Prima di uscire dall'ospedale decido di andare a fare una visita ad Hunter, il ragazzo è in sala d'aspetto, seduto in una sediolina troppo piccola per la sua mole. La gamba gli trema, mentre la muove su e giù e le spalle sono infossate verso il basso. È palesemente preoccupato.
Gli metto una mano sulla spalla. «Tutto bene, amico?»
I suoi occhi mi fissano per un lungo momento, sembrano quasi oltrepassarmi, poi sospira.
«No, non va bene. Ero felice quando è rimasta incinta, Kegan, lo giuro. Ma ero anche terribilmente preoccupato per lei, per la sua condizione. Amo questo bambino, ma non voglio che metta in pericolo la salute precaria di Eleonor. Questo fa di me un padre di merda, vero?»
Si passa una mano tra i capelli stringendoseli tra le dita, non riesce a stare fermo e posso ben capirlo.
Mi siedo di fianco a lui. «Non ne so molto di gravidanze o di bambini e neppure dell'amore. Quello che so è che tu sei una brava persona e sarai un fantastico papà. Solo perché vuoi che Eleonor sia al sicuro non significa che ami meno tuo figlio. E magari è solo una frase di circostanza, ma sono sicuro che andrà tutto bene. Eleonor ha un'equipe di medici che la seguono e degli amici che vegliano su di lei. Lei stessa è diventata molto più forte negli ultimi anni. Devi avere fiducia in entrambi, in Eleonor e in tuo figlio.»
Hunter gira la testa verso di me e un angolo delle sue labbra si piega in un sorriso. «Forse hai ragione. E voglio davvero tanto questo bambino, ogni volta che lo sento scalciare il mio cuore minaccia di uscire dal petto e... la felicità negli occhi di Eleonor... quella, quella è la cosa che mi fa stare meglio in assoluto.»
In qualche modo lo capisco, perché con Jenny mi succede la stessa cosa, soltanto che ho tenuto per me questo segreto per anni. «Certo che ho ragione, stai parlando con me mica con un tonto qualunque!»
Hunter si mette a ridere e mi dà un pugno sul braccio. «Guarda che non ho dimenticato che devi farti perdonare. Hai molto da raccontare.»
Annuisco, d'altronde non servirebbe a niente negare. L'ultima volta che ho provato a parlargli di questa storia ho vomitato, oggi non voglio ripetere l'esperienza. Ma d'altronde non mangio da stamattina, quindi dovrei essere a posto.
«Non so davvero da dove cominciare.»
Hunter alza un sopracciglio. «So che sembra banale, ma forse dovresti cominciare dall'inizio.»
Alzo gli occhi al cielo. «Grazie capitan ovvio.»
Ci mettiamo entrambi a ridere, poi prendo una boccata d'aria profonda e inizio a raccontare. Gli dico tutto, partendo da come ci siamo conosciuti io e Jenny, della mia infatuazione da ragazzino, della nostra storia e poi passo agli argomenti più interessanti, mia sorella e Kyle.
Mi guarda confuso. «Tua sorella... tua sorella è morta in un incendio?»
Per mantenermi calmo mi conficco le unghie nel braccio, inizio a grattarmi la pelle. Quest'argomento, anche a distanza di dieci anni mi provoca un disagio enorme, un terrore senza precedenti. È un trauma irrisolto della mia vita con cui non sono mai venuto a patti.
«Non, ecco, non morta. Lei... è stata uccisa.»
Non riesco ad incamerare abbastanza aria, così mi alzo e vado verso l'uscita, il giardino potrebbe aiutarmi. Hunter sembra capire l'antifona e mi raggiunge fuori.
«Da questo Kyle che ha ferito Jenny?»
Annuisco, il fiato sempre più corto i polmoni sempre più chiusi, prendere aria mi fa bruciare il corpo come l'inferno.
«Merda. Perché non mi hai mai detto nulla? Io... potevo aiutarti. Darti qualche consiglio... non lo so. È una situazione talmente difficile. Non so come farei se perdessi una delle mie sorelle.»
STAI LEGGENDO
Abbandonando la mia strada
ChickLitJenny Baker fin da ragazzina ha sempre creduto nell'amore. Era convinta che un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro. E a quindici anni pensava di esserci riuscita: lui era intelligente, bello e gentile. Tutto ciò che una ragazza desidera i...