Passato - Kegan

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Un odore acre colpisce il mio naso, cerco di prendere una boccata d'aria ma il fumo mi penetra nei polmoni facendomi tossire. Sbatto le palpebre provando ad aprire gli occhi che immediatamente iniziano a lacrimare.

Non capisco cosa sta succedendo, una foschia si è addensata nella mia stanza e riesco a vedere a malapena oltre il mio naso.

Afferro alla cieca il lenzuolo e me lo porto al naso per coprirmi, poggio i piedi per terra e provo ad alzarmi ma mi ritrovo instabile sulle gambe. Un altro colpo di tosse mi fa piegare in due. A piccoli passi riesco a guadagnare la porta, afferro il pomello ma il calore rovente mi fa cacciare un urlo che ben presto si trasforma in un violento attacco di tosse. Provo a prendere un respiro, ma i miei sensi sono già annebbiati.

Ricaccio indietro il dolore e con l'aiuto del lenzuolo lo afferro di nuovo, piccole lacrime si raggrumano agli angoli degli occhi mentre spalanco la porta, una lingua di fuoco si para davanti a me, perdo l'equilibrio per lo spavento e finisco con il sedere per terra nella mia stanza. Delle urla provengono dalla stanza di fronte.

«Daisy!» provo ad urlare, ma la mia voce esce a singhiozzi. Urlo un'altra volta più forte, ma mi arrivano in risposta solo urla.

La mia testa pulsa come impazzita e l'adrenalina mi spinge ad agire, non posso restare fermo mentre mia sorella urla. Mi getto tra le fiamme sentendo l'odore di bruciato che penetra fino alle narici, ma mi concentro soltanto su di lei. Sulla sua voce, su quelle urla che si fanno via via meno intense.

Un forte tonfo mi fa voltare la testa di scatto, parte del tetto ha ceduto e le assi di legno sono cadute vicino alle scale. Tossisco e mi concentro su Daisy. Raggiungo la porta della sua camera e provo ad aprirla, ma è bloccata.

«Daisy!» urlo, do una forte spallata contro la porta, che inizia a cedere, poi provo una seconda volta, ma quella sbatte contro qualcosa che la blocca. Sbatto più volte il pugno cercando di crearmi un varco e continuo a urlare il suo nome fino a che non iniziano a farmi male le corde vocali.

La porta si incrina, le schegge si conficcano a fondo nel mio palmo ma non le percepisco. Do un forte calcio al buco che ho creato e il legno si spezza, dandomi lo spazio necessario per farlo a pezzi ed è allora che lo vedo. Il legno del tetto della sua camera è completamente ceduto e blocca la porta, mi faccio strada carponi e provo a superare il legno rovente.

«Daisy!» urlo ancora e un gemito mi risponde, mi infilo nell'anfratto, incespico in qualcosa ma finalmente riesco a vederla. Il suo corpo è bloccato sotto una trave di legno, il suo petto si alza e si abbassa a malapena. Raggiungo mia sorella cercando di evitare il fuoco che crepita vicino e osservo la scena del tutto terrorizzato. Indossa soltanto un paio di pantaloncini e posso vedere chiaramente che una delle sue gambe è posizionata in modo innaturale e in gran parte piena di bruciature gravi, le sue braccia non sono messe molto meglio e quel viso, il suo bellissimo viso, ha una sofferenza indicibile disegnata addosso.

«Andrà tutto bene, piccola. Andrà tutto bene» ripeto cercando di convincermene. Afferro la trave e con tutta la forza che ho in corpo provo a spostarla, ma quella si solleva a malapena, peserà almeno un quintale. Un urlo di sofferenza si leva dalle mie labbra, seguito da un acceso colpo di tosse.

«Keg–an» sussurra e percepisco la sua voce a malapena, allunga una mano verso di me, l'afferro sentendo la sua pelle bollente a contatto con la mia. «Ehi, va tutto bene, adesso ti tiro fuori di lì, ok Daisy?» domando con un sorriso, cercando di infonderle sicurezza, quando in realtà vorrei solo rannicchiarmi in un angolo e piangere.

«Keg, ti – voglio – bene» mormora con un filo di voce, i suoi occhi si riempiono di lacrime ma lei continua a sorridermi. La stretta della sua mano non si può nemmeno considerare tale, chiude gli occhi e io sgrano i miei.

«No! No! Non ti azzardare a lasciarmi qui da solo Daisy!» urlo e mi rimetto a lavoro cercando di tirare via quell'affare da lei.

«Daisy, amore, parlami, dimmi qualcosa, apri gli occhi, ti prego. Tienili aperti per me» provo a parlarle mentre lavoro, ma il fumo non mi fa respirare bene e io mi ritrovo a fare entrambe le cose male.

Daisy non mi parla, non stringe più la mia mano e i suoi occhi rimangono chiusi. Sento delle sirene fuori e così lascio andare la trave e stringo più forte la mano di mia sorella.

«Sono arrivati i soccorsi piccola, vedrai che andrà tutto bene, solo qualche minuto, dammi qualche minuto».

Le lacrime scendono libere sulle guance perché Daisy non riapre gli occhi, non mi sorride, non mi guarda più.

«Hai solo bisogno di aiuto, starai bene.»

Rumori al piano di sotto, voci di persone che entrano in casa mia, io stringo Daisy contro il mio petto mentre i vigili del fuoco chiedono se c'è qualcuno in casa.

«Siamo qui» provo a dire, accarezzando i capelli biondi di mia sorella, qualcuno ci raggiunge e mi mette una mano sulla spalla.

«Giovanotto dobbiamo andare» dice e io indico mia sorella. «Non riesce a respirare, è svenuta, per favore aiutatela.»

Sono disperato, due di loro mi allontanano da mia sorella e in quattro provano ad alzare la trave. Non so di cosa stanno parlando, non so nemmeno dove sto andando. Mi stanno trascinando fuori, ma le mie forze non ci sono più, l'adrenalina ha ormai abbandonato il mio corpo, la testa inizia a girarmi e so che sto per svenire. Piccoli puntini appaiono sul mio campo visivo, ma provo a resistere, devo essere sicuro che Daisy si riprenda.

I miei occhi si posano su una figura all'angolo della strada, messa in ombra dagli alberi, ha un sorriso divertito dipinto sul volto e sta facendo roteare un accendino, lanciandolo in aria e riprendendolo al volo.

Sbatto le palpebre e lui non c'è più, ma sono sicuro di quello che ho visto.

Kyle.

«Mi senti, ragazzo?» chiede qualcuno sbattendomi due dita davanti, devo essere svenuto perché ho un vuoto degli ultimi minuti. Mi hanno caricato su un lettino.

«Daisy?» domando con voce gracchiante, il paramedico mi stringe le spalle e mi fa passare una luce davanti agli occhi.

«Dobbiamo portarti in ospedale per farti visitare, la quantità di fumo che hai respirato potrebbe darti seri problemi ai polmoni, riesci a rimanere sveglio?»

Io non lo sto seguendo, guardo oltre di lui cercando mia sorella.

«Dov'è? Dov'è?» urlo pieno di rabbia e provo a strapparmi di dosso il lenzuolo e ad alzarmi dal lettino, immediatamente un altro paramedico mi afferra per tenermi fermo, ma sono troppo arrabbiato e riesco a liberarmi dalla presa di entrambi, mi alzo in piedi e cado immediatamente in ginocchio, perché le mie gambe sono instabili, però riesco a vederla. L'hanno messa su un altro lettino all'interno dell'ambulanza e stanno provando a rianimarla.

«No... Daisy» sussurro mentre li vedo urlare di mandare un'altra scarica, barcollo in piedi e cerco di raggiungerla, ma vengo bloccato di nuovo e stavolta mi iniettano qualcosa sul braccio.

L'ultima cosa che vedo prima di perdere i sensi è il petto di mia sorella colpito da una scarica elettrica, il viso dei medici che scuotono la testa e qualcuno che guarda l'orologio.

L'ora del decesso.

Abbandonando la mia stradaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora