PRISMA

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Manuel si ritrovò sugli spalti. Non sapeva nemmeno come ci fosse finito, ma Simo gli aveva chiesto di presentarsi perché sarebbero venuti anche Andrea e il suo fidanzato Daniele e non voleva lasciarli completamente soli. Manu la trovò una scusa molto strana ma non ribatté. Manuel avrebbe preso il ruolo di terzo incomodo e non ne era molto contento, ma comunque accettò. O meglio. Non accettò. Rimase in silenzio. Ma per Simone, il silenzio fu un completo assenso quindi gli aveva pure chiesto un passaggio in macchina visto che la vespa era a riparare.

A riparare... fa sorridere come quel termine sia legato in realtà al garage di casa loro. Manu ci stava mettendo più del solito perché stava aspettando un pezzo che aveva ordinato su internet. E poi non gli dispiaceva affatto portarsi Simone dietro, quindi aveva pure prolungato il tempo di ordine del pezzo... temporeggiando qualche giorno senza dirlo a nessuno.

Simone era andato a riscaldarsi e aveva lasciato Manuel lì, ad aspettare l'arrivo dei due ragazzi che avevano preso il treno da Latina e non sapevano quando sarebbero arrivati con precisione. Così lui si fermò a guardare il gruppo di rugbisti correre avanti e indietro, iniziare a sudare, tirarsi qualche spallata...

Non ci aveva mai fatto caso a quanto Simone fosse così portato per quello sport. Lui era gay e giocava in una squadra insieme ad altri ragazzi, ma tutti lo rispettavano, anzi, sembrava quasi un capitano lì in mezzo. Era più alto degli altri, quindi, anche a distanza, Manuel lo avrebbe potuto guardare per tutto il tempo.

La divisa era simile a quella dei calciatori: pantaloncini corti, calzettoni e una maglietta a maniche corte con i loghi della squadra e il numero sulla schiena. Manu non ci aveva mai capito niente. Simone ci aveva provato più volte a spiegargli le regole di gioco, le postazioni, ma lui non le aveva mai memorizzate. Aveva provato pure a guardare qualche partita con lui in tv ma nulla... erano schemi che perdevano ogni senso all'interno del suo cervello.

Manuel non era uno da sport. Era uno da musica e filosofia. Nonostante si conoscessero da poco, si erano divisi equamente i ruoli all'interno di quella che ormai stava diventando una vera famiglia. Manuel però non è che proprio accettasse quella parola – famiglia - perché Simone non era solo un fratello. Era un amico, il migliore amico, e poi tra fratelli non si fa sesso, neanche per sbaglio una notte presi dall'alcol sotto un cantiere davanti scuola. Tra fratelli non si provano pulsioni sessuali.

Ovvio, non erano davvero fratelli di sangue ma Anita continuava a ripeterlo. Tutti sapevano che Simone aveva provato qualcosa per Manuel ma nessuno se ne preoccupò quando la famiglia Ferro si trasferì in villa.

Fu strano come quei sentimenti divennero un tabù, divennero un evento mai successo.

L'argomento non si aprì più. Simone iniziò la sua relazione con Mimmo, Manuel con Nina, e tutto passò. Nessuno aveva più paura di quel legame che andava oltre ad un rapporto fraterno.

Solo che poi le rispettive relazioni finirono e tornarono ad essere solo loro due. Tornarono definitivamente le serate in piscina, le chiacchiere sotto il cielo stellato, i passaggi di canne nel buio della notte, tornarono quegli occhi di Simone su Manuel.

<Te sei Manuel, ve?> sentì una voce alle sue spalle e si voltò di scatto, preso alla sprovvista mentre fissava insistentemente suo "fratello".

Ma che poi... Manuel non voleva diventare Jacopo per Simone! Jacopo era Jacopo e non era giusto prendere il suo posto. Manu non lo voleva proprio, il suo posto. Erano amici, amici stretti, amici intimi, coinquilini, migliori amici... ma non fratelli.

<Se. Voi siete Andrea e Daniele?> Simone lo aveva istruito: "Andrea è quello biondo con gli occhi azzurri, alto. Attento a come parli perché lui è genderfluid. Quando è vestito da ragazzo rivolgiti con il maschile, quando è vestito da ragazza con il femminile. Il suo fidanzato si chiama Daniele, anche lui occhi azzurri, un po' coatto, con un tatuaggio sul collo... è bisessuale. Puoi farcela!"

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