Brandt
Lascio passare le mani fra i buchi della grata ferrosa, poggiando poi la testa contro di essa con un mezzo sospiro. Ignoro, come sempre, i versi volgari delle tre guardie addette a sorvegliarmi, e faccio scorrere lo sguardo sulle crepe del pavimento consumato e immondo; nonostante io sia rinchiuso qui da più di una settimana, il tanfo persistente continua a causarmi saltuari conati di vomito.
Il conte von Hallerstein ha decisamente poco a cuore la sorte dei suoi prigionieri, a quanto pare; sembrerebbe quasi che si sia dimenticato di me, lasciandomi qui senza più nemmeno curarsi della mia presenza. Potrebbe essere davvero così?
Non credo, essendo io l'unico rimasto in queste celle lerce; starà facendo in modo di simulare la mia morte misteriosa, immagino. Conosco mio padre abbastanza bene da sapere che non crederà alla prima cialtronata di un bugiardo, sia pur esso autorevole quanto il conte in persona. Confido che mi troverà, presto o tardi... sempre se rimarrà in vita ancora a lungo.
Sputo per terra con disgusto e sdegno. Io, Brandt von Heroldsberg, figlio primogenito del consigliere Bartholomäus von Heroldsberg, membro di una delle più nobili famiglie di Norimberga, sono rinchiuso in una cella come il più infame dei ladri soltanto per aver risposto alla richiesta di aiuto di una giovane donna. Come posso meritarmi un tale trattamento?
In questi lunghi giorni, ho accettato il fatto che le mie domande non possano avere una risposta; non so chi è lei, non so perché è rinchiusa, non so perché sono imprigionato qui.
Ho commesso un reato così grave? Ho forse affrontato un potere più grande? Certo, il conte von Hallerstein ha sempre avuto i suoi segreti, su cui il consiglio ha chiuso l'uno e l'altro occhio con benevolenza, forse per sentire la propria coscienza pulita e intatta; la fanciulla dai capelli rossi fa parte di uno di questi misteri?
Ricordo ancora la paura nei suoi grandi occhi color nocciola, che mi scrutavano timorosi. Quando è entrato lui, però, il terrore vero e proprio ha preso il sopravvento in essi, portandola addirittura a tremare.
Cosa le ha fatto quel verme?
-Eccomi- una voce ormai familiare mi fa sollevare il volto; un mezzo sorriso appare sulle mie labbra, quando scorgo la sagoma di Marvin avvicinarsi reggendo il solito vassoio.
Lo vedo scoccare qualche occhiata preoccupata verso le guardie, le quali in compenso nemmeno lo guardano, ormai abituate alla sua presenza; lui, in ogni caso, non distoglie lo sguardo da loro. Ha paura e non riesce a nasconderlo.
Trattengo a stento una risata, scuotendo la testa. Le mie porzioni sono sempre più abbondanti, rispetto ai primi giorni. Teme di essere scoperto, il ragazzino.
Egli aggrotta la fronte, mentre si avvicina alla mia cella e nota la mia espressione divertita, poco coerente con la mia condizione attuale.
-Alla buon'ora- lo rimbecco, staccandomi dalla grata ed indietreggiando per dargli modo di aprire.
-C'è stata... confusione, sopra- si scusa lui, chinando il capo e affrettandosi a sbloccare la serratura. Noto il rossore che gli invade le guance, generato dall'imbarazzo, e ridacchio.
-Che genere di confusione?- indago però, incrociando le braccia; Marvin è la mia unica fonte di informazioni riguardo a ciò che succede fuori da qui, ma non è uno che si sbottona particolarmente. Ancora non ha voluto compromettersi e svelarmi cos'è che sta veramente accadendo nel Kaiserburg.
Come previsto, scrolla le spalle, passandomi intanto il vassoio.
-Ecco a te- dice, ignorando la mia domanda.
Sbuffo appena, accettando però il cibo e sedendomi a terra.
-Quanto tempo ancora dovrò passare qui?- insisto, fra un boccone e l'altro.
-Non lo so- risponde Marvin, laconico. Oggi è pensieroso e continua a rivolgere sguardi verso le scale, come se temesse l'apparizione di qualcuno da un momento all'altro.
-Ti vedo particolarmente informato, per essere lo scudiero del signore di Norimberga- lo provoco irritato, riservandogli un'occhiata delusa.
-Dovresti ringraziarmi per quello che sto già facendo per te, invece di pretendere cose che sai che non posso fare- replica lui, freddamente, uscendo dalla mia cella con passi svelti e chiudendo la grata dietro di sé con un movimento secco.
Inspiro, rimanendo in silenzio per qualche istante, ma prima che il ragazzo poggi piede sul primo scalino mi decido e lo richiamo:
-Aspetta.
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Bewitched
Historical FictionNorimberga, 1352. Aris, una giovane fanciulla cresciuta fra i campi bavari, viene cacciata dal convento dove stava per prendere gli ordini con un'accusa bruciante: stregoneria. Costretta dunque alla fuga, non riuscirà a scappare a lungo dai frati do...