Nel rovinare tutto avevo davvero un tempismo perfetto, mi aveva chiesto di cercare aiuto se le cose si mettevano male, invece mi ero presentato da lei con il naso rotto e dei graffi sanguinolenti, di certo io non mi sarei fidato di me stesso, quindi non potevo darle torto se anche lei non si fidava di me. Però le avevo fatto una promessa, ogni giorno le avrei dimostrato che ne valeva la pena, iniziando da oggi.
Prima di tutto mi ero recato nuovamente in ospedale, non che apprezzassi quel luogo, ma dovevo capire le condizioni del mio naso.
Lì avevo incontrato Hunter, sarebbe rimasto per la notte con Eleonor per ulteriori esami, quella giornata mi sembrava infinita.
«Ho una notizia positiva, la frattura è di lieve entità, quindi si rimarginerà da sola» esordisce il medico quando entra nella sala con dei fogli, che presumo siano i risultati dei miei raggi x. Esalo un respiro di sollievo, in questa giornata di merda mi serviva una buona notizia. D'altronde ho passato gli ultimi venti minuti ad essere medicato da un'infermiera e pizzicato con un disinfettante con un odore rivoltante.
«Le consiglio di mettere del ghiaccio e di assumere degli anti-dolorifici al bisogno.»
«La ringrazio, dottore» mormoro mentre mi alzo dal lettino in cui sono seduto e mi metto addosso la mia giacca leggera.
Esco dalla stanza e ritorno in sala d'aspetto, Hunter non c'è, probabilmente è in stanza con Eleonor. Raggiungo la reception, una ragazza si trova dietro il bancone, sta sistemando dei plichi di fogli.
«Salve.»
La giovane si gira di scatto verso di me e sorride. «Come posso esserle utile?»
«Magari può darmi qualche dritta. Io... non dormo più di due o tre ore a notte, a causa di... incubi. Sa per caso dirmi se c'è un medico o che ne so, a cui potrei rivolgermi per questo problema?»
Non era facile chiedere aiuto, soprattutto a degli sconosciuti, ma non me la sentivo di parlare con Eleonor in questo momento e avevo promesso a Jenny di prendere in mano la mia vita. Era una cosa che dovevo fare io e io soltanto.
«Prima di tutto bisognerebbe capire se la causa sia medica o psicologica, le posso consigliare una visita da uno pneumologo e una da uno psicologo?»
Inizia a digitare sulla tastiera, mi lecco le labbra per il nervosismo, non penso che il mio problema sia medico, credo che sia completamente collegato alla mia psiche. Ho evitato per tanti anni di andare da uno psicologo, mettere a nudo i miei pensieri, fare entrare qualcun altro nella mia vita, è un'idea che mi fa diventare matto.
Abbasso lo sguardo sul bancone, ultimamente la mia vita è diventata davvero ingestibile e se voglio davvero dare il meglio di me a Jenny devo essere aiutato.
«Ho posto con lo psicologo, visita privata, dopo domani mattina alle dieci, che cosa ne dice?»
Faccio un sorriso storto. Che cosa ne dico? Che ho una paura fottuta di consegnare la mia testa a una persona.
«Va bene, la ringrazio.»
Finisco di prenotare la visita con il sudore che mi imperla la fronte, ma con la consapevolezza che sto andando nella direzione giusta.
Mi squilla il telefono, il numero è sconosciuto, seduto sul divano di casa mia rispondo mettendo il telefono in vivavoce.
«Pronto?» La mia voce è insicura, che Kyle sia riuscito a scappare?
«Signor Rivera? Sono l'ispettore Thokos, volevo informarla che grazie alla sua chiamata siamo riusciti a prendere in custodia Kyle Robin, questa notte resterà in galera, nei prossimi giorni si procederà al trasferimento in una nuova struttura, dove la sua sorveglianza sarà ancora più stretta. Mi servirebbe che lei venisse domani in ufficio a firmare il verbale.»
Chiudo gli occhi e sento un pezzetto del mio cuore che finalmente si rimargina al resto, mia madre, Jenny, Eleonor, sono tutte di nuovo al sicuro.
«Si, certo, passo domani in commissariato per firmare il verbale. Lei è sicuro che dal nuovo istituto Kyle non riuscirà a uscire?»
Ho bisogno di conferme, ho bisogno di sicurezze, voglio la certezza che quell'uomo è un capitolo chiuso.
«Si, è un istituto per i casi più... singolari e nessuno è mai riuscito a uscire da lì. Il Signor Robin non sarà più un suo problema.»
Il mio petto viene scosso da un singhiozzo che trattengo, un respiro brusco mi esce dalle labbra mentre annuisco anche se non mi può vedere.
«Grazie, ispettore.»
Chiudo la chiamata e mi strofino gli occhi con entrambe le mani.
Kyle è un capitolo chiuso della mia vita, adesso posso andare avanti.
Posso ricostruire la mia vita da zero. Cancellare gli ultimi dieci anni, essere la persona che sono, senza nascondermi dietro a sorrisi falsi o occhiolini di circostanza.
Non ho più bisogno di allontanare le persone da me, posso chiedere scusa e sperare di essere perdonato. Perché non è soltanto a Jenny che ho fatto del male, anche se lei non lo sa.
Cerco in rubrica un numero che ho evitato di chiamare per anni, il mio dito trema mentre premo il tasto di chiamata, il telefono inizia a squillare, uno squillo, due squilli, al terzo ho la tentazione di chiudere e di non riprovarci più. Al quarto allontano il telefono dall'orecchio, ma quando sto per chiudere arriva il suono della sua voce.
«Kegan?»
Non riesco a parlare, si sente soltanto il mio respiro, cosa posso dirgli dopo che l'ho ignorato per quasi dieci anni?
«Se questo è uno scherzo di cattivo gusto ti consiglio di riattaccare» continua.
Devo essere coraggioso. «No... io, Jeremy. Ciao.»
Adesso è il suo turno di rimanere in silenzio, l'unico motivo per cui so che non ha riattaccato è che sento il suo respiro. «Perché mi hai chiamato?»
Il tono non è brusco, più che altro curioso. Non so cosa possa pensare di me dopo tutto questo tempo.
«Io, ecco, volevo chiederti scusa.»
«E ci pensi dopo dieci anni?»
Faccio una pausa, è stata una scelta sbagliata quella di chiamarlo. «Dovevo... risolvere delle questioni e non ti sto chiedendo di perdonarmi. Volevo soltanto scusarmi. Adesso è meglio che vada e...»
«Fermati, cazzo Kegan, mi tratti una merda, fai intendere che non vuoi avere niente a che fare con me, mi ignori nonostante io ti scriva e poi ritorni dopo dieci anni parlando di questioni da risolvere? Come credi che possa prendere la cosa?»
Mi mordicchio le pellicine del pollice, non so come rispondere, Jeremy ha ragione. È sempre stato la mia spalla, ma da quando mia sorella è morta per salvaguardare i miei amici ho allontanato anche loro e adesso sono fortemente pentito della mia scelta. Lui, in particolare, è sempre stato paziente con me, mi ha cercato per due anni prima di perdere del tutto le speranze.
«Male, non c'è un altro modo per prenderla. Io non so dove ti trovi Jeremy e nemmeno se ormai è troppo tardi, ma se ti andasse di sentire la mia spiegazione fammi sapere.»
Arriva un silenzio prolungato dall'altro capo del telefono. Jer è sempre stato il più riflessivo del gruppo, il più sapiente e il più attento. Una di quelle persone con la testa sulle spalle che mette gli amici al primo posto. Perderlo ha fatto male.
«Ho bisogno di pensarci.»
Sospiro, almeno non è un no. «Va bene, scrivimi quando te la sentirai.»
«Kegan?»
«Si?»
«È bello sentire la tua voce.»
Detto ciò riattacca.
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Abbandonando la mia strada
Chick-LitJenny Baker fin da ragazzina ha sempre creduto nell'amore. Era convinta che un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro. E a quindici anni pensava di esserci riuscita: lui era intelligente, bello e gentile. Tutto ciò che una ragazza desidera i...