A volte i miei incubi si concentrano su una sola persona. Sui suoi occhi scuri e sul sorriso strafottente. Su quell'accendino di cui ho ancora una dannata paura. Lui è stato la mia rovina e il mio subconscio cerca sempre di ricordarmelo.
Vado a trovare Daisy ogni due mesi al cimitero, prendo le ferie ogni anno sulla base delle mie visite per lei. Negli ultimi tempi non sono stato molto scrupoloso con le date, ho cercato di andare avanti e al contempo di dimenticare quel dolore, ma si ripresenta ogni volta che chiudo gli occhi o mi guardo allo specchio. Quella notte non mi ha lasciato soltanto un profondo vuoto nel petto, ma anche delle bruciature sul corpo per rammentarmi ogni momento l'accaduto.
Fermo nella camera d'albergo che ho scelto nella mia vecchia città mi sfilo la maglietta e la getto sul letto prima di recarmi in bagno, mi giro di spalle e osservo il tatuaggio che cerca di coprire le bruciature. È stato fatto un buon lavoro, se non fosse che se una persona provasse a passarci sopra le mani noterebbe la pelle spessa, raggrinzita e le cicatrici irregolari. Le mie amanti di solito sono così prese dall'amplesso che non ci fanno troppo caso. Anche i tatuaggi delle mie braccia coprono decine di cicatrici provocate dalle ustioni di secondo e terzo grado. Alcuni punti sono stati ricostruiti, soprattutto i tessuti della mia mano, che a causa degli sforzi che ho fatto hanno subito il colpo peggiore. Eppure, ad un occhio esterno, non c'è assolutamente nulla che non vada in me. Tutto il colore che ho addosso copre ogni singola cicatrice. Almeno quelle evidenti, le più profonde, che porto dentro di me, non possono essere coperte da un tatuaggio, ma ho dovuto imparare a conviverci.
Prendo un respiro profondo e mi vesto con una maglietta pulita e un paio di jeans. Afferro la piantina che ho comprato per portarla al cimitero ed esco dalla camera.
Non ho mai avuto paura dei cimiteri, c'è qualcosa di estremamente calmante nel passeggiare tra le lapidi. Tutti quei nomi scritti mi ricordano la fragilità della vita e quanto sia importante che possa viverla a pieno. Cammino lungo il sentiero, l'erba è curata e i mausolei delle famiglie sono tutti aperti. Non ho mai apprezzato questa differenza tra ricchi e poveri, perché creare un posto per una sola famiglia quando tutti gli altri sono costretti a restare sotto terra?
Sbuffo una risata al ricordo della Signora Thompson, in questi anni mi sono affezionato all'anziana e spero che si ritrovi in un posto del genere tra molti anni, nonostante il nostro teatrino penso che sia una bella persona.
Raggiungo finalmente il corridoio che porta fino alla lapide di mia sorella, ma mi irrigidisco del tutto notando che c'è un'altra persona ferma vicino a lei che sta accarezzando la sua foto.
Indossa una felpa nera con il cappuccio e un paio di jeans scuri, quindi non ho la più pallida idea di chi possa essere. Titubante faccio qualche passo avanti, faccio scricchiolare delle pietre sul terreno e quella persona si gira verso di me.
Un lampo di odio profondo passa all'interno del mio intero corpo appena vedo il suo viso, non riesco a credere alla sua audacia. Come si permette a mancarle di rispetto a tal punto da venirla a trovare qui?
«Allontanati subito o giuro che sarai il prossimo a finire sotto terra» minaccio avanzando verso di lui. Kyle incurva il lato destro delle labbra in un mezzo sorriso.
«Kegan. Mi chiedevo quando saresti venuto a trovarla. Saranno quanto? Sei mesi che non venivi? Forse un anno?»
Mi costringo a respirare profondamente, anche se l'unica cosa che vorrei fare è riempirlo di botte.
«Ti ho detto di andartene. Cazzo! È colpa tua se mia sorella si trova lì e non qui accanto a me! Non dovresti nemmeno avere accesso al cimitero, stronzo!» grido contro di lui, mandando a quel paese la pace di questo posto.
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Abbandonando la mia strada
ChickLitJenny Baker fin da ragazzina ha sempre creduto nell'amore. Era convinta che un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro. E a quindici anni pensava di esserci riuscita: lui era intelligente, bello e gentile. Tutto ciò che una ragazza desidera i...