Capitolo 24

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Finn

Esco dalla torre a passo svelto, dopo aver chiuso a doppia mandata il portone che separa l'ambiente superiore dalla rampa circolare di scale.

Lascio il vassoio per terra, appuntandomi a mente di affidare ad un servo l'incarico di ritirarlo fra qualche ora.

Rientro nella struttura centrale della fortezza mentre rifletto; non posso far sapere in giro della presenza della strega, dunque non posso permettermi di chiedere ad un religioso di confessarla, non apertamente.

Devo scegliere qualcuno di fiducia, imponendogli il silenzio e pregando che lo mantenga.

Sospiro, dirigendomi verso la cappella interna del Kaiserburg. La ragazzina vuole confessarsi, dunque si confesserà; se ciò la farà sentire meglio con sé stessa, nonostante le sue colpe non siano cancellabili in alcun modo, così sia.

Scendo la scalinata e finalmente le colonne marmoree mi danno il benvenuto nell'ambiente religioso.

Mi inginocchio, facendomi un rispettoso segno della croce, poi mi alzo ed avanzo fra i banchi lignei.

Intravedo una luce accesa nella canonica, dunque affretto il passo.

-Padre Adalfuns- dico, chinando appena il volto di fronte al frate.

Lui sorride.

-Finn, eccoti, mancavi da tanto tempo. Come sono andati i tuoi ultimi viaggi?- mi chiede, con voce calma. Esce dalla canonica e si siede su una delle panche, dunque lo seguo e mi sistemo accanto a lui.

-Bene, il Signore mi ha assistito. Sono riuscito a portare a termine l'incarico che Sua Altezza Imperiale mi aveva assegnato- gli spiego poi, poggiando le mani giunte sul legno, che scricchiola appena.

-Sono lieto di saperlo, figliolo. Ora potrai riposarti?

-Temo di no. Purtroppo, i compiti che Carlo mi affida sembrano interminabili. Ultimamente... si stanno rivelando anche piuttosto complessi.

-Parlami; cosa ti preoccupa?- mi esorta lui, senza però mettermi fretta o pressione.

-Non so se posso rivelarlo a qualcuno- sollevo gli occhi, incrociando i suoi e trovando l'ennesima conferma della sua lealtà.

Padre Adalfuns appoggia la mano sul mio ginocchio, sorridendo.

-Dalle mie labbra non uscirà nemmeno un fiato riguardo a ciò che vorrai dirmi- mi assicura.

-Devo tenere prigioniera qui la figlia bastarda di Carlo IV, che si è macchiata di stregoneria- spiego quindi dopo un breve istante di esitazione.

Vedo lo stupore comparire sul suo volto, ma lui non commenta.

-Lei chiede di essere confessata, ma potete capire, padre... non posso mandare un religioso qualunque e rischiare che la notizia della sua esistenza si diffonda- gli spiego, gesticolando più del solito a causa della delicatezza della situazione.

Lui annuisce lentamente.

-Capisco, figlio mio, capisco... me ne occuperò io, se è ciò che ti potrebbe far stare più tranquillo-propone dopo qualche istante di riflessione.

Sorrido.

-Non potrei chiedere di meglio. Grazie, padre- concludo, baciandogli il dorso delle mani con rispetto.

-Domani mattina, prima dei vespri, mi condurrai da lei- stabilisce lui, con sicurezza.

Annuisco e mi alzo in piedi, congedandomi con un ultimo inchino e un breve segno della croce in direzione dell'altare, per poi uscire dalla cappella.

Mi dirigo verso le mie stanze, volendo riposarmi e riflettere in pace, ma avverto il rumore di passi frettolosi dietro di me.

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