Parte 103

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Elizabeth pov's
È da più di un mese che sono qui a Parigi, sono bloccata in questa metropoli dalle mille voci, eppure mi sento sola...
Mattheo ha tranciato tutte le vie di comunicazione, ed è impossibile prenotare un viaggio per l'Inghilterra, ho passato settimane a provare a scappare, a piedi, oppure in macchina, ma quando arrivo alla periferia, vengo respinta da una sfera invisibile.
Nel frattempo ho anche cercato un lavoretto per mantenermi, e affittare una camera a Saint Denis, una zona non proprio sicura, ma almeno economica.
Adesso lavoro come cameriera in un piccolo locale, poco turistico e abbastanza nascosto dal caos della grande città.
Il mio capo è un'allegra signora di 70 anni di nome Isabelle.
I:" Cara tu hai ragazzo?"
E::" Sì, il suo nome era Mattheo"
I:" E che fine ha fatto?"
Abbasso la testa, per trattenere le lacrime.
I:" Tutto bene Elizabeth?"
E:" Si sì"
Cambia discorso, percepisce il mio disagio.
I:" Scusa cara... Cosa ne dici di un the? Fuori c'è il diluvio universale, no succederà nulla se ci prendiamo una pausa."
Mi siedo con lei, e ci perdiamo in discorsi sull'amore, sulla vita, sulla letteratura, sulla musica...
Alla fine del turno, chiudo la serranda del negozio e torno a casa.
Al contrario del solito, prendo una scorciatoia imbucandomi in una via deserta.
Tengo la testa bassa, fino a che i miei occhi incontrano un giornale, ma non un giornale qualunque, le figure dinamiche sembrano parlare, e i titoli si muovono.
Sarò stanca.
Continuo a camminare.
E se quello fosse...?
Corro indietro, nonostante i tuoni e le minacciose nuvole grigie del cielo.
Raccolgo il giornale: il titolo mi spezza il cuore in mille pezzettini.
Il professor Silente è morto, ucciso da Piton.
E i seguaci di Voldemort sono entrati ad Hogwarts.
Mi accascio sul terreno.
Ormai piove; i miei capelli sono bagnati, i miei vestiti zuppi, le lacrime scorrono nel medesimo verso della pioggia.
Il pezzo di carta tra le mie mani ha perso i caratteri, e le lettere sono ora confuse macchie d'inchiostro.
Ci vogliono alcuni minuti per riprendermi, e appena entro in casa, mi butto sul letto.
Come faccio? Devo tornare lì, non posso lasciare tutti gli altri, cosa ne sarà di loro?
Mi butto sotto una doccia calda, e dopo mi asciugo.
Ogni tanto, quando ne ho bisogno, prendo la sua giacca e la stringo: ha ancora quel profumo, il suo profumo.
Metto le mani in una tasca, c'è qualcosa.
Un biglietto con un indirizzo.
Cosa dovrei farmene?
Mi vesto in fretta e mi metto il cappotto.
Prendo l'ombrello, e senza nemmeno conoscerne la posizione esatta, esco a cercarlo.
È una casa di un quartiere abbastanza... remoto.
Dovrei suonare?
Sarebbe maleducato presentarsi nel bel mezzo della notte.
Mi trovo davanti alla porta, ma non sono sicura.
Il vicinato non sembra proprio la solita famiglia amichevole.
Non dovei farlo... scendo le scale.
Ma qualcuno apre la porta.
X:" Elizabeth Bennet?"
E:" Sì?"
X:" Vieni, ti aspetto da almeno un mese"
E:" Tu chi sei? E come fai a sapere il mio nome?"
X:" Mattheo mi aveva avvertito"
E:" Buona se- aspetta, consoci Mattheo?"
X:" Sono il suo migliore amico"
E:" E io mi dovrei fidare?"
X:"So tutti i tuoi e i suoi segreti, principessa"
E:" Non chiamarmi così!"
X:" Vuoi entrare o vuoi rimanere tutta la sera qua?"
Mi porge la mano, e io la afferro.
Chiude la porta dietro di se.
Pensavo fosse solo, ma ci sono almeno altre tre persone.
Una è una ragazza: ha una bellezza tipica dell'alta aristocrazia, ma sembra avere una personalità menefreghista.
Uno è un ragazzo: trascurato ma non lasciatosi andare, i suoi vestiti sono logori, ma ha il portamento dignitoso.
Il più piccolo avrà quindici anni, dall'aria sognante, e pieno di lentiggini in volto.
X:" Pensi di entrare o di rimanere sull' uscio come un'idiota?"
E:" Arrivo subito"
X:" Mi presento meglio: il mio nome è Tristan, lui è Oliver, lei è Celia e lui è il piccolo Thomas"
E:" Piacere il mio nome è-"
X:" Elizabeth, lo sappiamo già"
Risponde prontamente il più piccolo.
X:" Ti ha lasciato un biglietto Mattheo giusto?"
E:" Questo"
X:" Hai fatto bene a venire qui, è tutto questo quello che ti sei portata?"
E:" In che senso?"
X:" Pensavo fosse sottinteso che tu ti trasferissi qui"
E:" Ma come? Ci conosciamo da nemmeno pochi minuti"
X:"Tu non saprai nulla su di noi, ma noi sappiamo tutto su di te"
X:" Anche cose che non vorresti sapere"
E:" Cosa vi ha detto?"
X:" Cosa non ci ha detto"
Mi mette in imbarazzo ciò, ma il pensiero di un Mattheo che parla in continuazione di qualcuno fino all'esasperazione completa dei suoi amici mi fa ridere.
X:" Allora sei con noi?"
Ho quasi tutto: la mia giacca, la sua, la mia borsa, ma manca qualcosa: dove sei Theo?

lasciati amare ||Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora