OS'S COLLECTION SIMUEL

SABATO PLEASENTVILLE pt4

Simone sei andato via

Quell'ultimo grido lo sento ancora

Hai sbattuto la porta

Andando via di corsa

Ed io sono rimasto qui

A fissare il pavimento

Sporco come il mio riflesso

Acre come questa puzza

Di fumo e peperoncino,

Di lacrime e di vino

Potrei buttarmi via

Tanto già non esisto più

Che sto a fare su 'sta terra

Senza di te?

La costellazione Simone

Mi invade le costole

Le lacera come fosse amianto

Le annega come fosse ghiaccio

Ormai non sento più il dolore

Che m'infliggo, non sento più

Il dolore di quei tagli nello stomaco

È da giorni che non mangio

Ma comunque vomito

E comunque piango

Potrei buttarmi via

Tanto già non esisto più

Che sto a fare su 'sta terra

Senza di te?

Ho inciso sulle mani il tuo cognome

Ho inciso solo brani col tuo nome

Ho dimenticato quell'ultima frase

Perché mi sono soffermato

Su quel nostro mare di subordinate

Ecco cosa me so' dimenticato

Di dirti che nonostante tutto

Io un po' ti odio

Ma comunque più ti amo

Io ti aspetto qui, più ti amo.

Simone seguì con le dita la sua scrittura, percorrendo quelle curve strette e quegli spigoli deformi. Di Manuel non c'era traccia lì nei dintorni e un po' gli mancò il fiato non vedendolo. Così si sollevò, senza nemmeno ricercare un paio di mutande e lo andò a scovare in giro per casa. La porta del bagno era socchiusa ed una luce fioca tagliava il corridoio. La spinse leggermente e lo spiò poggiato allo stipite. Si stava radendo davanti allo specchio, senza maglietta, solo con dei boxer addosso.

<Te vedo> disse con le labbra un po' schiuse mentre continuava il suo lavoro di precisione.

<Anche io ti vedo> gli rispose. A quel punto fece un passo verso di lui e lo guardò attraverso lo specchio.

<Potevi pure metterle delle mutande...> commentò subito notando le sue nudità con la visione periferica.

<No, poi non potevo fare questo> si poggiò dietro di lui, con il petto inglobò la sua schiena, abbracciandolo.