Parte 5 LAURA E adesso cosa faccio?

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Credo che ucciderò Beba, come può avermi fatto una cosa così, senza nemmeno avvertirmi!

Sto prendendo in mano il cellulare per chiamare una delle mie più care amiche per dirgliene quattro, quando ecco arrivare un altro messaggio di Marco.

Stupendo !

Adesso mi ha anche dato il suo numero di telefono, dal momento che non voglio vederlo, mi chiede almeno di restare in contatto e sentirci per telefono, e ora mi passa la palla della decisione, di bene in meglio. Vorrei urlare!

Come se non bastasse, ho una montagna di lavoro da finire, merda!

Guardo l'ora. Accidenti! è quasi l'una, devo uscire, ho appuntamento in centro per pranzo da PerSe, uno dei ristoranti più esclusivi di New York, vicino a Central Park, con Fabrizio.

Oggi ha un incontro di lavoro e mi ha chiesto una mano con gli Harrison, in una sorta di supporto per la moglie del suo cliente, dato che la trattativa sarà abbastanza lunga, io mi dovrò occupare di fare pubbliche relazioni, in modo che lui abbia campo libero per convincerlo a firmare un contratto da dieci milioni di dollari, per la costruzione di un blocco di cinque ville in una nuova urbanizzazione negli Hamptons.

Corro a prepararmi, lasciando a metà il lavoro, senza contare il tarlo che mi gira in testa su cosa fare con il numero di Marco.

Mi sento come Macbeth, lui "essere o non essere", io invece "chiamare o non chiamare". Argh!

Esco dall'ascensore come se fossi un diavolo della Tasmania, Arthur , il nostro portiere, mi vede arrivare, e prima ancora di salutarmi ha già fischiato per fermare un taxi, mi saluta come sempre con un sorriso tenendomi aperto il portone.

- Buongiorno Mrs Hughes, le ho già fermato un taxi. -

- Buongiorno Arthur, non so come farei se non ci fossi tu, sei un angelo, grazie. - gli dico salendo in auto.

- Al 10 di Columbus Circle per favore, al PerSe . - dico al tassista.

Venti minuti dopo, scendo dal taxi e trovo mio marito che mi aspetta all'entrata del ristorante.

- Su di te posso sempre contare tesoro, sei puntuale come un orologio svizzero, a volte mi chiedo come fai, con il traffico che c'è a New York a calcolare così bene. -

- La mia è una dote naturale cherie, puntuali si nasce. - gli dico, dandogli un bacio sulla guancia.

- Mi pare di capire che Mr e Mrs Harrison invece ancora non sono arrivati. -

- No infatti, ma noi entriamo, ci raggiungeranno al tavolo. - mi risponde facendo strada all'interno del PerSe, adoro questo ristorante, per avere un tavolo bisogna prenotare con almeno due settimane di anticipo, ma Fabrizio ha un tavolo praticamente sempre riservato, suo padre prima di ritirarsi dagli affari, aveva l'abitudine di concludere qui la maggior parte delle trattative di lavoro, e quando Fabrizio gli è subentrato, ha mantenuto quella abitudine.

Ci sediamo e ordiniamo un drink, per me un Merlot, mentre lui chiede un Sauvignon Blanc della Daou Vineyard della California, parliamo del più e del meno in attesa che arrivino i clienti, il cameriere ci porta da bere, e appena prendo il primo sorso di vino, quasi mi soffoco, il mio sguardo va verso l'ingresso e invece di vedere gli Harrison, vedo entrare Marco in compagnia di altri due uomini, tutti elegantissimi nei loro completi su misura, sicuramente per una riunione di lavoro, i suoi occhi incontrano i miei, mi riconosce subito anche se sono passati vent'anni. Sul suo volto si apre un sorriso, poi spostando lo sguardo su Fabrizio, gli muore sulle labbra, mi fa un cenno col capo, e prosegue verso il tavolo che gli sta indicando il cameriere.

- Stai bene? - mi chiede Fabrizio preoccupato.

- Sì, ho solo respirato prima di aver finito di deglutire, e mi è andato di traverso il vino, niente di cui preoccuparsi. - gli dico tossendo e cercando di sorridere come se nulla fosse.

Marco è ancora più bello che nelle foto su fb, ora è un uomo, non più il ragazzo di cui mi sono innamorata da adolescente, è uno strafigo da paura, anche con un abito elegante, si vede il fisico pazzesco che c'è sotto, di sicuro è stato fatto su misura, sulle spalle la giacca gli cade a pennello, il ciuffo ribelle di un tempo che gli finiva negli occhi, adesso è pettinato all'indietro e rende il suo volto ancora più intenso, quel sorriso aperto che mi ha rivolto gli da l'aspetto di un seduttore, quanti ricordi ha risvegliato nella mia memoria; per fortuna stanno entrando gli Harrison, meno male, così il turbine di ricordi, sensazioni ed emozioni che si stava impossessando di me, viene fulmineamente fermato.

Ho un lavoro da fare e cercherò di farlo al meglio.

Peccato che il tavolo dove il cameriere ha portato Marco e i suoi ospiti sia proprio nel mio campo visivo, e mantenere la concentrazione sarà davvero un'impresa titanica.

Harriet è una signora di circa sessant'anni davvero gentile, molto elegante,e al tempo stesso moderna e brillante, una mente acutissima la sua e uno sguardo da falco, non le è sfuggito che ogni tanto i miei occhi finivano al tavolo di Marco, ma non ha detto nulla.

Non so per quale motivo, ma mi ispira fiducia, tra noi si è stabilita una sorta di complicità che solo tra due donne può nascere, non è servito niente altro che uno sguardo e ci siamo capite, forse anche lei nel suo trascorso giovanile ha avuto un amore mai dimenticato, chissà.

- Mia cara, se mi vuole scusare, devo andare un momento a rinfrescarmi. - mi dice alzandosi - Forse converrebbe anche a lei venire a rinfrescarsi, tanto i signori uomini , impegnati come sono nei loro discorsi, non si accorgeranno della nostra assenza. - aggiunge sorridendo e facendo l'occhiolino, forse mi sono immaginata che l'abbia fatto, eppure giurerei di si, annuisco con la testa e mi alzo anche io.

Lei fa strada verso i bagni, e decide di passare proprio accanto al tavolo di Marco, l'avrà fatto apposta? Scommetto di sì.

Lui non mi leva gli occhi di dosso, mentre mi avvicino.

O.Mio.Dio !

Quegli occhi, blu come il mare profondo, dove un tempo mi perdevo per ore, mi fanno cedere le ginocchia.

Adesso è senza giacca, sta parlando con gli altri due uomini, le maniche arrotolate lasciano scoperti gli avambracci abbronzati e muscolosi, vedo un tatuaggio che spunta dalla camicia, è una data 11 febb.. ma il resto non si legge, è la data del suo compleanno, strano che se la sia tatuata.

Gli passo accanto, sento il suo sguardo su ogni centimetro del mio corpo, e di colpo rabbrividisco.

Entro in bagno, sono tutta accaldata, mi guardo nello specchio, le mie guance sono rosse , Harriet mi guarda con un sorriso sornione.

- Mi sembra che quel giovanotto le faccia un certo effetto, ma anche lei a lui, sembrava volesse spogliarla con gli occhi. -

- Harriet, è complicato, e ci vorrebbe ben più di una scappata in bagno per poterglielo spiegare, le dico solo che lo conobbi quando ero una ragazzina, e che sono passati vent'anni dall'ultima volta che l'ho visto. -

- Ma mi pare che non lo abbia dimenticato. - dice con un sorriso complice.

- No, infatti . - rispondo

- Mia cara, non si deve minimamente preoccupare, le mie labbra sono sigillate, non sono affari miei, e poi tutti abbiamo dei segreti sepolti nel passato. Forza, torniamo di là, prima che mandino la Guardia Nazionale a cercarci. -

- Grazie Harriet, gliene sono davvero riconoscente. -

- Ragazza mia, anche io sono stata giovane sa? E non mi sono dimenticata certe cose, o come ci si sente scombussolate a vedere un vecchio amore. -

- Ma io non ho detto che sia un vecchio amore. -

- Non ne aveva bisogno, l'ho capito da sola. - e questa volta sono certa che mi ha fatto l'occhiolino, non me lo sono immaginato.

Tornando in sala Harriet passa di nuovo vicino a Marco, e io di nuovo mi sento turbata, i suoi occhi mi penetrano sotto pelle, e provo di nuovo una sensazione di brividi ovunque.

ANOTHER CHANCE FOR LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora