OROLOGI pt2

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Il nodo alla cravatta era stretto, così, con le dita, lo allargò un pochino. Era aprile e faceva caldo, così la giacca la tenne in mano, finché non arrivò alle porte della location. Matteo e Chicca non si sarebbero sposati in chiesa, avevano preferito un matrimonio civile in mezzo al verde, un po' fuori Roma. Anita e Dante erano già arrivati e Manu, mentre percorreva il corridoio centrale con Viola per raggiungere il suo posto in prima fila, li salutò con la mano.

Sua madre guardò i due fratellastri e non riuscì a non sorridere. Era così fiera di loro, di Manuel che aveva accettato e amato una sorella, dopo anni da figlio unico.

<Ci vediamo dopo> gli sussurrò. Poi riprese a camminare. Viola non lo seguì più, perché lei non era una damigella. Era un'invitata come tutti gli altri.

Manuel si affiancò a Matteo: <Pronto a chiuderti in gabbia per sempre?> gli domandò battendogli il cinque.

<A Ma'. Se devi fa' il guastafeste puoi pure andartene eh!> gli rispose, tutto agitato. Continuava a toccarsi i capelli e poi a lisciarsi la giacca.

<Sto scherzando, dai. Relassate 'n attimo> gli poggiò una mano sulla spalla: <Cioè... è Chicca, sempre la solita Chicca, già vivete assieme da anni, mica ti starai a fa' problemi pe' 'n anello?!> lo mise davanti alla realtà.

<Lo so. Ho solo paura de combina' casini oggi. Tipo che faccio cade' qualcosa, che sbaglio le parole der discorso, sai... 'ste cose qui.> i suoi gesti erano meccanici. Manu gli si posizionò davanti e gli prese le spalle per costringerlo a guardarlo. Gli sistemò il fiore nel taschino, poi gli spostò un ricciolo dalla fronte che s'era ribellato alla calotta di gel.

<Se sbagli le parole è solo contenta! Tanto lo sa che fai pena ad impara' le cose a memoria!> cercò di rassicurarlo: <Non succede niente se sbagli. Sei emozionato, ci sta! Anche lei potrebbe sbagliare>

<Chicca nun sbaglia mai. Lo sai benissimo pure te>

<Oggi potrebbe essere il primo giorno in vita sua che sbaglia, che ne sai te?>

<Va beh. Facciamo che speriamo che nun sbagli nessuno, va bene?> gli prese i fianchi e lo fece spostare: <Togliti che sta pe' arrivare> se lo mise accanto.

Matteo non aveva scelto altri testimoni, solo Manuel. Chicca invece al suo fianco volle alcune sue amiche della scuola d'arte e... e Simone. Che l'avrebbe accompagnata all'altare.

Loro erano rimasti amici, nonostante lui fosse andato a Firenze. Loro erano rimasti amici con la promessa di un tabu: Manuel.

Il pianoforte iniziò a suonare e Chicca spuntò, dal lato opposto, con in mano un bouquet e il braccio incrociato a quello di Simone. Era bello, Simone, con il papillon e la giacca nera. Fluttuava.

Si guardarono.

Era bello Manuel, che nonostante avesse provato a tirarsi a lucido il più possibile, aveva la cravatta al collo allentata.

Si sorrisero quando i loro occhi si incrociarono ma non era il momento. Simone, dopo aver lasciato Chicca al suo promesso sposo, si mise lì accanto, insieme alle altre ragazze tutte vestite d'azzurro, abbinate alle punte colorate dei capelli della sposa.

Matteo tramava e Manu, per non perdersi nel fissare Simone, si concentrò su quel suo tremore, quell'ansia che lo stava divorando più del dovuto.

Tutta la proclamazione durò quasi tre quarti d'ora e Manuel, per tutto il tempo, si costrinse a non voltarsi mai. Non guardò mai Simone, nonostante si sentisse attratto da lui, dai suoi occhi, dal suo corpo perfetto.

Simone invece continuò a cercarlo, sperando in un incontro dei loro occhi, ma non successe mai.

Si doveva rassegnare. Manu lo aveva rifiutato, nonostante non stesse più con quel tipo, che alla fine scoprì si chiamasse Riccardo, nonostante forse fosse single, o forse stesse con quel o quella Chris.

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