La sua voce.
Le sue urla.
Una risata.Sbatto le palpebre più volte, poso la mano sul letto ma scopro di trovarmi invece sul pavimento. Cerco di rimettermi in piedi ma sono bloccato da una qualche forza. Abbasso lo sguardo notando che le mie gambe sono circondate dalle fiamme. Sbatto più volte le mani sui pantaloni del pigiama cercando di allontanarle, di spegnerle.
Le sue urla diventano ancora più forti e chiare, devo alzarmi da qui, devo riuscire a raggiungere la sua camera. Ma il dolore non mi dà tregua, le gambe bruciano come l'inferno, inizio a gattonare verso la porta e sento di nuovo quella risata.
La riconosco subito, è la sua, quella di Kyle. Urla di rabbia e di dolore si mescolano mentre striscio sul pavimento, afferro la porta e mi tiro su, tutto il mio corpo grida per lo sforzo ma riesco a reggermi in piedi e spalancare la porta. Le fiamme l'avvolgono totalmente, non potrò mai uscire da lì. Ma è proprio quello il punto da cui provengono le urla.
Cerco di parlare, di chiamare il suo nome, ma la voce è bloccata e poi lo vedo uscire, fischietta mentre si allontana dalla sua stanza, ha in mano un accendino e lo fa roteare come se non fosse all'interno di una casa in fiamme.
Arriva alla fine della scala, cerco di seguirlo, voglio fargli male come lui ne sta facendo a me, ma non riesco a raggiungerlo, le fiamme inghiottono tutto. Si gira soltanto quando si ritrova alla fine delle scale, vicino alla porta e mi sorride.
Poi tutto esplode.
Urlo mentre mi sveglio di soprassalto dall'incubo. Mi tocco immediatamente le gambe e provo a muovere i piedi, vedendo che ci riesco mi tranquillizzo e sospiro.
«Era solo un incubo. Solo un incubo» mi ripeto come un mantra mentre cerco di tranquillizzare il battito cardiaco. Eppure non è mai soltanto un incubo. Tutte le volte che mi ritrovo in quella situazione io non riesco a salvarla. Il mio inconscio continua a farmi rivivere quel momento, a farmi credere che ci possa essere un modo per uscirne e puntualmente fa esplodere tutto. Sia nella mia testa che nella casa.
Mi passo la mano sulla fronte, sono sudato, come sempre. Guardo l'orologio, nemmeno oggi è stato misericordioso con me. Ho dormito soltanto due ore stanotte.
Ripenso alla conversazione con Hunter, lui è convinto che una psicologa potrebbe essere d'aiuto, magari ha ragione, forse devo far uscire fuori tutto.
Scaccio quell'idea dalla mia testa, non voglio mettere in mezzo nessun altro. Conviverò con i miei demoni fino a che non decideranno di lasciarmi in pace.
«Guarda che quelli sono fagottini non cornetti» mi riprende Violet, abbasso lo sguardo sulle etichette, ha ragione, ho sbagliato a sistemarli. Faccio un sospiro e inizio a rimuovere tutto per sistemarli di nuovo.
«Kegan, ultimamente... sembri un'altra persona» dice la mia amica con tono preoccupato. Alzo lo sguardo per incontrare il suo, provo a sorridere, anche se esce più che altro che una smorfia.
«Non sto dormendo molto bene, ma vedrai che è solo un periodo» provo a rincuorarla, ma ho la mano che trema e non so nemmeno perché. Lei l'afferra facendomi lasciare i cornetti e intreccia le dita alle sue portandosele al petto.
«Ti va di andare a pranzo insieme, oggi?» chiede con gli occhi blu che luccicano di speranza. La guardo a lungo, so che me lo sta chiedendo perché vuole farmi un discorsetto sul "devi prenderti più cura di te", però è sempre Violet e non sono mai stato bravo a dirle di no.
«Va bene» rispondo con un sospiro, lei annuisce soddisfatta e si avvicina per posarmi un bacio delicato sulla guancia.
«Senti, dovrei ritirare dei trucchi in profumeria. Potresti andare tu? Almeno prendi un po' d'aria.» Annuisco alla sua richiesta e la lascio tornare in cucina. Afferro la sua carta di credito e poi esco fuori dal bar, il sole è alto nel cielo e il parco è illuminato dai suoi raggi. È una bellissima giornata, anche se io non sono abituato a viverla. Passo quasi tutto il mio tempo dentro un locale a lavorare, a volte mi dimentico persino cosa ci sia fuori. Fare una passeggiata era un bel passatempo una volta, che sembra io abbia totalmente dimenticato.
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Abbandonando la mia strada
ChickLitJenny Baker fin da ragazzina ha sempre creduto nell'amore. Era convinta che un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro. E a quindici anni pensava di esserci riuscita: lui era intelligente, bello e gentile. Tutto ciò che una ragazza desidera i...