Non posso credere a quello che mi è uscito di bocca. Era una tale cattiveria... persino per me. Ma vederla lì, nel mio letto, mentre piangeva e mi guardava in uno dei miei momenti peggiore mi ha scioccato.
Ero completamente assente, due pillole di sonnifero e stavo andando dritto all'altro mondo. La dose era troppo massiccia. Stamattina ero così stanco che non ho nemmeno pensato alle conseguenze del mio gesto. Ma Jenny... mi strofino con le mani il viso e lancio un urlo, prima di sbattere il pugno contro il muro.
Perché è venuta? E se non fosse venuta? Starei ancora dormendo? Qualcuno mi avrebbe svegliato?
La mia testa pulsa così forte che sono obbligato a piegarmi su me stesso e chiudere gli occhi sperando che passi. Sono stato un incosciente, ho sbagliato tutto, con me stesso, con Jenny. Ma avevo così sonno...
E adesso? Cerco di respirare profondamente, ma la nausea mi sale in gola, non riesco nemmeno ad arrivare in bagno, rilascio tutto quanto sul pavimento della mia camera.
Mi passo una mano sulla bocca e mi alzo per andare verso il bagno, il sonnifero doveva aiutarmi a sentirmi più riposato, invece questo risveglio mi ha solo scombussolato di più.
Mi guardo allo specchio, le mie occhiaie sono ancora presenti, il mio stato d'animo è pessimo. Stringo forte il bordo del lavandino fino a che le nocche non sbiancano e continuo a respirare. Dopo un paio di minuti riesco a regolarizzare il respiro, mi lavo la faccia e vado a recuperare il cellulare.
Ci sono 20 chiamate perse, più della metà da Hunter e diversi messaggi preoccupati da parte del ragazzo perché non sono in servizio. Cazzo. Ho fatto preoccupare il mio migliore amico.
Che poi posso davvero dichiararlo tale quando non sa niente di quello che mi succede? Del mio passato e del mio presente di merda?
Chiudo gli occhi e scaccio quel pensiero, Hunter tiene a me così come io tengo a lui. Sono sicuro che non mi giudicherebbe, dovrei soltanto avere il coraggio di parlare.
Lo richiamo e lui risponde al primo squillo: «Che cazzo è successo?!» urla. Non penso di avergli mai sentito utilizzare un tono di voce così alto. Allontano il telefono dall'orecchio, perché la mia testa è ancora in stato confusionario e non riesco a tollerare un tono così alto.
«Hunter... stai calmo. Non mi sono sentito bene oggi, ti avrei avvertito, mi dispiace» mormoro. Nemmeno la riconosco la mia voce, è flebile. Lui sembra accorgersene.
«Kegan, ti ho chiamato più di dieci volte e tu non hai mai sentito il telefono che tieni sempre con la suoneria. Ho bisogno di una spiegazione migliore di quella che mi hai appena dato» dice con un tono di voce più basso. Mi passo le dita sulle tempie cercando di scacciare il mal di testa.
«Stavo dormendo. Ecco perché non ho sentito il cellulare.»
Sento la sua risata. «Mi prendi in giro? Dieci chiamate avrebbero svegliato chiunque» borbotta. Io rimango in silenzio ed è lui a riprendere la parola.
«Kegan, spiegami, per favore. Mi sto preoccupando molto.»
Prendo un respiro profondo e mi guardo attorno nella stanza. «Ho preso un sonnifero, Hunter, ecco perché non mi svegliavo.»
Lui rimane in silenzio per così tanto che controllo se sia ancora in linea, ma lo è, sento il suo respiro. Alla fine mormora: «da quando assumi sonniferi?»
Vorrei dirgli tutto. Vorrei dirgli che ormai sono quasi dieci anni che li assumo. Vorrei dirgli che non riesco a dormire senza avere degli orribili incubi. Vorrei dirgli che è per questo che lavoro così tanto. Ma mi sono già sbilanciato troppo e la nausea torna prepotente.
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Abbandonando la mia strada
Chick-LitJenny Baker fin da ragazzina ha sempre creduto nell'amore. Era convinta che un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro. E a quindici anni pensava di esserci riuscita: lui era intelligente, bello e gentile. Tutto ciò che una ragazza desidera i...