Quando tornano dal bagno sono entrambi pallidi come lenzuoli, Jeremy sembra sul punto di svenire da un momento all'altro e Kegan non mi guarda. Il suo sguardo resta fisso su Violet, talmente affaccendata da non accorgersene nemmeno.
Provo ad attirare la sua attenzione mettendogli una mano sulla coscia ma non pare percepirla. Così uso le maniere forti e la stringo. Mi risponde con un grugnito.
«Ma che diavolo?!»
«Possiamo uscire un momento?»
Deglutisce, sembra sul punto di dire di no. Lancia un'occhiata a Jeremy, lui gli fa un cenno di assenso, così il ragazzo si alza e mi segue fuori dal bar.
Incrocio le braccia al petto. «Vuoi dirmi che diavolo sta succedendo?»
«Io... non so nemmeno da dove iniziare.»
Abbassa lo sguardo sulle sue scarpe e il panico mi invade. Che abbia fatto qualcosa con Violet? Forse Jeremy lo sapeva e per questo è impallidito?
«Magari dall'inizio?»
Non voglio pensare male. Ho detto che gli avrei dato il beneficio del dubbio e intendo farlo. Kegan prende un respiro profondo e finalmente aggancia il suo sguardo al mio.
«Non so come prendere questa cosa. Sto ancora cercando di elaborarla e potrebbe essere solo una cazzata» comincia. Si interrompe guardando nuovamente verso l'interno. Seguo il suo sguardo, Violet è sparita in cucina, mentre Jeremy chiacchiera con Matt.
«Jeremy ha una figlia di quattro anni, mi ha fatto vedere una foto, è bellissima, soltanto che è identica a Violet.»
Mi rilasso quando inizia a parlare di Jeremy, a quanto pare la mia gelosia era insensata. A Kegan non interessa Violet, non in quel senso. Anche se la trovo un partito migliore rispetto a me, di certo però non glielo dirò. Mi concentro sulle sue parole scacciando i miei stupidi problemi dalla testa.
«E allora? Vedere Violet gli ha fatto tornare in mente la figlia? Suppongo che la madre assomiglierà a lei.»
«È proprio questo il punto. Jeremy l'ha adottata.»
«Continuo a non capire il problema.»
«L'ha adottata e Margareth è nata in un ospedale a un'ora da qui, Jenny.»
Mi zittisco riflettendo sulle sue parole. «Potrebbe sempre essere una casualità, non credi che avremmo notato una Violet con il pancione?» chiedo alzando un sopracciglio.
«Quattro anni fa, Jenn. Lei non era ancora qui, è arrivata tre anni fa da sola, senza famiglia e ha aperto il locale.»
Sbatto le palpebre. «Beh si in effetti ci sono parecchie somiglianze. Ma magari vi state allertando inutilmente. Dovreste parlarne con lei. Non fasciarti la testa prima del tempo.»
Gli accarezzo la guancia e gli allontano una ciocca di capelli dalla fronte. Chiude gli occhi e sospira abbandonandosi a quel contatto.
«Sai che c'è? Non sono affari miei. Sono felice che Jeremy sia tornato nella mia vita ma posso pensarci tra una settimana. D'altronde sono già quattro anni che ha quella bambina. Adesso voglio soltanto stare con te.»
Gli sorrido prima di posargli un bacio a schiocco sulle labbra. «Non avrei nulla da ridire.»
Dopo aver salutato i ragazzi io e Kegan eravamo tornati a casa sua. Non volevo fare il bis per gli spettacoli porno con spettatrice Camille. Lui viveva da solo quindi era molto meglio.
«Questa casa è spoglia e anonima.»
Mi afferra per la vita e mi trascina fino al divano. «Potresti arredarla tu, d'altronde passerai molto tempo qui.»
Alzo un sopracciglio. «Ah sì? E chi te l'ha detta questa cosa?»
Sbuffa. «Credi davvero che ti lascerò andare adesso che ti ho di nuovo con me? Non se ne parla, cazzo. Sei mia Jenny. Fottutamente mia. Nessun altro uomo toccherà il tuo corpo, bacerà le tue labbra o aliterà soltanto nella tua direzione.»
Il suo tono autoritario mi fa rabbrividire e bagnare le mutandine. Stringo le cosce mordendomi forte il labbro inferiore. Mi piace questo lato di Kegan, anche se queste cose avrebbe dovuto dirmele 10 anni fa, non adesso. Cerco di tenere a bada la frustrazione e di vivere il momento.
«Sei sicuro che non mi lascerai andare mai più? O basterà un altro evento traumatico e dimenticherai le tue promesse? Non puoi dirmi adesso che sono tua e poi rimangiartelo Kegan, se sono tua lo sono sia nei giorni felici che in quelli difficili. Ogni giorno.»
Resto in piedi, con le ginocchia premute contro il divano e le braccia sul suo petto, senza sapere se voglio allontanarlo o avvicinarlo di più a me. I suoi occhi verdi sembrano voler scavare un fosso nei miei, quell'intensità mi fa piegare le ginocchia.
«Ho sbagliato. Nella mia vita ho fatto tanti errori, ma il peggiore è stato lasciarti, trattarti male, non farti rimanere al mio fianco. So che sarei un uomo diverso, un uomo migliore se mi fossi rimasta accanto e magari è troppo tardi per rimediare a quegli errori, ma almeno possiamo provare a ricominciare? Voglio portarti a un appuntamento vero, cenare con te in un ristorante elegante, fare una passeggiata al chiaro di luna, baciarti così intensamente da toglierti il respiro, spogliarti di nuovo e venerarti come meriti, regalarti degli stupidi cioccolatini, portarti in un negozio di trucchi e darti la mia carta per farti acquistare tutto quello che vuoi. Voglio fare qualsiasi cosa possa renderti felice, Jenny.»
I miei stupidi occhi decidono che è il momento giusto per aprire i rubinetti, ed eccomi che sto piangendo per l'ennesima volta in questa giornata infinita. Faccio su con il naso. Com'è possibile che abbia detto le parole che desideravo sentire?
«Voglio tutto questo, Kegan. Lo voglio. Ma ho maledettamente paura di affezionarmi di nuovo. Potresti cambiare idea e io non resisterei al colpo per la seconda volta.»
Mi asciuga le lacrime con i polpastrelli, le bacia una ad una, stringo la presa sulla sua maglietta.
«Permettimi di dimostrarti che sono cambiato. Giorno per giorno. Possiamo iniziare da un appuntamento e vedere come si evolvono le cose. Cosa ne dici?»
Prendo un respiro profondo valutando l'idea.
«È comunque compresa la tua carta di credito per l'acquisto dei trucchi?» scherzo per stemperare la tensione, lui scoppia a ridere, quella risata mi riempie il petto di calore.
«Sì, ricordati che non ho le stesse finanze di Hunter, quindi non spennarmi, per favore.»
Sorrido e porto le braccia attorno al suo collo, non me ne importa niente delle sue finanze. Kegan potrebbe essere povero, vivere sotto un ponte e non avere abiti puliti, per me conterebbe sempre soltanto una cosa: il suo cuore. Desidero che mi dia quell'affetto che ho sognato per tanto tempo, che torni ad essere lo stesso ragazzo dolce e affettuoso di un tempo. E so che può farcela, ha solo bisogno di supporto e io sono pronta a darglielo.
Mi alzo in punta di piedi e bacio le sue labbra morbide.
«Accetto.»
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Abbandonando la mia strada
ChickLitJenny Baker fin da ragazzina ha sempre creduto nell'amore. Era convinta che un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro. E a quindici anni pensava di esserci riuscita: lui era intelligente, bello e gentile. Tutto ciò che una ragazza desidera i...