C'ERO UNA VOLTA pt3

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Quel mattino arrivai un po' prima in università, non perché avessi smania di andare a lezione, ma perché dovevo correre su per le scale, percorrere il corridoio del secondo piano, a sinistra, e bussare ad una porta. Un "avanti" flebile sentii dall'altra parte dell'uscio ed entrai. Ci chiusi dentro e, senza nemmeno guardarmi intorno, lo cercai nella stanza con gli occhi, con il corpo.

<Manu che ci fai qui?> sobbalzò per quella mia incursione nel suo studiolo.

<So' venuto a trovarti. Se vuoi faccio finta de ave' qualche dubbio sulla lezione de ieri ma sarebbe 'na bugia> rimasi in piedi e, quando notai che stava tornando a guardare il suo quaderno degli appunti delle lezioni, mi voltai per scorrere con gli occhi il suo antro. Lo rispecchiava fin troppo poco: era spoglio e stranamente disordinato. Il principino non poteva essere disordinato!

<Come mai nun hai abbellito 'sta stanzetta?> gli domandai.

<Sono arrivato due settimane fa, non ho ancora avuto tempo di fare il cazzo che mi pare. Sono il prof giovane e i colleghi sono vecchi con un ego spropositato. Preferisco non dare nell'occhio...> spiegò.

<I prof hanno sempre un palo infilato su per il culo!> commentai sedendomi finalmente di fronte a lui. Ma non sulla sedia. Sarebbe stato banale... bensì sulla scrivania.

<Manu... mi stai stropicciando la pagina di Leopardi che, per carità, aveva sicuramente tendenze omosessuali con Ranieri, però il tuo culo in faccia forse non lo avrebbe gradito tanto, soprattutto su "la sera del dì di festa"!> mi fece notare, ma non ascoltai la sua richiesta. Era sexy pure quando parlava di Leopardi, il poeta più depresso di tutti i tempi!

<Perché pensi che non abbia un bel culo io?> lo stuzzicai e lui tirò un piccolo sospiro di rassegnazione. Era contento di rassegnarsi con me.

<Devo dire che, se proprio vuoi saperlo, sei un po' aculico...> sollevò le mani come se avesse detto qualcosa che lo avrebbe portato all'arresto.

<Aculico?> ripetei.

<Aculico. Alfa privativo latino. Sei senza culo Manu...> spiegò come fossi un caso disperato, però per proteggersi aggiunse un ultimo pezzo: <...Hai sicuramente altre qualità>

<Tipo?> i nostri occhi non si sarebbero persi neanche un attimo. Io non me lo sarei fatto scappare. Un principe così...

<Hai un bel viso, un bel fisico, sei intelligente, hai uno spiccato senso dell'umorismo...> con quell'ultima affermazione non ci misi molto a capire che fece riferimento alla mia battuta sui prof e i pali nel culo.

<So' bravo a letto anche, lo sai?> mi avvicinai al suo viso. Il suo profumo mi fece vorticare nei ricordi di quella notte.

<Sì però non mi sembra il posto adatto per parlarne> con fatica staccò gli occhi dai miei per indicare con uno sguardo la porta.

<Prof. Possiamo parlarne quando vuole lei> con la mano gli sfiorai il collo, dove la barba cercava d'uscire. Bussarono alla porta, così balzai già dalla scrivania e mossi alla velocità della luce alcuni passi lontani da Simone.

Un prof si affacciò dopo quel flebile e impaurito "avanti" che pronunciò Simone.

<Dammi un secondo> lo ricacciò fuori. Tirò un sospiro di sollievo e con la mano si sistemò i pantaloni che, all'altezza del cavallo, tiravano un po'.

<Credo che andrò> dissi allora: <Ci vediamo in classe>

Ma non mi lasciò posare la mano sulla maniglia che mi richiamò: <Manu... Via Calatafimi 7, stasera> bastò quel sussurrò. Sarei voluto tornare indietro per baciarlo ma mi trattenni. Gli sorrisi ed annuii: <A dopo>

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