Capitolo 12

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Finn

Esco dalla sala senza attendere altro, dirigendomi verso la cucina per assicurarmi che i preparativi per il pranzo siano stati già ultimati, come da me indicato all'alba di stamattina.

Scendo dunque le scale, addentrandomi nell'interno della fortezza, dove la servitù circola liberamente. Qui al Kaiserburg, ormai, si contano più di una cinquantina di servi, gestiti in maniera funzionale ed efficiente.

L'ordine e l'organizzazione del mio castello è per me una grande fonte di vanto; mi sono fatto rispettare, imponendomi su di loro così come su ogni altro mio suddito, e l'imperatore lo sa bene. Pensa di nasconderlo, ma io ormai lo so. Lui brama di poter essere come me.

I servi che mi incrociano chinano il capo nel vedermi, mostrandomi silenzioso rispetto senza interrompere le loro frenetiche attività.

Arrivo finalmente nelle cucine ed entro spalancando il portone leggero; sorrido nel constatare che tutti, nessuno escluso, smettono subito di parlare, girandosi invece verso di me.

-Tu, tu e tu- indico subito tre servitori, senza preamboli -voi servirete il pranzo- ordino, per poi voltarmi -mi aspetto che le prime portate vengano presentate entro dieci minuti- termino, allontanandomi senza attendere conferme.

Mi blocco sull'uscio, però, girandomi di nuovo.

-Ah, e...- lascio scorrere lo sguardo fra i presenti ancora zitti, alla ricerca di qualcosa che mi colpisse ed attirasse la mia attenzione quando bastava.

Individuo gli occhi spauriti ed intimiditi di una delle serve più giovani, dai lunghi capelli biondo sporco che le ricadono sulle spalle curve, e non posso fare a meno di sorridere divertito.

-Tu- dico, stando impassibile. Lei avvampa, abbassando lo sguardo e strofinandosi le mani sulla stoffa consunta degli abiti, ma non risponde.

Io non aggiungo altro, uscendo definitivamente dalle cucine ed affrettandomi a salire le numerose scale che dividono la parte adibita alla servitù dalla parte abitata del castello, dove mi attendono Carlo e la sua bastarda.

Pensare a lei, al fatto che dovrò prendermene cura per mesi, provoca in me una rabbia fuor di misura. Non è accettabile. Lei è una strega, e come tale deve morire.

Non ho intenzione di farmi andare bene questa sceneggiata ancora per molto; io ho obbedito, ho trovato la figlia di puttana al suo posto, ma con l'intenzione di punirla come merita.

Ed è ciò che farò. Non ammetterò altre opzioni.

Che Carlo approvi o meno, la strega brucerà.

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