PAPÀ pt2

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Manuel correggeva i compiti dei suoi alunni. Aveva fatto da poco la verifica su Kant ed i risultati erano buoni, come sempre. Certo, i casi disperati c'erano sempre, anche quelli poco interessati alla materia, ma la media della classe era alta quindi non si spaventò.

Dante Balestra era stato un insegnante fantastico e cercò di seguirlo in modo pedissequo all'interno delle mura di scuola, ma ovviamente come uomo al di fuori no. Dopo Simone non c'era stato più nessuno. Non ne sentiva nemmeno il bisogno. Non gli interessava proprio collezionare come in un album di figurine le sue conquiste.

Simone gli era sempre bastato.

Dopo quel loro primo bacio, la sera di Halloween, non si erano più staccati. Avevano iniziato a frequentarsi davvero, come una vera coppia. Si conoscevano già, non ne avevano davvero bisogno, ma Simone non voleva rischiare di incappare in una semplice sbandata alla Manuel. Così il loro avvicinamento emotivo fu, secondo loro, lento... ma entrambi sapevano che non era davvero così. Erano infuocati dal primo sguardo, quando Simone si fece fare quel tatuaggio nel vecchio garage.

Manu si soffermò su un compito per una mezz'ora abbondante perdendosi nei ricordi con Simone e non si accorse nemmeno dello sfilare di Jacopo davanti a lui per dirigersi verso la porta.

<Pa' io esco!> alzò la voce un po' verso di lui, un po' verso Simone, nella stanza accanto.

<E 'ndo vai? Chi ti ha dato il permesso?> Manuel subito alzò lo sguardo e si tolse gli occhiali da vista per metterlo a fuoco vicino alla porta.

<Papà...> alzò gli occhi al cielo in lamentela. Ormai Jaco era cresciuto, non era più un bambino, ma Manuel aveva qualche difficoltà nel vederlo adolescente.

<So' serio. Ti ha dato il permesso Papà?> gli chiese, alzandosi in piedi.

<Sì> continuò a sbuffare. Ormai quel segno distintivo di Simone lo aveva completamente interiorizzato.

<Simo> urlò Manuel per richiamarlo. Spuntò senza maglietta all'ingresso.

<Dimmi> si affacciò. Manuel dovette concentrarsi per non perdersi in quella visione. In quell'attimo gli sembrò una cazzata tutta la questione di Jacopo. Simone era l'unica cosa importante. Ma fu solo un attimo.

<Hai detto tu a Jacopi' che poteva uscire?>

<Si> alzò le spalle, non capendo quel tono minaccio di Manuel.

<Hai studiato pe' la verifica?> si voltò verso loro figlio.

<Sì> rispose in modo cantilenante.

<Allora dimmi il pessimismo cosmico di Leopardi. Se lo sai puoi uscire...> Manu incrociò le braccia al petto.

<Papà dai. Ho 13 anni, tutti i miei amici me stanno aspettando. Fai sempre così!> alzò la voce iniziando a scalpitare davanti alla porta.

<Jaco esci. Manu basta> Simone fece un passo verso il suo compagno, gli sfiorò un braccio come per placarlo. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, aprì la porta e scomparì.

<Perché devi fare il genitore cattivo? Quello è il mio ruolo...> gli sfiorò le guance per farsi guardare e così da costringerlo a distogliere gli occhi dall'uscio chiuso.

<Te lo avevo detto che avrei fatto schifo come genitore. Vorrei che tornasse un bimbo moccoloso, nun me va de vederlo crescere, poi se fidanza, poi se sposa...> si lasciò cadere sul suo petto in un abbraccio.

<La puoi smettere? Ha 13 anni ed è giusto che stia con persone della sua età, dai!> Simone gli sfiorò i capelli per calmarlo: <E poi non fai schifo come genitore. Smettila di dirlo>. Manuel lo diceva spesso nei momenti di sconforto. Manuel aveva paura di essere un cattivo padre, un po' come lo è stato il suo che non c'era nemmeno mai stato.

OS'S COLLECTION SIMUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora