AMSTERDAM pt2

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Gli sfilai quello straccio di maglietta che avrebbe dovuto coprirgli il corpo e gli fissai il fisico asciutto, i tatuaggi sparsi. Mi prese per i ricci, facendomi sbattere con la schiena al muro ma non lo lasciai fare. Lo afferrai per i fianchi e lo sollevai da terra, alzandolo alla mia stessa altezza. Il suo corpo quasi nudo ormai era incollato al mio e avrei voluto che ci rimanesse per sempre. Ci incastravamo bene assieme.

<Che voi fa'?> mi sussurrò a pochi centimetri dal mio viso.

<Sei troppo abituato a comandare piccoletto> gli risposi strappandogli un bacio con lo schiocco, di quelli carnosi, di quelli umidi. Mi regalò un sorrisino dei suoi, quelli maliziosi che coprivano un po' l'imbarazzo. Lo strinsi un po' di più e lo lasciai cadere sul letto.

<Dove sono i preservativi?> gli domandai guardandolo ancora in piedi. Mi indicò un angolo della stanza e nella penombra mi avvicinai ad una specie di mobiletto. Aprii il primo cassetto e strabordava di preservativi.

<Sei proprio una puttanella> commentai prendendone uno. Lo sentii ridacchiare, comodo sul materasso, con le braccia dietro la testa.

<Non dovrei andarne fiero, ma sei com'è. È il mio lavoro fare la puttana> ci scherzò ma io non sorrisi più pensandoci bene. Scacciai però il pensiero perché non mi sarei fatto rovinare quel momento da quella brutta visione di lui con chissà quante persone che entravano ed uscivano da quella stanza come fosse la sala di un medico.

<Sta' zitto Manuel> tornai su di lui e lanciai il preservativo sul letto. Lo guardai con una serietà che lo fece un po' raddrizzare, nonostante rimase con le mani dietro la testa, comodo e spaparanzato.

<Sì signor capitano> rispose con quella sua solita ironia che avrebbe dovuto farmi ridere ma che non lo fece affatto. Ero troppo concentrato ad interpretare il mio personaggio per poter ridere ad una stronzata del genere.

<Pensi d'essere simpatico? Non credo riderai tra poco> continuavo a guardarlo dall'alto.

Eravamo tutti e due in mutande per l'ennesima volta in quella stanza. Rispettavo sempre le regole, ma non quella volta.

Le leggevo ogni settimana, quando varcavo la soglia:

1. È consentito l'ingresso solo una volta;

2. Non chiedere baci perché non ne riceverai. Solo sculacciate.

Ormai le avevo imparate a memoria e le avevo infrante benissimo. E quando godevo quando pensavo che ero l'unico a poterle non rispettare.

La tipa che stava all'ingresso, la seconda volta che avevo bussato a quella porta, fu stranita quando uscii. Ero rimasto dentro troppo a lungo, quindi Manuel non mi aveva rifiutato come tutti quelli che tentavano di avere un secondo rapporto con lui. La tipa mi fece un sorriso appagato quando mi vide uscire la terza ed alzò gli occhi al cielo la quarta.

<You are the only one> aveva commentato. Mi sentii così fiero di essere l'unico. L'unico che Manuel voleva rivedere.

La prima volta, quando entrai, fece una faccia un po' strana: aggrottò le sopracciglia, increspò le labbra e inclinò la testa come farebbe un cagnolino che vuole le coccole.

<Che ci fai qui? Le conosci le regole...> s'era avvicinato troppo però, restando a meno di un metro da me. Non era proprio l'atteggiamento di uno che non voleva vedermi.

<Me ne sbatto delle regole> mi abbassai giusto un po' per poterlo guardare negli occhi. Con una velocità che lo colpì alla sprovvista, lo baciai, stringendogli il volto con le mani, obbligandolo a rimanere lì con me. Ma lui non mi rifiutò neanche un secondo. Mi strinse e fianchi con una forza che non credevo nemmeno potesse essere prodotta da un corpo così smilzo. E poi rotolammo ovunque, sulle pareti, per terra, sul letto.

OS'S COLLECTION SIMUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora