DIVENNI PIUMA

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Jacopo era il mio migliore amico dall'inizio del liceo. Avevamo quel solito rapporto cazzone che hanno tutti gli amici maschi di 18 anni, quel rapporto che si crea all'interno delle mura di scuola e che a volte dura per tutta la vita.

Per me era un po' come il fratello che non ho mai avuto. Sì, ho Viola, ma lei è una ragazza. Jacopo invece era proprio come un fratello. Ma non glielo dicevo spesso perché lui già lo aveva, un fratello. Simone. Erano gemelli.

Sì, senza convenevoli: erano identici, spiccicati, uguali. Due fotocopie. Se non fosse che Jacopo in quel periodo avesse deciso di schiarirsi i capelli. Era diventato biondo canarino e lasciava crescere la barba. Simone no. Simone era più delicato e più esile – per quanto potesse esserlo un ragazzone alto quasi due metri.

Simone a volte si univa a noi due, anche se caratterialmente non era proprio sulla nostra stessa linea d'onda. Lui era più serioso, più appassionato alla scuola... era uno che studiava, che portava a casa i suoi voti. Jacopo ed io no. Eravamo dei cazzoni! Comunque, buoni, però!

Simone era dall'altro lato del corridoio con accanto il suo nuovo fidanzato: Mimmo. Uno scricciolo tutto ossa e niente carne. Un tipo con gli occhi azzurri, i capelli chiari e la pelle peggio. Poi si staccarono, per fortuna.

<Ma come fa a piacerti?> Jacopo sorrise a suo fratello dopo averlo guardato mentre baciava Mimmo solo un attimo fa.

<Ma che vuoi tu? È bello!> sollevò le spalle, pronto a difendersi dagli attacchi del gemello.

<Bello? Davero?> aggiunsi subito per calcare la mano. Era tutto al solito. Tutti i giorni la stessa solfa. Ormai Simo ci era abituato a noi due. Non si infastidiva nemmeno più.

<Tanto me lo devo baciare io, mica voi> rispose subito rubando dalle mie mani il bicchiere di carta delle macchinette. Bevve il mio caffè e poi me lo porse di nuovo. Io, come un idiota, lo ripresi, nonostante l'avesse svuotato.

<No dai. Davvero... sembra un topolino> Jacopo tornò sull'argomento.

<Me lo dici tutti i giorni. Non lo lascerò solo perché a te sembra un topo> gli tirò un pugno sulla spalla senza metterci della forza: era un po' il loro modo di fronteggiarsi. Non litigavano spesso, anche se con un carattere come quello di Jacopo, era facile litigare... però con Simone non si arrabbiava mai.

<E poi bacia bene> aggiunse con annesso occhiolino.

<I dettagli no. Ti prego...> agitai una mano per farlo tacere. Già dovevo sorbirmelo tutti i giorni, poi sentir parlare pure della sua lingua... no grazie!

Jacopo sorrise per la scena.

<Che fai oggi?> finalmente si cambiò discorso. Il mio amico mi guardò.

<Mi vedo co' mi' padre. A casa ci vengo dopo> sollevai le spalle allungandomi verso il cestino per buttare il bicchiere che Simone aveva svuotato. Nina sfilò accanto a noi, mi si avvicinò, mi diede un bacio sulle labbra e proseguì per il suo percorso. Fu un bacio veloce, senza alcuna passione, come succedeva spesso nell'ultimo periodo.

<Che conversazione allettante...> commentò Simone, annegato nel silenzio che seguì quell'ultima frase e quel gesto: <Vado in classe>. Fece retromarcia verso l'aula.

<Poi mi spieghi che stai combinando...> Jacopo si voltò diretto verso di me, quando suo fratello fu abbastanza lontano da non poterci sentire. Finsi di non capire, ma in realtà capii subito di cosa stesse parlando.

<Perché non gli dici che sei innamorato di lui e lasci Nina?> aggiunse.

<Ma di che parli?> percepii il cuore iniziare a correre nel petto e girare e rigirare sul posto. A breve sarebbe stato stufo, gli sarebbe preso il giramento di testa e sarebbe caduto a terra, completamente sfatto.

OS'S COLLECTION SIMUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora