PAPÀ pt3

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Jacopo e Martina facevano coppia fissa da quasi un anno. Ormai lei capitava spesso a casa Balestra-Ferro, mangiavano tutti insieme, guardavano film, dormiva da loro... Manu all'inizio non l'aveva presa troppo bene, poi però li guardò di nascosto un giorno e si innamorò di nuovo di suo figlio. Sembrava dolce, premuroso, sorrideva tanto e nei suoi occhi brillava una luce particolare. Così si affezionò anche lui a quella ragazza.

<Abbassate un pochino la tv...> li richiamò Simone quel pomeriggio. Erano tutti e due stravaccati sul divano, Simone si trovava in cucina e Manuel era a scuola fino a tardi per i consigli di classe.

<Pa', hanno suonato. Aspettavi qualcuno?> Jaco urlò mettendo in pausa il film. Simo sollevò lo sguardo dal computer e poi si alzò lui stesso. Il ragazzo aprì la porta e Simo non riuscì subito a notare chi ci fosse dall'altra parte. Sentì solo la sua voce. Erano anni che non la sentiva, ma ancora la ricordava. L'avrebbe ricordata per sempre.

<Tu sei Jacopo?> esordì.

<Sì. Tu chi sei?> lo squadrò dalla testa ai piedi. Jaco era un po' così: un po' "manuelico".

<C'è Simone? Sono un suo amico...> non diede il tempo però al figlio di rispondere che si avvicinò alla porta. Si fece spazio e i loro occhi, dopo chissà quando tempo, s'incontrarono di nuovo.

Erano sempre gli stessi occhi azzurri, incastonati in un viso bianco e scarno. Era invecchiato un po' però mantenne quel suo fascino.

<Ciao. Che ci fai qui?> Simone lo fece entrare.

<Ho sentito tuo padre. Mi ha detto che abitavi qui con Manuel e sono passato. Spero di non aver disturbato... se no...> con il pollice indicò l'uscita ma Simo lo prese per la giacca e lo fece entrare: <Ma non scherzare. Entra. Togliti pure le scarpe>.

obbedì e poi seguì Simone in cucina. La casa era bella.

<Tu chi saresti?> Jaco però non gli diede il tempo di muoversi da lì.

<Mimmo> gli allungò la mano per farsela stringere. Il ragazzo lo squadrò restando con le braccia conserte.

<Strano. Così amico che in 'sta casa nun s'è mai sentito parlare de 'sto Mimmo...> Jacopo fu sgarbato senza alcun motivo.

<Jaco smettila! Mio dio, non hai più 13 anni. Ma da Manuel dovevi proprio prendere la parte peggiore te, eh? Martina ti prego, riprenditelo!> Simone lo sgridò anche se ormai non era più un bimbo. Ormai stava per diventare maggiorenne. Comunque, tornò sul divano e fece ripartire il film.

<Porta aperta!> sentenziò quando Simone stava chiudendo quella della cucina. Ma non lo ascoltò e la chiuse lo stesso.

<Scusalo... è nel periodo di ribellione> roteò gli occhi. Lo fece accomodare: <Stavo per prendere un caffè. Ti va?> gli domandò facendo partire la macchinetta.

<Certo> annuì.

<Come mai sei da queste parti?> Simone iniziò a fare domande. Non si vedevano da quell'ultima volta in biblioteca. Non si vedevano da quell'ultima volta in cui Mimmo gli ha detto che avrebbe dovuto cambiare nome, città, identità... erano passati più di 20 anni.

<Sono tornato per salutare il professore. Poi torno a Napoli, finalmente... mi hanno dato il via libera> sorrise e Simone non riuscì a non ricambiare quel gesto.

<Immagino tu sia euforico di poter tornare a casa...> gli allungò la tazzina e poggiò sul tavolo la zuccheriera.

<Lo sono. Non sai quanto> lo assaggiò: <Come ricordavo. Il caffè di Roma non sarà mai come quello di Napoli. Poi te lo faccio assaggiare io il vero caffè una volta> quella frase, alle orecchie di Jacopo, arrivò in modo tagliato quando aprì la porta: <Ho detto porta aperta> ammonì gli adulti.

OS'S COLLECTION SIMUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora