Capitolo 16

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Aris

Corro scompostamente, rischiando più volte di cadere ma senza mai fermarmi.

L'adrenalina mi scuote, forse ce la posso fare. Posso scappare, sto scappando.

Potrei provare a chiedere asilo ad un convento, se ne trovo uno nelle vicinanze. In quel caso non possono rifiutarsi di accogliermi, o almeno spero.

Scivolo, mettendo male un piede, ma riesco ad appoggiare le mani sui ciottoli per attutire il colpo.

Stringo le labbra, rialzandomi velocemente, ma è troppo tardi.

Una mano si serra sul mio braccio destro, tirandomi indietro, subito seguita da un'altra alla mia sinistra.

Mi blocco. No, non è possibile.

Mi mordo le labbra, sollevando lo sguardo al cielo. Mi ero illusa di potercela fare, e invece...

Le guardie mi trascinano nuovamente nella fortezza senza nemmeno parlare, tenendomi ferma con attenzione.

Una lacrima mi scivola lungo la guancia, portandomi ad abbassare il volto.

Pensavo di esserci riuscita.

Il dolore della disillusione fa più male di qualsiasi tortura, mi impedisce di mettere a fuoco ciò che mi circonda e di realizzare ciò che sta accadendo.

Dopo pochi minuti di spinte e borbottii da parte dei due soldati che mi scortano, il portone rinforzato del Kaiserburg riappare di fronte a me.

Nel vederlo, tento inutilmente di dimenarmi. Non voglio tornare lì, mio padre se n'è appena andato portando via con sé ogni mia speranza di salvezza ed entro il calare del sole io sarò già morta.

Non oso immaginare la reazione del conte... cosa mi farà?

Le guardie mi conducono fino alla mia cella, dove mi bloccano le mani dietro la schiena per l'ennesima volta, per poi uscire chiudendo la porta dietro di sé.

Scivolo a terra, appoggiando la testa al muro con un sospiro.

Non passa molto tempo, prima che io oda dei passi avvicinarsi, lenti ma sempre più forti.

Ecco la mia fine che si avvicina.

-La streghetta pensa di potermi dare del filo da torcere- la voce di Finn risulta più profonda delle altre volte, mentre spalanca il portone con un colpo secco.

Nei suoi occhi si agita una furia persino maggiore del solito, portandomi ad indietreggiare istintivamente, schiacciandomi il più possibile contro la parete.

La scena stessa mi sembra talmente familiare, ormai, che ho l'impressione di star rivivendo sempre gli stessi eventi.

-Pensavi di poter scappare?- lui si avvicina, incrociando le braccia al petto.

Nonostante lo sguardo furioso, la sua postura appare calma e controllata, tanto da confondermi.

-Ti ho rivestito di abiti preziosi, ti ho nutrito, ti ho dato un tetto sicuro. E tu tenti di fuggire?- ringhia, afferrandomi per la spalla e tirandomi in avanti.

Aggrotto la fronte. Cosa sta dicendo?

-Pensavo di essere stato chiaro. Io ho il potere di ucciderti, a prescindere da ciò che tuo padre desidera o meno. E tu... tu sembri provarci gusto, nel peggiorare la tua situazione. Prima origli le conversazioni fra me e l'imperatore, poi provi a scappare dal mio castello, sapendo di avere alle calcagna due miei soldati- ribadisce, scandendo ogni parola con rabbia.

Abbasso il viso, tenendo lo sguardo puntato per terra. Annuisco piano, attendendo di capire come proseguirà il discorso e cosa mi accadrà.

Ho paura, ma il sentimento che più mi ferisce è la delusione che provo. Potevo fuggire, eppure non ce l'ho fatta ed ora ne pagherò le conseguenze.

Finn porta il suo viso vicino al mio, sovrastandomi di statura.

-Provaci un'altra volta, streghetta, e non avrò pietà di te. Sono stato chiaro?- mi solleva il mento con una mano, costringendomi a guardarlo.

Annuisco nuovamente, con gli occhi velati dal leggero strato di lacrime che si era accumulato, ma non parlo.

Lui si stacca da me, indicandomi poi l'uscita della cella. Stavolta non mi precede, guidandomi tenendo una mano premuta sulla mia spalla destra.

Attraversiamo numerosi corridoi che pian piano comincio a riconoscere; aggrotto la fronte nel comprendere dove ci stiamo dirigendo, mentre il cuore ricomincia a battere agitato nel mio petto.

Stiamo uscendo dalla fortezza, ma da un portone differente da quello varcato in precedenza.

Perché mi sta portando fuori?

Mi conduce senza darmi spiegazioni attraverso uno spiazzo che divide il castello da un'altra, grande struttura; sollevo lo sguardo per osservarla meglio, finché non realizzo.

È una torre.

-Spero che gradirai il nuovo alloggio- sogghigna lui.

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