Parte 3 MARCO Happy birthday

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Sono appena salito sull'Uber che avevo fatto prenotare dal portiere del mio palazzo ieri sera, non mi piace guidare per New York, preferisco usare i taxi o come oggi un Uber, devo essere in ufficio tra un'ora per una riunione importante con un nuovo cliente, chiudo gli occhi e appoggio la testa allo schienale, cerco di far mente locale su quello che voglio dire durante la riunione per presentare il progetto in modo chiaro, professionale, ma allo stesso tempo facile da intendere per un non addetto ai lavori, il cellulare che ho nella tasca interna della giacca comincia a vibrare, è in arrivo una chiamata, guardo chi è, e scopro che è la mia cucciola, Micol, mia figlia.

- Ciao cucciola, che bello sentire la tua voce. - le dico

- Ciao papi, auguri auguri auguri, buon compleanno! Mi manchi tanto, quando torni? -

-Amore mio, anche tu mi manchi tantissimo, ho ancora del lavoro da fare qui, e ci vorrà del tempo prima che possa rientrare, ma perché non sfrutti i giorni della settimana bianca che organizza la scuola per venire a passarli qui con me? Certo, sempre se ti va di stare un po' con un vecchietto invece che con i tuoi amici a sciare. Sono sicuro che alla mamma non dispiacerebbe. -

-Dici davvero? Posso venire lì per una settimana, o magari anche due? E può venire anche Stefi? Dai papi, di di sì ! Ti prego, ti prego ti prego!!! -

Come faccio a dire di no a mia figlia, per lei sarei disposto a buttarmi nel East River dal ponte di Brooklyn in pieno inverno.

- Se i genitori di Stefi sono d'accordo non ho niente in contrario a che venga con te. -

- Grazie papi, sei il migliore! Ti voglio bene. Adesso ti lascio, devo andare agli allenamenti di nuoto. Baci baci. -

- Va bene cucciola, ti voglio bene anch'io, ci sentiamo domani. -

Micol è la cosa migliore che mi sia capitata, peccato che il mio matrimonio con sua madre sia ormai alla frutta; per non farla soffrire continuiamo questa farsa, ma ormai tra noi c'è solo affetto fraterno, almeno da parte mia.

Fabiola era una vera bellezza quando la conobbi, aveva da poco compiuto vent'anni, alta, occhi color del miele, una cascata di riccioli castani, e un corpo spettacolare da atleta. Faceva gare di pattinaggio artistico su ghiaccio, poi a causa di un infortunio si ritirò , rimanendo nel mondo del pattinaggio come allenatrice, mi piaceva molto, cominciammo a uscire, e dopo un po' le cose diventarono serie. Non so se sono davvero mai stato innamorato di lei, quello di cui sono certo è che stavamo bene insieme, ci sostenevamo a vicenda nei momenti difficili, il sesso era fantastico, ma mancava sempre qualcosa, così quando mi disse che era incinta, pensai che forse era quello il tassello che mancava.

Stavamo assieme da un po' più di quattro anni, e sapevo che lei avrebbe voluto sposarsi, ma io tentennavo, non ero sicuro, per cui quando mi disse che saremmo diventati genitori credetti che quello era ciò che serviva al nostro rapporto.

Ovviamente dopo aver dato la notizia alle rispettive famiglie, fummo praticamente obbligati a sposarci.

Il giorno in cui Micol venne al mondo, appena la strinsi tra le mie braccia, seppi di essere perduto. Quel corpicino così piccolo mi aveva rubato il cuore e l'anima, lei era diventata tutto, il mio mondo.

E tutto andò bene, almeno per un po'.

Sembravamo la famiglia felice del Mulino bianco, ma in me c'era sempre un'inquietudine alla quale non sapevo dare una forma o un nome.

Cominciai ad andare sempre più spesso in barca a vela, nei momenti liberi, e durante i periodi che non potevo uscire in mare andavo a giocare a tennis, Micol cresceva e la portavo in barca con me, ma tra me e Fabiola si era già creato un divario formato da silenzi, rancori e ripicche, che ci rinchiudevano in due bolle ben separate anche se unite. Micol era il nostro collante, ma sarebbe bastato per far andare avanti quel matrimonio? Definitivamente no.

Andammo anche da un terapeuta per coppie, ma Fabiola addossava a me tutta la colpa, e forse aveva ragione, diceva che le avevo rovinato la vita, che non l'avevo mai amata davvero, e che per il bene di nostra figlia avremmo dovuto continuare a essere una famiglia, ma che tra noi tutto era finito.

Così io e mio fratello decidemmo che era giunto il momento di espandere l'azienda e portarla a un livello superiore, vendere i nostri servizi negli Stati Uniti.

Ed eccomi qui, il giorno del mio 42 esimo compleanno seduto in un'auto verso il mio ufficio a Manhattan.

Ogni anno in questo giorno ricordo l'ultimo compleanno che trascorsi con Laura, e oggi non è diverso, penso a lei come sempre in questa giornata.

Quell'anno il mio compleanno cadeva di sabato, lei andava ancora al liceo, ma era una splendida giovane donna di diciassette anni ed io ero preso da lei e completamente perso in quei suoi enormi occhi verdi come un prato irlandese in primavera. Non so come ci riuscì, ma grazie anche alla complicità di Roby, mio fratello, mi fece una festa a sorpresa che ancora oggi non riesco a dimenticare.

Tutti i miei amici erano lì, aveva riservato un separè composto da diversi tavolini e divanetti nel Diva, la discoteca dove ci conoscemmo, aveva addobbato la zona per l'occasione con palloncini e uno striscione con la scritta happy birthday, e una torta di compleanno gigante arrivò quando improvvisamente la discoteca rimase al buio per un minuto. Quella sera, dopo la festa, fu la prima volta che facemmo l'amore, e fu anche la sua prima volta, prima che tutto cambiasse, che la sua vita fosse stravolta e io mi comportassi da perfetto imbecille rovinando tutto.

L'Uber accosta al marciapiede davanti al portone dove si trova il mio ufficio, l'autista mi riscuote dai miei pensieri dicendomi

-Sono 25 dollari e 90. -

Pagandolo gli dico - Grazie George,può tornare a prendermi alle cinque per favore? buona giornata. - e scendo per entrare rapidamente nel palazzo dove un solerte portiere mi apre la porta.

- Buongiorno Emily - dico entrando in ufficio alla mia assistente personale - Il signor Hunter è già arrivato? -

- Buongiorno capo, no il signor Hunter non è ancora arrivato, ha chiamato la sua segretaria avvisando che sarà un po' in ritardo perché c'è stato un incidente e hanno chiuso la NY-495, per cui l'autista ha dovuto tornare indietro e prendere per George Washington Bridge, allungando la strada, sarà qui tra mezz'ora circa . -

- Va bene, così ho tempo per un caffè e per riepilogare la riunione. -

- Le porto subito il suo espresso allora. -

- Grazie Emily, non so come farei se non ci fossi tu -

- Se non ci fossi io ci sarebbe un'altra, ma grazie per il complimento capo. - dice ridendo

Sto sorseggiando il mio perfetto espresso, fatto con una macchina da caffè professionale importata direttamente dall'Italia, dando gli ultimi ritocchi alla presentazione, ma sono distratto.

Laura. C'è sempre lei che mi gira nella testa, specialmente in questo giorno dell'anno, per la verità ultimamente, la penso molto più spesso del solito. Sono stato un vero coglione, e più il tempo passava meno avevo il coraggio di cercarla e chiederle scusa, ma cazzo adesso sono un uomo di 42 anni ed è venuto il momento che che faccia crescere anche la mia età emotiva fino a raggiungere quella anagrafica.

Devo prendere il toro per le corna, so che vive a New York, e so che ha un profilo Fb, sono in contatto con Benedetta da anni e tutto quello che so di Laura, me lo ha raccontato lei, che è una delle sue più care amiche. Dopo la nostra rottura, anche se mi ha dato del coglione, ha continuato a parlarmi, non come le altre che per solidarietà non mi hanno più rivolto la parola.

Devo farmi perdonare, chiederle scusa, strisciare se serve. E se mi concederà il suo perdono, se me lo permetterà, spero di poterla incontrare di persona.

Ho bisogno di rivederla.

ANOTHER CHANCE FOR LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora