La stanchezza mi sta prosciugando, questa sembra una di quelle giornate infinite a cui non si vuole proprio mettere un punto. E dire che ho anche dormito stanotte.
Sono felice per Hunter, per la sua nuova famiglia, sono felice anche per Jenny, si meritava che la bambina avesse il suo nome. Vedere l'emozione dipinta sul suo viso ha smosso qualcosa di speciale dentro di me che non sentivo da tempo.
Ho riaccompagnato Hunter in ospedale e dopo ho deciso di tornare a casa per un po', ho bisogno di fare una doccia anche io, cambiarmi e mettere qualcosa sotto i denti, poi potrò tornare di nuovo ad essere funzionale.
Ho anche l'incontro con lo psicologo in serata, siamo ormai al terzo, non mi fido ancora di lui, ma esprimere ad alta voce i miei pensieri è come una sorta di valvola di sfogo. Mi aiuta a metterli in ordine e vederli da una prospettiva diversa. Ci vorrà del tempo, molto tempo, prima che possa notare dei miglioramenti, ma sono fiducioso. Non lo sto facendo solo per me, ma anche per il futuro e per Jenny.
Parcheggio di fronte al vialetto di casa e scendo dall'auto, sono talmente sovrappensiero che non mi accorgo delle due figure sedute sui gradini del mio patio finché non gli arrivo proprio di fronte.
Sbatto le palpebre. No, penso di avere qualche problema alla vista, perché non può davvero essere reale.
I due ragazzi, uomini ormai, si alzano in piedi. Sono esattamente come li ricordavo, solo più grandi.
I capelli ricci e gli occhi castani del primo sono in netto contrasto con i capelli biondi e gli occhi grigi del secondo.
«Jeremy? Matt?»
Il sorriso si apre sulle labbra di entrambi, sono più alti, Matt ha un fisico ben piazzato, con spalle larghe e muscoli torniti. Jeremy più longilineo.
«Non essere così stupito. Non siamo noi quelli che si sono allontanati per primi, aspettavamo soltanto che ti rendessi conto di quanto il tuo cervello fosse bacato.»
Sentire la voce di Jeremy dal vivo dopo tanti anni mi fa tornare a essere quel ragazzino spensierato e felice di un tempo.
«Devo dire che ci sono rimasto male quando Jeremy mi ha detto che l'avevi chiamato. E io? Perché non hai chiamato anche me, testina?» domanda Matt alzando un sopracciglio. Mi avvicino ad entrambi, guardo prima gli occhi castani di Jer, poi mi sposto su Matt.
«Credo che avessi paura. È stato già difficile chiamare Jeremy, me la stavo facendo sotto. Così non me la sono sentita di chiamare anche te. Essere rifiutato due volte avrebbe fatto schifo e io non merito niente. Soprattutto da voi che avete sopportato il mio malumore e le mie stronzate.»
Abbasso lo sguardo, sto buttando fuori tutto, come mi era stato detto di fare, però fa male. Ogni ricordo è uno spillo che mi punge la pelle e in questo momento il corpo ne è ricoperto.
«Non ti vogliamo rifiutare, capitano. Sì, sei stato uno stronzo quando ci hai allontanato. Ma avevi i tuoi motivi e noi non abbandoniamo gli amici.»
La voce di Jeremy è una carezza, lo guardo negli occhi per un lunghissimo momento. Non mi sembra cambiato di una virgola, è sempre il saggio del gruppo.
«No, non lo facciamo. Soprattutto se magari hanno delle belle amiche da presentarci. Sono stato al bar poco fa e ho visto una bellissima biondina che...»
Gli do un colpo dietro la nuca, come facevamo da ragazzini.
«Violet è off limits! Non permetterti!»
«Violet eh? Senti amico, ti voglio bene, stiamo riprendendo i rapporti, ma quella tipa cucina ed è bellissima!»
Jeremy gli dà a sua volta un colpo sulla spalla. Matt barcolla e sbuffa. «Ti ha detto che è off-limits!»
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Abbandonando la mia strada
ChickLitJenny Baker fin da ragazzina ha sempre creduto nell'amore. Era convinta che un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro. E a quindici anni pensava di esserci riuscita: lui era intelligente, bello e gentile. Tutto ciò che una ragazza desidera i...