Capitolo 57

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Aris

Trattengo il fiato, vedendo il conte irrigidirsi di colpo; lo scintillio divertito che gli animava gli occhi fino a qualche istante prima, quando aveva preso possesso delle mie labbra con un impeto tale da spaventarmi, è sparito con la stessa velocità con cui era apparso.

-Ci sono cose di cui non devi parlare, strega.

La frase fredda, conclusa con l'immancabile nota dispregiativa, mi procura una stilettata di dolore inaspettato al cuore; mentiva, dunque, mentre prima si scusava per il suo comportamento? Tentava solo di rabbonirmi, così da...

Le mie labbra ancora bruciano, frementi per la furia con cui lui le ha rivendicate; indietreggio, mettendo distanza fra i nostri corpi tesi.

-Perdonatemi- mi scuso però, a mezza voce. Chiedergli di sua moglie in un momento del genere non è stata di certo la mia mossa migliore, ma... ho bisogno di sapere.

Finn risponde alle mie scuse con un borbottio roco, prima di prendere i lacci del suo stesso mantello, avvolto intorno alle mie spalle, e tirarmi verso di sé.

Tento inutilmente di sostenere il suo sguardo tagliente, arrendendomi e abbassando gli occhi dopo pochi istanti; lui, noncurante, fa scorrere le labbra lungo il mio collo, causandomi un tremito incontrollato. D'istinto mi mordo il labbro inferiore, stringendo in un pugno il tessuto della sua camicia.

-Non pronunciare mai più quella parola, sono stato chiaro?- ringhia lui, con le labbra appena sotto il mio orecchio -niente di tutto ciò ti riguarda.

Ma certo. Sono solo un'insulsa ragazzina che funge da passatempo ma che non significa niente per il grande conte di Norimberga.

L'umiliazione, unita alla sua vicinanza, porta le mie guance a tingersi di rosso per l'ennesima volta, mentre annuisco. Cos'altro potrei fare, d'altronde? Il potere è nelle sue mani, qui.

Senza aggiungere altro, Finn riprende a lasciarmi lenti baci bollenti lungo il collo, mentre con le mani mi sfila il mantello dalle spalle e lo lascia cadere a terra, esponendo così la parte di scollatura lasciata visibile dall'abito elegante che indosso. Socchiudo gli occhi, aggrappandomi alla sua schiena, mentre un fuoco peccaminoso sembra consumarmi da dentro, attizzato ancora di più da ognuno dei suoi baci.

-Torniamo al castello- decreta lui, interrompendosi di colpo. Il proposito che lo anima appare chiaro, come scritto sul suo volto. Nei suoi occhi, che paiono più scuri del solito, regna sovrano un desiderio tale da scuotermi nel profondo, contaminandomi e rendendo sfocate le mie percezioni. No, devo restare lucida.

Mi metto indosso il mantello con le mani che tremano, mentre mi affretto a seguire l'uomo che, a passi svelti, ritorna verso la fortezza.

Il cuore mi batte all'impazzata nel petto, accelerato dall'agitazione; ho la netta sensazione di aver perso il controllo della situazione - se mai l'ho avuto, s'intende.

Dio mio, in che cosa mi sto cacciando? Cosa accadrà adesso?

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