Capitolo 59

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Finn

Mentre le mie gambe si dirigono autonomamente verso la fortezza, ripercorrendo all'indietro la strada appena compiuta, il sangue sembra pulsarmi nelle vene con forza, minacciando di farmi scoppiare da un istante all'altro.

Inspiro a fondo, obbligandomi a mantenere il controllo, ma la consapevolezza della sua presenza appena dietro di me mi mette alla prova.

Allungo il braccio, afferrandole il polso sottile con la mano destra e tenendola accanto a me; non provo nemmeno a giustificare un tale gesto, limitandomi a deglutire in silenzio.

Ogni volta che sbatto le palpebre riemerge nella mia testa l'immagine delle sue labbra morbide e del suo petto che si alzava e si abbassava di fretta, agitato, rincorso nel suo ritmo frenetico dai miei baci.

La voglio.

Ammetterlo a me stesso è spiazzante, cerco di evitare il pensiero, rimandando a più tardi la consapevolezza. Carlo non mi perdonerebbe mai... ma non verrà mai a saperlo.

Accelero il passo man mano che ci avviciniamo al Kaiserburg, senza però correre; sento i suoi respiri affannati appena dietro di me, mentre tenta di mantenere il mio passo, e la mia stretta su di lei si rafforza.

Se solo ora non fossimo arrivati fra le case abitate, mi volterei e la bacerei ancora, ma devo attendere. Ancora qualche miglia.

Sarà mia.

Un brivido mi percorre la schiena, mentre mi concedo di scoccarle una breve occhiata; si è sistemata di nuovo il mio mantello sulla testa, coprendo i ricci ramati così riconoscibili, ma nonostante questo riesco ad intravedere la sagoma elegante del suo profilo, il suo naso dalla curva delicata e le sue labbra piene.

Non ho mai visto sua madre, ma forse posso capire perché Carlo avesse ceduto ai propri impulsi con lei. Da settimane Aris mi tenta con la sua aria innocente, il suo rossore genuino e quella scintilla di cocciuta determinazione negli occhi.

Per non parlare del suo corpo; le mie membra si irrigidiscono al solo ricordo. Dio, temo non ci sia modo di dimenticarlo. L'ho spogliata con le mie stesse mani, mettendo in mostra la sua pelle candida e le sue forme pronte a sbocciare.

Devo averla.

Dopo essermi presentato a gran voce, attendo che il portone secondario venga aperto dalla sentinella di turno. Devo rimanere lucido; continuo ad ignorare la tensione del mio corpo bisognoso, addentrandomi all'interno della fortezza con passi veloci.

-Signore...- la sua voce delicata si intromette d'improvviso nelle mie fantasie, facendomi voltare appena nella sua direzione.

-Dimmi- la esorto, senza però fermarmi e cominciando a percorrere la scalinata che porta alla mia camera.

-Dove... Cosa...?- sussurra, con incertezza.

Punto lo sguardo sul suo volto. Ha capito, è chiaro, ma è spaventata.

Lascio la presa sul suo polso e le abbasso il mantello, facendo ricadere il cappuccio scuro sulle sue spalle.

Ha il collo arrossato dai miei morsi.

Riporto gli occhi nei suoi, senza parlare, e leggo in essi una lenta resa. Quando appoggio una mano sul suo fianco e una sotto il suo mento non si ritrae, sollevando le mani con evidente timidezza e intrecciandole dietro il mio collo.

Un brivido ci attraversa entrambi, facendomi sussultare.

Stiamo bruciando insieme nel peccato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 11 hours ago ⏰

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