Capitolo 34 - Jenny

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L'emozione mi fa barcollare.

Rileggo nuovamente il nome per essere sicura, come se la voce di Hunter non bastasse. Anche sul cartellino c'è scritto "Jennifer".

Kegan notando la mia instabilità mi passa un braccio attorno alle spalle per mantenermi salda.

«Jennifer, come me?»

Il sorriso di Hunter si fa più ampio. «Per cinque anni l'unica persona che si è preoccupata per Eleonor, che ha sopportato i suoi attacchi di panico, che ha calmato la sua ansia e le è stata vicino nei momenti di peggiore sconforto sei stata tu, Jenny. Senza la tua forza e la tua tenacia non so se mia moglie sarebbe ancora qui. La scelta del nome è stata facile. Entrambi volevamo dare a nostra figlia il nome della persona più impavida, dolce ed empatica che fa parte delle nostre vite. Sarai una magnifica zia per la tua omonima, la migliore che potesse desiderare, ne sono certo.»

Senza nemmeno accorgermene mi sono messa a singhiozzare come una bambina. Il mio petto si muove a un ritmo irregolare e le lacrime scendono come un fiume in piena. Non so se mi merito questo gesto. Per buona parte dei mesi sono stata arrabbiata con questa bambina perché teneva lontane me e Eleonor, ma ora, guardando il suo cornicino così piccolo e sentendo le parole di Hunter capisco quanto mi fossi sbagliata. Lei può soltanto suggellare un affetto che è già immortale.

Mi getto tra le braccia di Hunter, lui mi afferra saldamente e mi stringe a sé, posandomi la mano dietro la cute e l'altra sulla spalla.

«Sognavo che Eleonor trovasse una persona che si prendesse cura di lei come meritava. Ma tu sei andato oltre ogni aspettativa. Sei il principe azzurro a cui tutte le donne dovrebbero puntare e sarai uno splendido papà per Jennifer. Grazie. Grazie di tutto, Hunter.»

Mi posa un bacio in fronte come farebbe un fratello e mi allontana un po', afferrando le mie spalle con le sue mani grandi e forti. Anche i suoi occhi luccicano.

«Entrambi siamo importanti per lei, in modo diverso. Tu le sei stata vicina in questi nove mesi tanto quanto me e meriti questo nome. Non pensare mai il contrario.»

Rilascio un respiro brusco prima di annuire. Poi mi avvicino alla culla. Sembra così indifesa, chiusa in quel cubicolo.

«Infila la mano, puoi accarezzarla» mi istruisce Hunter.

La mia mano trema mentre l'avvicino all'incubatrice, la infilo dentro e sfioro con la punta delle dita il piedino minuscolo della piccola. È così calda e morbida che scoppio di nuovo in lacrime. Mi metto una mano davanti alla bocca cercando di trattenermi, mentre risalgo lungo la gambetta e scendo giù nuovamente. È così piccola che ho paura di romperla. Un'ombra si avvicina a me, Kegan mi passa un braccio attorno alle spalle.

«È proprio un miracolo» pronuncia, anche il suo sguardo è calamitato dalla bambina. Annuisco, asciugandomi gli occhi con la mano libera.

«Il più bello che possa esistere.»

Lui infila la mano nell'altro ingresso accarezzando la manina della piccola. Il mio cuore fa gli straordinari vedendo quella scena. Le sue mani tatuate ed enormi in completo distacco con il corpo rosato di Jennifer.

Alzo lo sguardo quando lo fa lui, i miei occhi castani incontrano quelle gemme verdi e mi perdo in quel contatto. Tutte le mie difese scivolano come se non ci fossero mai state. Ho lottato contro i mulini a vento per dieci anni, ma il mio cuore è sempre stato lì, in attesa di un suo cenno per tornare a battere.

«Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?» domanda Hunter, ci mettiamo a ridere, io tra le lacrime e lui con un mezzo colpo di tosse.

«Durante una conversazione silenziosa, Jenny mi ha appena comunicato che sarà la madre dei miei figli» dice Kegan in modo così serio che mi fa scoppiare a ridere di gusto.

«Nei tuoi sogni, Rivera.»

Hunter alza gli occhi al cielo, prima di poggiare una mano sulla mia spalla e l'altra su quella di Kegan. «Siete proprio strani voi due. Così strani che non mi stupirebbe se vi sposaste davvero un giorno.»

Torna con lo sguardo sulla bambina e lo faccio anche io.

Sorrido. Sono maledettamente felice.

Eleonor non si è ancora svegliata. Dopo l'incontro con la piccola, Kegan è riuscito a convincere Hunter ad andare a casa a farsi una doccia. Lui ha titubato, ma sapendo che sarei rimasta io con lei alla fine ha ceduto, Kegan è andato con lui.

Accarezzo i capelli della mia migliore amica e tengo gli occhi puntati sul monitor, il ritmo del suo cuore è stabile. Ho avuto moltissima paura quando Hunter ci ha chiamato. Il terrore che qualcosa potesse andare male mi attanagliava le viscere. Non potrei mai vivere in un mondo senza Eleonor, mancherebbe come la luce del sole.

Un lamento mi fa abbassare di scatto lo sguardo. La mia amica ha aperto gli occhi azzurri e assonnati e mi fissa.

«Ele...» sussurro dolcemente spostandole le ciocche rosse dalla fronte.

«Jenny. Mio Dio, mi sento come se mi fosse passato sopra un camion.»

Prova ad alzarsi, le do una mano e con non poche difficoltà riusciamo a farla mettere seduta.

«Hai appena messo al mondo un essere umano, se non ti sentissi in questo modo sarebbe strano» mormoro arricciando il naso.

Mi guadagno una piccola risata. Cerco la sua mano adagiata sopra la coperta e intreccio le sue dita alle mie.

«Ero così preoccupata. Per te per la... bambina. Senza quel testone di Kegan è probabile che avrei dato di matto.»

Nonostante la stanchezza Ele alza un sopracciglio incuriosita.

«Kegan, eh?»

Arrossisco e giocherello con la coperta con la mano libera.

«Tua figlia è bellissima.»

Il suo viso si apre in un sorriso radioso. «Non si chiama bambina, si chiama Jennifer, come la mia migliore amica.»

Il rossore risale ancora di più e vorrei di nuovo scoppiare a piangere. Ma mi trattengo per non farlo. «Io... non credevo di meritarmi un gesto del genere.»

«Tu meriti il mondo, Jenny. Hai sempre messo la mia vita davanti alla tua, senza lamentarti, nemmeno una volta. Nelle notti buie sei stata il mio raggio di sole. Sei parte di me, della mia famiglia, sei mia sorella.»

Stringe forte la mia mano e la diga si rompe, le lacrime mi bagnano le guance. «Cavolo, avevo appena smesso di piangere!»

Entrambe ci mettiamo a ridere come due scolarette, ma anche Eleonor sembra sul punto di piangere.

«Per me non sei mai stata un peso, ti ho sempre vista come la mia persona. Ogni momento che trascorrevo al tuo fianco era prezioso e lo è tutt'ora. Sono grata di poter essere qui vicina a te in un momento così fondamentale della tua vita.»

Abbassa lo sguardo sulle nostre mani unite. «Sarai la zia più figa esistente.»

«Oh puoi contarci. Adesso riposa Ele, devi recuperare le forze.»

Poso un bacio sulla fronte della mia migliore amica e l'aiuto a sistemarsi, rimango al suo fianco fino a che il suo respiro non si fa pesante e lei si addormenta.


Abbandonando la mia stradaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora