Passato - Kegan

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Disclaimer: questo capitolo è ambientato nel passato. 

Delle voci di una tonalità troppo alta mi fanno svegliare di soprassalto. Mi stropiccio gli occhi e cerco a tentoni il cellulare per vedere l'orario: le due di notte.

Mi alzo in piedi e barcollo verso la porta, per poco non prendo uno spigolo con il piede, ma riesco ad evitarlo. Le voci si fanno più forti e vicine.

«Ti ho detto di lasciarmi in pace, Kyle. Perché continui a venire qui? Che cosa ti aspetti di sentire? Non cambierò idea!»

La voce di mia sorella Daisy arriva limpida alle mie orecchie, proviene dalla stanza di fronte la mia. Apro la porta della mia camera lentamente per poter sentire meglio.

«Sei solo arrabbiata perché ho baciato quella biondina, ma giuro, Daisy, che amo soltanto te» sussurra Kyle e io stringo forte le dita in pugni. Non è la prima volta che fanno questo discorso, Daisy e Kyle si sono presi e lasciati più volte di quante ricordi negli ultimi mesi. Però erano settimane che non vedevo lui in casa e lei sembrava non parlarne più. So bene che Kyle è una persona tossica. Più di una volta l'ho fatto presente a mia sorella ma purtroppo lei era talmente annebbiata dall'amore da non riuscire a percepirlo. Adesso le cose sembrano diverse, se ne sta rendendo conto da sola.

«Non sono arrabbiata perché sei andato con un'altra, noi ci siamo lasciati Kyle puoi andare con tutte le ragazze che vuoi. Devi soltanto lasciarmi in pace. Non scrivermi, non cercarmi, basta.»

La sua voce è talmente alta che se i nostri genitori non fossero in vacanza si sarebbero già svegliati. Resisto all'impulso di intervenire perché so bene che mia sorella può cavarsela da sola, ma se i toni dovessero accendersi ancora lo farò.

Mi avvicino di più alla porta della sua camera.

«E dai Daisy, sappiamo entrambi che mi vuoi...» la voce di Kyle è sensuale e molto più bassa, sta cercando di convincerla e di solito ci riesce.

«Non toccarmi, Kyle. Non. Toccarmi!» esclama prima di emettere un lamento, è il mio segnale per intervenire. Batto forte il pugno contro la porta.

«Tutto bene lì dentro?» domando facendo finta di ignorare cosa sta succedendo. Sento dei movimenti e poi la voce di Kyle. «Tutto bene, ragazzino. Torna in camera.»

Stringo forte la mascella. Se c'è un ragazzino in questa casa non sono di certo io.

«Daisy?» domando a voce alta. «Puoi aprirmi la porta?» chiedo più gentilmente. Un sospiro frustrato e poi dopo un minuto in cui medito se buttarla giù, alla fine la porta si apre.

Mia sorella ha il trucco sbavato e i capelli in disordine, capisco subito che non sta per niente bene. Alzo lo sguardo su di lui. Kyle ha gli occhi scuri puntati su di me, le labbra serrate in una linea dura e il petto che si gonfia per i respiri accelerati. Si vede che vorrebbe farmi sparire dalla faccia della terra, ma nonostante io abbia solo sedici anni abbiamo comunque la stessa altezza e io sono più piazzato di lui. In uno scontro potrebbe perfettamente finire in pareggio e lui lo sa.

«Va tutto bene, fratellino, stavo accompagnando Kyle alla porta» dice con il suo solito tono gentile, ma la sua voce è tremula come il suo labbro. Cerca di ricomporsi sistemandosi i capelli biondi, ma non ci riesce. È ancora troppo scossa.

Alzo di nuovo lo sguardo su di lui, mi viene voglia di riempirlo di botte, faccio un passo avanti ma lei mi blocca posandomi entrambe le mani sul petto.

«Torna in camera, Kegan. Vengo da te tra qualche minuto» sussurra. Io faccio un passo indietro lasciandole il suo spazio, ha cinque anni più di me, ma in questo momento sembra soltanto una bambina.

Abbandonando la mia stradaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora