Capitolo 4

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Aris

Rimango immobile, senza osare muovere un muscolo.

No, ti prego. Qualsiasi cosa, ma questo no.

Avverto le lacrime cominciare a premere ai lati dei miei occhi, ma sbatto le palpebre nel tentativo di tenerle sotto controllo.

Lui, senza cambiare espressione, fa un passo in avanti.

-Veloce- il suo tono è inflessibile, quasi impersonale.

Abbasso lo sguardo.

Il mio istinto di sopravvivenza mi impedisce di muovermi, sarebbe come consegnarmi al carnefice senza opporre resistenza, da preda inerme.

-Devo farlo fare alle guardie, mh?- mi minaccia lui, inarcando le sopracciglia con tono canzonatorio.

Scuoto rapidamente la testa, mentre la stretta allo stomaco aumenta sempre di più.

Tormento con le mani i lembi ormai consumati dell'abito, esitando e cercando di tenere a bada la paura.

Lo guardo negli occhi per poi abbassare subito il volto, scottata dalle sue iridi cineree, ardenti di qualcosa che non riesco a definire con precisione. Leggo in esse la mia condanna a morte, e ciò mi provoca un brivido in tutto il corpo.

Mi sfilo lentamente l'abito, rabbrividendo dal freddo. Indosso ancora la sottotunica di lino, che non mi protegge però dall'esterno.

Il conte squadra la sagoma del mio corpo, intuibile dalle trasparenze del lino, con fare annoiato.

-Vieni avanti- mi ordina, mentre estrae dalla cintura un pugnale.

Mi irrigidisco ancora di più, facendo un passo indietro. Lui, invece, rimane impassibile, avanzando con calma verso di me.

-Non mi pare di averti detto che puoi muoverti- sussurra, bloccandomi un braccio con la mano sinistra e mettendosi dietro di me.

Tiene le labbra a pochi millimetri dal mio orecchio, sento ogni suo respiro controllato sulla mia pelle.

Rabbrividisco, mentre poggia la lama gelida del pugnale sul tessuto sottile, esattamente a metà della schiena.

Lo squarcia con un gesto deciso, strappandomi un urlo di sorpresa.

Ansimo, divincolandomi istintivamente, ma mi cinge i fianchi con un braccio tenendomi vicina a sé.

-Stai ferma, strega- mi ammonisce, mentre sistema il pugnale nel fodero e finisce di strappare l'abito con le mani.

La stoffa si affloscia a terra, insieme alle prime lacrime che sfuggono al mio controllo.

Tremo, mordendomi le labbra, e aspetto. Ormai non ho più la possibilità di scappare.

Lui, però, non mi tocca. Si china e raccoglie gli stracci del mio abito da terra, passandomi poi davanti senza nemmeno guardarmi.

-Ti avviso, strega- dice, mentre butta alcuni pezzi di lino nel fuoco -se fosse per me, saresti già a bruciare nell'inferno che tanto veneri. Ma sappilo, arriverai a desiderare di essere già stata arsa.

Fremo, crollando a terra con un tremito, mentre le mie spalle vengono scosse da un singhiozzo che non riesco a soffocare.

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