Capitolo 14

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Aris

Osservo Finn uscire dalla sala in silenzio e la tensione che stava pian piano riempiendo l'ambiente si scioglie improvvisamente.

Carlo sorride, terminando di mangiare con calma senza più parlarmi.

Dal mio canto, non provo nemmeno ad iniziare una conversazione.
So qual è il mio posto, nonostante tutto.

-Partirò verso sera- annuncia però lui, dopo un silenzio che pare interminabile.

Non mi guarda neanche, pulendosi la barba corta dai residui del pasto e svuotando l'ennesimo calice di vino.

Non ribatto. Il terrore mi avvolge le membra, immobilizzandomi sulla sedia.

Questa sera, Finn mi ucciderà.

-Parlami, figlia- prosegue l'uomo, ignorando i pensieri che mi tormentano -tua madre ti ha mai parlato di me?

Annuisco piano, sorridendo istintivamente.

-Sì, la mamma ci parlava spesso di nostro padre... insomma, di voi, di quanto foste bello e fiero, e diceva che... diceva che era sicura che sareste stato orgoglioso di noi e di come stavamo crescendo- la mia voce si affievolisce parola per parola, mentre la realtà dei fatti mi appare sempre più chiara.

L'imperatore è sposato da anni con Bianca Valois, figlia di Carlo di Valois, conte d'Angiò, di Valois e del Maine, oltre che imperatore consorte dell'Impero Romano d'Oriente e re titolare d'Aragona. Un alleato imperdibile, sommando i vari titoli.

Suppongo che mia madre sia stata un'amante fissa di Carlo, a giudicare dalla differenza d'età fra me e mia sorella, che mi supera di ben quattro anni, eppure è rimasta nascosta. Certamente. Il matrimonio non doveva vacillare, avrebbe comportato una perdita degli equilibri troppo rischiosa.

Eppure lui aveva ripetuto l'errore per ben due volte, concependo non una, ma due figlie illegittime, dalla stessa donna.

Stringo i pugni sotto il tavolo, mentre lui mi guarda con un volto impassibile, senza aggiungere altro.

Non lo capisco. Non mostra nemmeno un briciolo di affetto paterno, ma mi sta salvando la vita, o almeno credo.

Non vuole che io muoia, altrimenti non avrebbe impedito a Finn di uccidermi subito, non appena mi hanno trovata.

Ma perché ora, sedici anni dopo avermi generato, si è ricordato della mia esistenza e ha deciso di prendersi cura di me, salvaguardandomi e assicurandomi l'indennità?

A questo punto, però, poco importa. La minaccia del conte di Norimberga continua a riecheggiarmi in mente, accompagnata dal gelido odio racchiuso nei suoi occhi chiari.

In ogni caso lui mi ucciderà, quindi non ha senso farsi tutte queste domande.

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