Capitolo 24 - Jenny

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DISCLAIMER: Questo capitolo è piuttosto lungo. Prendetevi una bella tazza di tisana fredda e godetevelo! Ne vedremo delle belle.


Mi sveglio a causa delle urla, apro gli occhi di scatto e mi guardo attorno, cercando di capirne la causa, ma è un lamento a farmi girare nella direzione giusta, Kegan ha un braccio stretto attorno a me e l'altro che sembra voler stringere qualcosa per aria.

Un altro grido lacera l'oscurità, lui inizia a muoversi, a pronunciare "no, no" così tante volte che un senso di terrore si insinua nelle mie viscere.

Gli metto la mano sulla fronte, scotta, gli accarezzo piano le guance calde.

«Kegan? Mi senti? Kegan?»

Urla ancora, così forte che devo tapparmi i timpani, lo scrollo gentilmente dalle spalle.

«Kegan!»

«Ti prego, ti prego no, non lasciarmi, non te ne andare»

Non so con chi sta parlando, la sua voce è a malapena un sussurro, afferro più saldamente le sue spalle e lo scuoto di nuovo.

«Kegan! Svegliati!» esclamo a voce talmente alta che alla fine il ragazzo spalanca gli occhi, si mette seduto così in fretta che io ricado all'indietro sul letto. Allungo le mani per non finire per terra. Lui si guarda attorno spaesato, si alza in fretta e si tocca ogni parte del corpo prima di tornare seduto e respirare profondamente. Rimango a guardarlo scioccata, lui sembra così perso nei suoi pensieri da non rendersi neppure conto che io sono ancora qui.

«Va tutto bene?»

Gira il viso verso il mio e sbatte le palpebre, allunga la mano verso di me e mi tocca la gamba.

«Sei davvero qui o è ancora il mio incubo?»

Non so se sia un insulto o meno, decido di passarci sopra e di avvicinarmi a lui. «Sono qui.»

Kegan annuisce poi torna a fissare il vuoto, vorrei capire cosa diavolo è appena successo.

«Hai questi incubi tutte le notti?»

Dal modo in cui urlava, singhiozzava e teneva in tensione i muscoli è chiaro che sia sempre stanco se succede tutte le notti.

«Spesso, non preoccuparti però. Ci sono abituato.»

Non ho bisogno neppure di chiedere cosa sogni, è chiaro che ogni incubo sia riferito a quello che è successo a sua sorella, nessun tipo di angoscia può essere più grande rispetto a perdere un familiare a cui sei così legato. Ero certa che Kegan avesse superato la sua morte, che Daisy fosse rimasta un ricordo a cui era molto legato, a cui si aggrappava nei momenti di sconforto.

«Da quanto tempo?» domando mettendomi in ginocchio vicino a lui sul letto. Kegan sospira e stringe il lenzuolo con la mano.

«Quasi dieci anni.»

Apro la bocca per dire qualcosa ma poi la richiudo, perché non ci sono parole. Come fa a convivere con gli incubi da dieci anni senza chiedere aiuto? Come ha fatto a nascondere così bene la sua sofferenza?

Tutte le volte che l'ho visto rideva, flirtava con una ragazza o faceva il cretino. Ha ingannato tutte le persone che lo conoscono, io ho smesso di cercare di capirlo dopo un po', ma sembra proprio che tutti abbiano gettato la spugna con lui.

Kegan ha allontanato i suoi amici dopo la morte di sua sorella, ha allontanato me, ha allontanato suo padre e sua madre non so nemmeno bene dove sia finita. So tutte queste cose perché per un anno dopo la nostra rottura ho continuato a chiedere di lui per sincerarmi che stesse bene.

Abbandonando la mia stradaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora