Capitolo 17

128 13 12
                                    

Finn

Serro con tre giri di chiave la porta dell'unico ambiente sopraelevato della torre, scendendo poi le scale a chiocciola che collegano quell'ultimo piano al livello terreno, quaranta metri più in basso.

Chiudo anche il portone della torre stessa, agganciando poi le due diverse chiavi alla mia cintura. Sbuffo appena, scuotendo la testa e avviandomi nuovamente verso il castello.

La torre, chiamata Sinwell, costruita quasi un secolo fa, funge da torrione e punto di osservazione per il Kaiserburg, ma ha anche la seconda funzione di magazzino e ripostiglio per ogni genere di ingombro, come in questo caso la ragazzina.

Carlo non potrà dirmi nulla, nemmeno se lo venisse a sapere: mi ha chiesto di prendermi cura di lei ed io lo sto facendo. Le ho assegnato un alloggio spazioso e sicuro con addirittura un giaciglio per dormire, ma al tempo stesso isolato e dal quale non le sarà possibile fuggire.

Il suo stupido, ingenuo tentativo di scappare era prevedibile, non mi ha stupito per niente. Sarei rimasto più colpito se non ci avesse provato, dunque non sono nemmeno arrabbiato, bensì solo scocciato. Farla fuori sarebbe stato estremamente più rapido e comodo.

Ma non è il momento giusto per ucciderla, non ancora. Devo aspettare che il padre cominci a dimenticarsene, come è solito fare con tutto ciò che non gli sta davvero a cuore.

D'altronde non si è mai curato di lei, limitandosi a mandare alla madre il minimo indispensabile per condurre una vita che non fosse di stenti e, dopo la sua morte, nemmeno quello.

Mi fa ribrezzo questo suo tentativo di espiare le sue colpe solo ora che ne vede gli effetti. Ha generato una strega, una figlia di Lucifero, solo perché non era riuscito a controllarsi e aveva perso la testa per una donna di strada, uguale a molte altre. Aris è stata la sua punizione, mandatagli dal Signore. Ora pensa di potersi far perdonare di fronte a Cristo adempiendo ai suoi doveri paterni, pur sempre di nascosto e nell'ombra. Tutto ciò, infatti, avvenne e sta tutt'ora avvenendo senza che Bianca di Valois ne sappia nulla.

Non appena entro nel castello, il mio scudiero mi viene incontro frettolosamente, chinando il capo per poi parlarmi.

-Conte, ha visite. Il consigliere Gerhardt Wittelsbach la attende nella sala centrale. Vuole che la accompagni?

Io annuisco, facendo schioccare la lingua contro il palato mentre rifletto sul da farsi. Avrei dovuto immaginare che sarebbe successo.

-Prima va' a prendere la sacca che trovi nel corridoio principale delle segrete. Io mi avvio, raggiungimi lì- gli ordino, dirigendomi poi verso la sala.

Una volta entrato, saluto con un breve cenno del capo il membro del consiglio, invitandolo ad accomodarsi.

-Conte- lui ricambia il mio cenno, rimanendo impassibile -ho saputo dell'arrivo a Norimberga di Sua Altezza Imperiale, Carlo IV.

-Sì, è stato qui per qualche ora, ma è partito poche ore fa, prima che calasse il sole- spiego brevemente, sedendomi sul mio scranno ed osservandolo con attenzione -invece, cosa vi porta qui ad un'ora così tarda?- indago, sollevando le sopracciglia.

Gerhardt non batte ciglio, incrociando le braccia. La testa ormai calva riflette la luce emanata dal fuoco ancora acceso, che disegna macchie rossastre sul suo volto.

-Girano voci su un'altra strega catturata dal vostro esercito- dice, ricambiando il mio sguardo freddo.

Annuisco.

-Vero- confermo, senza esitazione.

-Dov'è?- domanda lui, facendo un passo in avanti.

-A bruciare nell'inferno- rispondo a denti stretti, congiungendo le mani e scrocchiandomi piano le dita.

Il consigliere inarca un sopracciglio, facendo una smorfia visibilmente sospettosa.

-Ah sì?- insiste -non abbiamo assistito a nessun rogo.

-Perché è stata bruciata qui, nel cortile del Kaiserburg. Non meritava attenzioni- spiego, alzandomi in piedi.

Proprio in quel momento, il mio scudiero entra nella sala. Il giovane abbassa il capo verso l'altro uomo, avvicinandosi poi a me e porgendomi la sacca che gli avevo chiesto di portarmi.

-Grazie, ma non serve a me. Portala pure a Gerhardt- gli dico, indicandogli il consigliere con un sorriso divertito.

Quest'ultimo esita, prendendo in mano il sacco dal tessuto grezzo e aprendolo con timore.

Lentamente estrae da esso degli abiti quasi interamente bruciati, sui quali emergono evidenti segni di squarci operati da lame.

-Oh- sussurra -dunque è vero.

-Ne dubitavate?- ribatto, contraendo la mascella e avvicinandomi a lui.

-Speravo solo che almeno stavolta la vittima potesse ottenere uno stralcio di processo- Gerhardt stringe la stoffa consunta fra le mani, per poi buttarla a terra con stizza -e invece no, voi continuate ad ammazzare comuni popolani senza avere prove di niente.

Lo lascio parlare senza reagire, indicandogli poi il portone.

-Andatevene, è tardi- lo esorto, appoggiando poi una mano sulla sua spalla -non ammetto critiche sui miei modi di prendermi cura della mia popolazione, l'ho ribadito ben più di una volta- sussurro, guardandolo negli occhi.

Lui annuisce, abbassando lo sguardo. Ha colto subito la minaccia, dunque esce senza aggiungere altro.

BewitchedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora