Aris
Le mie braccia ricadono lentamente lungo i fianchi, mentre la realizzazione dell'accaduto piomba su di me.
Le labbra sembrano bruciare, infiammate da quel tocco proibito e sbagliato.
Non mi sarei mai potuta aspettare un tale gesto, e la sorpresa mi ha impedito di ragionare e agire lucidamente.
Non mi sono sottratta a lui, al suo tocco, al suo bacio.
Un senso di impurità mi assale, stringendomi lo stomaco in una morsa impietosa.
Solo due settimane fa, mi preparavo a prendere i voti in un convento di clausura. Ora sono qui, in piedi, tremante, a constatare l'avvenimento di un gesto che non avevo previsto.
-Permesso- esordisce Marvin, distogliendomi dai miei pensieri mentre entra nella mia stanza -ho qui il vostro pranzo- mi dice, piano.
Avverto i suoi occhi sondarmi con un'attenzione mista a preoccupazione, e il rossore sulle mie guance aumenta. Sospetta forse qualcosa?
-Come state?- mi chiede, la voce annebbiata da un'ombra di esitazione.
-Bene, grazie- rispondo, in un sussurro incerto.
Il cuore mi batte all'impazzata nel petto dall'agitazione; la sensazione che il contatto a me fino ad ora sconosciuto mi ha causato è indescrivibile, corre sotto la mia pelle e mi avvolge le membra.
Eppure... io non lo desidero, lo so per certo. Lo rispetto, riconoscendone il ruolo di potere, e in fondo so di dovergli essere grata, nonostante il trattamento spesso rude che mi ha riservato.
-Se avete bisogno di confidarvi, sapete che potete contare sulla mia riservatezza- mi ricorda Marvin, senza però insistere ulteriormente.
Faccio un lieve cenno di assenso, in risposta, e abbozzo un sorriso.
-Grazie- replico con sincera riconoscenza. Apprezzo la sua volontà di aiutarmi, ma non ho intenzione di divulgare ciò che è appena accaduto.
La mia vergogna me lo impedirebbe.
Nessuno lo verrà mai a sapere; ho avuto un momento di debolezza che solo queste quattro mura -e Finn, temo- ricorderanno.
Socchiudo gli occhi, pregando che il conte se ne dimenticasse al più presto o che mi spiegasse le motivazioni dietro ad un tale comportamento, ma dentro di me so che non riceverò mai chiarimenti a riguardo. Non da lui, perlomeno.
Marvin appoggia il vassoio ricolmo su un piccolo tavolo appoggiato al muro e china il capo.
-Buon pranzo, madonna- mi saluta rispettosamente, prima di congedarsi e richiudere la porta alle sue spalle.
Eccomi qui, dunque: fisicamente prigioniera in una gabbia dorata, mentalmente incatenata in un intricato cespuglio di emozioni ed incomprensioni.
Tornerò mai ad essere libera?
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Bewitched
Historical FictionNorimberga, 1352. Aris, una giovane fanciulla cresciuta fra i campi bavari, viene cacciata dal convento dove stava per prendere gli ordini con un'accusa bruciante: stregoneria. Costretta dunque alla fuga, non riuscirà a scappare a lungo dai frati do...