pacche sulla mano.
"Pensavo solo fossi troppo impegnato per spendere tempo con un vecchietto come me" mi disse. La sua voce era scherzosa, ma gettò uno sguardo al disinteressato nipote.
"Mi fa piacere" risposi. Era vero, amavo stare con le persone più grandi ed imparare da loro.
"Bene, ragazzo, bene" disse il vecchietto. Sorrisi al suo elogio, come un nipote appena premiato dal nonno.
"Allora come va con le ragazze?" mi chiese, la voce maliziosa nonostante l'ingenuità della vecchiaia.
"Come lo sa?" chiesi. Per un secondo mi preoccupai di cosa avrebbe potuto pensare di me, ma il suo sguardo era intenso come la prima volta che lo avevo visto.
"Guardo ancora la televisione, ragazzo! Non sono ancora così vecchio!" nella voce burbera nascose il suo affetto per me. Era commovente per me stare seduto a parlare con lui. Era la figura più vicina ad un nonno che potessi avere vicino in quel momento.
Non era mai troppo indulgente con me, né si aspettava che fossi un ragazzo modello.
Quel giorno gli parlai delle ragazze, di come fossero tutte gentili tranne Amelia.
"Oh, anche io avevo una ragazza così, una volta" sospirò, guardando un punto indefinito del quadro.
"Era bellissima, anche se amava farmi star male. Mi innamorai di lei subitissimo!" sorrise triste a quel pensiero. Chissà quanto aveva penato!
"Sarà stata dura" immaginai.
Mi sorrise.
"È stato l'amore della mia vita" mi rispose. Spalancai gli occhi.
"Anche se ti ha fatto soffrire tanto?" chiesi. Per me era inconcepibile. Come ci si poteva innamorare di una persona che provoca solo dolore?
"Mi ricordi me, sai? Anche io da giovane credevo che non avrei mai potuto innamorarmi di una persona così!" scimmiottó quella che sarebbe dovuta essere la sua voce da ragazzo e rise.

"Wow" non riuscii a dire nient'altro.

"Fu l'amore della mia vita" ridisse lui. Continuava a sorridermi triste e capii che non avrei mai potuto comprendere fino in fondo il suo amore.

"Tieniti stretta una persona che ti fa sentire così" mi suggerì.

"Farmi sentire male?" chiesi confuso. Ancora non capivo, mi sentivo uno stupido in confronto a lui, ma non riuscivo proprio a mettermi nei suoi panni.

"Una persona che ti fa sentire speciale" mi rispose.

"Ti faceva sentire speciale?" chiesi.

"Molto" iniziò a dondolare con la testa come se si stesse facendo cullare dai ricordi.

"Ed adesso dov'è?" chiesi. Ovviamente feci la domanda sbagliata, me ne accorsi da come cambiò il luccichio nei suoi occhi.

"Morta" rispose. Non disse nient'altro, continuò a guardare quel dipinto, come se fosse il suo unico appiglio con il mondo.

"Credo sia meglio che vada adesso" dissi. Non sopportavo più di vederlo così.

Mi alzai e mi spolverai i jeans. Ero intorpidito per il lungo stare seduto.

"Lo ha trovato lei" disse infine. Aveva ancora lo sguardo perso nel quadro.

"Il quadro" aggiunse per farmi capire.

"Lo ha trovato lei. Eravamo insieme, ma fu lei a trovarlo. Si era interstardita che dovevamo portarlo indietro, ma è morta molto prima che potessimo riuscirci" il suo viso continuava a guardare il quadro, come in una sorta di trance.

"Per questo vuole trovare i suoi padroni?" chiesi. Avevo paura di sembrare scortese, ma ero troppo commosso per capirlo.

"Lo faccio per lei" confermò.

Sperai che tra le cento ragazze, o da qualche parte nel resto del mondo, ci fosse un amore per me come quello che aveva provato lui.
            AWWWW
Adoro. Adoro. Adoro.
No words
Baci Baci
werenotcool

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