Manuel era già sudato marcio. Piantare l'ombrellone è sempre stata un'azione odiosa. Nun c'aveva senso fa' la buca ogni giorno pe' l'ombrellone! Però si trattenne dal commentare questa fatica davanti a Marika.
Lei aveva iniziato a spalmarsi la crema, con gli occhiali da sole sul naso, i capelli raccolti con un mollettone e un cappello di paglia enorme che, per Manuel, sfiorava il ridicolo. Ma non commentò nemmeno questo.
<Metti un po' di crema sulle spalle che ti bruci> subito lo richiamò, avvicinandosi con le mani già incremate. Manu odiava la sensazione della crema solare addosso: era appiccicosa.
Va beh, Manuel odiava il mare. Odiava andare a prendere il sole e non fare nulla per ore. Gli era sempre sembrata una grossa perdita di tempo, 'na cosa da ricchi capitalisti. Però Marika ci voleva così tanto andare al mare con lui. Voleva fare la vacanza col fidanzato come tutte le sue amichette del cazzo e sì, Manuel l'aveva accontentata.
Se il Manuel di due anni fa avesse avuto una palla di cristallo e avesse visto questa scena avrebbe vomitato – prima di tutto – e poi lo avrebbe insultato. Gli avrebbe dato del cojone perché stava co' una che fino a poco tempo prima avrebbe odiato.
Manuel non era uno adatto a quel genere: lei era troppo carina ed educata, era troppo principesca per lui. Infatti tutti li guardavano in modo strano.
Manuel aveva deciso di fingersi quel personaggio bad boy tutto tatuato che la gente gli affibbiava. Lui era il duro e rozzo che stava con la principessina.
Una fiaba del cazzo che ormai non convinceva più nessuno. Questa era la verità.
Manuel di sicuro non era convinto ma preferiva andare avanti in una vita un po' così, un po' infelice, piuttosto che pensare che l'unica volta che aveva provato della vera felicità non era riuscito a capirlo. Non era riuscito ad ammetterlo per pregiudizi stupidi che la società gli aveva inculcato, in un quartiere che non accettava certe diversità. Lui non le accettava. Lui non le accettava su se stesso. Anche se ormai iniziava a rassegnarsi.
Perché stare in spiaggia non era solo una grande noia, era anche un grande imbarazzo. Attorno c'erano ragazze e ragazzi, mezzi svestiti. Questo bastava per mandarlo in crisi.
Non sapeva come evitare così tanta carne abbronzata, così tante spalle possenti, così tanti culi e tette, così tanti petti e bicipiti.
Era una faticaccia.
<Ci facciamo il bagno?> domandò Marika dopo che Manuel si tolse la maglietta ormai fradicia. Perché non avevano affittato un ombrellone al lido? Lei così tanto principessa, non aveva proposto l'idea. Forse perché nun doveva fa' un cazzo, lei.
Manu si sentiva in colpa: era in vacanza con una ragazza di cui non gli fregava nulla. Che gli stava pure un po' sul cazzo. Sì, lui era una merda e continuava a ripeterselo. Manu faceva il conto alla rovescia per poter tornare a casa e disintossicarsi. Quando la prendeva a piccole dosi la tollerava, la trovava anche simpatica, ma così era fin troppo. Manu era saturo. E non gli piaceva manco fare sesso con lei.
Manu si lanciò in un tuffo per scrollarsi di dosso quel sudore che aveva accumulato, Marika invece si lamentò degli schizzi che Manuel sollevò, così fece qualche passo indietro.
<Manu!> lo sgridò appena riemerse dall'acqua, ma lui non l'ascoltò nemmeno. Lui ormai era passivo alla sua voce, alla sua bellezza. Manu non era interessato. Così tornò ad avvicinarsi a lei per invogliarla a bagnarsi in quell'acqua calda. Gli tese la mano e lei l'afferrò, muovendo un passo dopo l'altro verso il fidanzato.
Lei alla fine si appollaiò a lui, incrociando le gambe attorno al suo bacino e baciandogli le labbra salate, fino ad appoggiare la sua testa sulla spalla per lasciarsi dondolare dall'acqua. Manu si guardò attorno e un surfista da lontano attirò la sua attenzione. Cavalcava un'onda lontana, non poteva nemmeno vedere bene il volto del ragazzo, ma il fisico era asciutto e longilineo, il costume era azzurrino e i capelli erano biondi ossigenati, in contrasto con la barba scura. Così sembrava a quella distanza. Lo continuò a guardare e fece fatica a staccargli gli occhi di dosso. Si muoveva come fosse un esperto, come se il surf fosse la sua ragione di vita. Non s'avvinò mai così tanto da poter distinguere i tratti del suo volto ma per Manuel non fu importante. Gli bastava guardare la sua sagoma muoversi tra le onde.
STAI LEGGENDO
OS'S COLLECTION SIMUEL
FanfictionVisto che leggo sempre idee interessanti su Twetter per nuove storie Simuel, ho deciso che, sotto i vostri/nostri desideri, scriverò qualche One Shot (o anche qualche storia a più capitoli). Se avete richieste, sapete dove contattarmi