Capitolo 41

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Aris

Mi siedo sul letto, guardando il soffitto e domandandomi che parte del giorno sia.

La mancanza di una finestra genera in me un disorientamento fastidioso, che mi rende impotente.

Sono sveglia da ore, ma nessuno è ancora venuto a portarmi cibo o a farmi uscire.

Magari Finn vuole lasciarmi qui per sempre, murandomi viva.

Una mezza risata scappa dalle mie labbra, al pensiero. Sarebbe uno scherzo crudele, di cui lo ritengo incapace, nonostante il suo comportamento.

L'ultimo giorno l'ho visto provato, quasi fragile; non ritengo affatto che volesse uccidermi, non in quel momento.

Un improvviso bussare alla porta mi fa sussultare, riscuotendomi dai miei pensieri. Mi alzo in piedi, sistemando come possibile gli abiti per rendermi quanto meno presentabile.

-Avanti- rispondo ad alta voce, appena finisco; raddrizzo la schiena, cercando di darmi un'aria più regale.

Le mie spalle, però, si abbassano lievemente, quando al posto di Finn entra lo scudiero.

-Spero di non avervi disturbato- si scusa lui, entrando nella stanza con esitazione.

-Non dovete temermi, non vi lancerò nessuna maledizione- scherzo, avanzando nella sua direzione.

Il giovane scuote la testa, tentando di nascondere un sorriso timido che gli illumina il viso.

-Non penso che lo farete, madonna- risponde, mentre allunga un braccio verso di me.

Solo in quel momento faccio caso agli abiti che teneva appoggiati su di esso, in modo da non farli piegare.

Così, il conte mi vuole tenere in vita facendomi nutrire di stoffe preziose?

-Grazie- rispondo, con tono più secco del previsto.

Vedo lo scudiero aggrottare la fronte.

-Non sono di vostro gradimento?- mi chiede, preoccupato.

Mi affretto a scuotere la testa, mordendomi il labbro inferiore quasi come se volessi rimangiarmi la precedente risposta scortese.

-No, affatto, li trovo bellissimi. Non ce n'era bisogno, tutto qua- replico piano.

-Prendetelo come un segnale positivo, evidentemente il conte non ha intenzione di trattarvi male- ribatte il ragazzo, con voce più bassa.

-Ho smesso da tempo di cercare di interpretare i suoi gesti- sbuffo appena, tentando però di non compromettermi troppo.

Questo giovane è lo scudiero di Finn, dunque sono piuttosto legati; non devo lasciarmi sfuggire niente di più di quello che ci si aspetta da me.

-Confidate in lui. È un uomo duro, ma vuole solo proteggere la sua gente. Tiene molto a voi, ve lo assicuro, anche se lo nega persino a sé stesso- le sue parole mi stupiscono, cogliendomi di sorpresa.

-Non penso proprio che il conte mi riservi un trattamento affettuoso o premuroso, che possa farmi intuire una certa apprensione nei miei confronti- ribatto, incrociando le braccia.

Il ragazzo inclina il capo, quasi divertito, e lascia vagare lo sguardo nella ricca stanza in cui mi trovo, scoccando poi un'occhiata finale agli abiti nuovi.

Nell'accorgermene avvampo, senza poter controbattere, e abbasso appena lo sguardo.

-Desiderate qualcos'altro, madonna? Se avete fame, andrò alle cucine e vi farò avere qualcosa da mangiare- lui cambia argomento, portando le mani dietro la sua schiena.

-Gradirei molto se lo faceste, grazie- rispondo con un sorriso, sollevando il volto.

-Ottimo- il ragazzo china il capo -allora mi congedo- dice, per poi uscire dalla stanza e chiudere la porta dietro di sé.

Sento il rumore della chiave che gira nella toppa, dunque non provo nemmeno a scappare. Mi limito ad osservare gli abiti nuovi, sfiorandoli con delicatezza per non rischiare di rovinarli e sistemandoli poi nei mobili di legno lavorato.

Ho appena finito, quando la porta si apre di nuovo.

-Madonna, potrebbe cortesemente...- mi chiede con imbarazzo lo scudiero, tenendo aperta la porta con una gamba e sorreggendo un vassoio pieno di cibo con le braccia.

-Certo- dico subito, avanzando e prendendo il vassoio senza farmelo ripetere.

Lui mi ringrazia con lo sguardo, sospirando di sollievo, e si affretta a riprendere la chiave che aveva lasciato nella serratura.

Stringo appena le labbra, ma non commento.

-Come vi chiamate?- gli chiedo di getto, curiosa.

Il ragazzo, sul punto di uscire, mi guarda stupito, come se non si aspettasse la mia domanda.

-Io sono Marvin- mi risponde, con un sorriso.

-Fermatevi qui, Marvin. Se rimanessi da sola per qualche altra ora temo che potrei impazzire- non rifletto più di tanto sulla mia richiesta, so solo di aver bisogno di compagnia.

-Madonna, non penso che...- il ragazzo esita, indeciso.

-Vi prego- insisto, guardandolo negli occhi.

-Va bene...- accetta, chiudendo la porta alle sue spalle -ma non troppo tempo, non vorrei che il conte si arrabbi.

-Grazie- il sorriso che mi compare sulle labbra, stavolta, è genuino.

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