Capitolo 53

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Aris

Marvin è uscito dalla mia stanza da quasi un'ora, lasciandomi da sola, e adesso i pensieri non mi lasciano più alcuno scampo.

Mi siedo sul mio letto, guardando le pareti della stanza senza però riuscire a vederle davvero, immergendomi involontariamente nella mia mente; come farò ad agire come se nulla fosse, dopo che ho visto nel suo sguardo un tale desiderio e non me ne sono sottratta?

Che cosa mi direbbe mia sorella, se venisse a saperlo? E mio padre? Mio padre lo sospettava?

Inspiro a fondo, poggiando la testa sul cuscino e tentando di scrollarmi di dosso le miriadi di sensazioni nuove che mi stanno assalendo. Un brivido incontrollato mi attraversa la schiena, mentre ripenso alle sue mani fredde che mi allacciavano il corpetto con gesti lenti ma esperti.

A quanto pare, se la cava piuttosto bene con gli indumenti femminili. Il conte di Norimberga nasconde dunque una vita da donnaiolo?

Mi rendo conto che in questi numerosi giorni di permanenza al Kaiserburg non ho mai riflettuto riguardo a quel lato della sua persona, poiché mai avrei pensato di... esserne coinvolta.

Un'idea mi balena nella mente di colpo: non è per caso sposato?

Strabuzzo gli occhi: certo che lo è... pochi anni fa l'intera cittadina era stata in festa per giorni interi, in occasione delle nozze del suo signore. Come ho potuto dimenticarlo?

Eppure non ho visto una donna al suo fianco, nemmeno durante il pranzo cerimonioso in compagnia dell'imperatore; in un'occasione del genere, certamente sua moglie si sarebbe dovuta presentare. Magari sta male e non può presenziare incontri ufficiali, penso fra me e me.

Ma... quel bacio, quindi?

Il pensiero torna prepotente al centro della mia testa; me ne stavo quasi dimenticando.

Due colpi decisi alla porta mi fanno sobbalzare, distraendomi dal flusso di coscienza che ormai mi aveva avviluppato la mente; mi affretto ad alzarmi dal letto, cercando di rassettare l'abito mentre avanzo verso l'ingresso.

-La Santa Messa inizia fra poco- esordisce la voce profonda di Finn, nel momento stesso in cui spalanca la soglia.

-Oh... certo- farfuglio, abbassando istintivamente lo sguardo e puntandolo a terra.

-Ci sarà padre Adalfuns e probabilmente un suo confratello, ma nessun esterno- continua il conte, senza dar segno di notare il mio imbarazzo.

Annuisco appena. Giusto, non vuole che si sappia di me; la mia presenza deve restare ancora segreta. Aggrotto la fronte, colta da una riflessione improvvisa: sua moglie sa che io sono qui?

Oh, ma perché sto formulando certi pensieri?! Niente della vita sentimentale del conte di Norimberga mi riguarda.

Prendo dall'armadio un velo ricamato, che avevo individuato quando Marvin mi aveva consegnato gli abiti nuovi, e lo drappeggio sulla fronte per coprire la mia chioma vermiglia.

-Vieni, veloce- mi esorta lui con tono impassibile, avviandosi lungo i corridoi senza attendere ulteriormente; lo seguo, non volendo farlo aspettare, e mi sforzo a tenere il suo passo mentre tento di aggiustare al meglio il velo.

-Grazie- sussurro piano, evitando però di guardarlo negli occhi e limitandomi ad osservare la maestosità della fortezza che sto percorrendo.

-Cristo perdonò persino i suoi assassini- è la risposta quasi atona dell'uomo; le sue labbra si increspano in un mezzo sorriso che mi coglie di sorpresa.

Il mio sguardo cade sul suo collo, dove pende un crocifisso lucido, di ferro ben lavorato. L'avevo già visto altre volte, ma non ci avevo mai fatto davvero caso.

Finn si inginocchia non appena entra nella cappella, e così faccio io stessa, piegando le ginocchia e il capo con reverenza.

Mi siedo poi su una panca in fondo, a debita distanza da Finn che invece si posiziona in prima fila, ergendosi con fierezza e, al tempo stesso, con un'umiltà che non avevo mai visto in lui prima d'ora.

Al termine della funzione rimango in ginocchio, a testa china, ma il senso di pace che provo nel cuore è ineguagliabile; da tempo, infatti, non mi sentivo così a casa.

Nonostante la confusione, la paura, l'incertezza e lo stravolgimento della mia vita in questi ultimi giorni, so che c'è sempre un posto dove mi sentirò accolta.

Il legno della panca a cui sono appoggiata scricchiola, mentre Finn si inginocchia accanto a me.

-Mi auguro che tu ti senta meglio- sussurra, poggiando la fronte sulle proprie mani giunte.

-Sì- replico con lo stesso volume, inclinando di poco il volto nella sua direzione -grazie- soggiungo dopo pochi istanti.

-Desideri uscire?- mi chiede, ancora senza guardarmi.

Mi giro del tutto verso di lui, rizzandomi meglio su me stessa.

-In che senso, signore?- gli domando, confusa. Cosa intende? Il suo tono è freddo come al solito, eppure le sue parole tradiscono un'attenzione inaspettata.

-Sei chiusa nella tua stanza da giorni. Immagino tu possa gradire una passeggiata- la sua risposta repentina mi toglie le parole di bocca, dunque rimango in silenzio.

Mi alzo in piedi del tutto, e così fa anche l'uomo, per poi fare un ampio segno della croce.

-Non verrai vista e non metterai a rischio tuo padre, se è questo ciò che ti turba... anche se devo ammettere di avere qualche dubbio a riguardo- la sua voce divertita riecheggia nella piccola chiesa, mentre si volta ed esce.

Lo seguo, come sempre, rimanendo però qualche passo indietro rispetto a lui.

-Marvin!- chiama il conte, facendo un cenno della mano per attirare l'attenzione dello scudiero -portami il mio mantello- gli ordina.

Che cosa sta accadendo?

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