Capitolo 10 - Kegan

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Non ho mai raccontato a nessuno che prendo dei sonniferi. Non è una cosa che mi fa piacere condividere, eppure con Hunter è stato necessario oltre che naturale. Perché alla fine lo so che non mi giudicherà per il mio vissuto.

L'ho sempre considerato il mio migliore amico, eppure, nemmeno con lui sono riuscito ad essere del tutto sincero.

Hunter mi ha chiesto la verità e io ho intenzione di dargliela, certo solo una piccola parte, ma che gli permetta di capire un po' meglio perché lo faccio.

Gli ho detto di vederci direttamente a casa sua, so che preferisce stare con Eleonor più tempo possibile quando è in casa, visto la sua situazione, quindi preferisco essere io a muovermi.

Dopo quello che ho combinato con Jenny sono sicuro che non si fiderà di me per un bel po' di tempo. Gli avevo promesso che avrei fatto il bravo e di sicuro lei gli ha raccontato tutto.

Mi stropiccio gli occhi, li sento ancora assonnati. Chissà se è andata fino in fondo con quel cretino, so di avere ragione, dannazione, a lei non frega niente di quello, ma di certo dirglielo non aiuta la mia posizione. È un'adulta grande e vaccinata, dovrebbe cavarsela da sola, ma quando mi sbatte in faccia i suoi "amanti" non posso fare a meno di essere risentito.

Quanto meno la tipa io me la sono scopata in bagno e non l'ho portata a casa, che considero quasi un santuario, lei invece fa entrare praticamente chiunque. Questa cosa non è sana e mi fa incazzare parecchio. Jenny non è mai stata una da "tanti", non che ci sia qualche problema a riguardo, amo le ragazze che sanno divertirsi, ma lei lo fa unicamente perché è sicura che ogni ragazzo la ferirà. E questo succede a causa mia.

Busso alla porta del mio amico e aspetto che lui mi venga ad aprire, sono un po' nervoso, d'altronde non è il mio forte parlare alle persone. Prendo un respiro profondo quando sento il chiavistello saltare, ma non è Hunter a presentarsi, è Eleonor.

«Buon pomeriggio Eleonor, stavo cercando Hunter» mormoro a disagio, nonostante sia la sua ragazza, non siamo propriamente amici, andiamo d'accordo, ma preferisco sempre che ci sia anche il mio amico quando sono in sua presenza. Il suo sguardo è limpido, non accusatorio. Forse Jenny non le ha raccontato proprio tutto. Il mio sguardo scende sulla sua enorme pancia, mi chiedo come faccia un essere così piccolo e fragile a vivere con una pancia così enorme.

«Si sta facendo la doccia, entra pure, puoi aspettarlo in soggiorno» dice e mi sorride.

No, di sicuro Jenny non le ha raccontato nulla del nostro incontro e nemmeno Hunter le ha detto dei miei sonniferi.

Entro dentro casa, con le mani ficcate nelle tasche dei jeans, la casa di Hunter prima era piuttosto spoglia, priva di qualsiasi vitalità, adesso è piena di mobili, ci sono delle fotografie appesa alle pareti e so che hanno preparato la cameretta del bambino, anche se non l'ho ancora vista. Sono un po' superstiziosi a riguardo. Fanno bene, d'altronde Eleonor sta avendo una gestazione difficile.

«Come stai?» Mi ricordo di domandare, visto che sono qui. «So che sei stata poco bene di recente, ti è passata la febbre?» chiedo e lei annuisce, il suo viso è sempre dolce, ma le occhiaie sono profonde e le labbra esangui. Mi invita a sedermi su una delle sedie vicino al tavolo del soggiorno, mi accomodo e lei si siede nella sedia di fianco alla mia.

«Si, mi è passata per fortuna. Dovrei andare dalla ginecologa la settimana prossima per vedere come sta questo pargolo. E tu, come stai?» domanda, quando parla del bambino posa la mano sul pancione, dopo si rivolge a me e la sua fronte si increspa di preoccupazione. Mi passo una mano tra i capelli, la mia risposta è sempre la stessa a questa domanda "Sto benone", ma in questo momento mi sento soltanto un ammasso di cellule impazzite, non una persona. Sarà passato un giorno ma sono ancora stordito dalla quantità di sonniferi che ho preso.

Abbandonando la mia stradaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora