Capitolo 13 - Jenny

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Con una scusa corro nel retro del negozio, mi infilo in magazzino e mi siedo per terra, posandomi una mano sul cuore che batte in maniera forsennata.

«Stupida. Sono una stupida.»

Lo dico a voce alta perché è necessario che la mia mente e le mie ovaie lo capiscano. È stato un grande atto di volontà allontanarmi da lui. Dal suo profumo paradisiaco, da quelle labbra invitanti, ma che quando si aprono fanno uscire soltanto idiozie dalla sua bocca.

Aveva ragione. Il mio corpo si ricordava di lui, rispondeva al suo come se non fossero stati lontani per anni. Il calore tra le mie cosce era un chiaro segnale che era riuscito a colpire nel segno. Ma rispetto a quando ero una ragazzina avevo imparato a nascondermi dietro le bugie, a fare del mio viso una maschera di disprezzo verso di lui.

Lo odiavo, anche se il mio corpo lo voleva, io continuavo ad odiarlo. Ogni giorno. Potevo anche desiderarlo ma non avrei provato dei sentimenti per lui mai più. Mi era bastata vedere una volta com'era andata a finire.

Il centro tra le mie cosce sta ancora pulsando per il suo assalto, è sempre stato provocatorio, ma non era mai arrivato a dirmi quelle cose, o meglio, l'avevo sempre bloccato prima che riuscisse a farlo.

Altre volte mi aveva proposto di andare a letto con lui, probabilmente soltanto per provocarmi, ma avevo sempre rifiutato. Questa volta però... era stato più difficile. Forse perché provavo gelosia per la sua amica. Una volta ero io quella a cui teneva, a cui sarebbe andato a ritirare i trucchi e per cui avrebbe comprato dei regali. Era con me che si sarebbe aperto, dicendomi perché aveva preso quei sonniferi.

Come aveva fatto a cambiare così tanto?

La mia mente mi tormentava perché non era mai riuscita a darsi una risposta, una settimana prima mi venerava e la settimana dopo mi aveva fatto completamente a pezzi.

Non aveva mai chiesto scusa, neppure adesso, continuava a giocare con me come al gatto e al topo. Peccato che la mia versione da topo l'avevo lasciata a quando avevo sedici anni.

Stare lontana da lui era facile, potevo smettere di pensarci, eliminare dalla mia testa le immagini che adesso lui aveva fatto tornare.

Il sesso con Kegan era sempre stato paradisiaco, se lui era bravo da ragazzino adesso doveva essere qualcosa di assurdo. Scaccio quel pensiero, non importa, può anche essere il migliore amante del mondo, non andrò a letto con lui.

Prendo un respiro profondo e torno all'interno del negozio, mi guardo attorno in allarme, ma lui se n'è andato. Un respiro di sollievo esce dalle mie labbra.

«Va tutto bene?» chiede Nova posandomi una mano sulla spalla, io le sorrido mentre osservo la porta a vetri, lui è fuori e si sta allontanando, ha il suo sacchetto stretto tra le mani.

«Tutto benissimo, dovevo scappare in bagno, era proprio urgente» mento e lei mi sorride, ma so che ha capito che c'è qualcosa di più sotto.

Non fa commenti e io gliene sono grata.

«Com'è che sei qui e non al locale di Hunter?» chiede curiosa Eleonor quando entro in casa sua, si è ripresa, nonostante debba comunque rimanere a riposo a causa della gravidanza, ormai mancherà circa un mese al grande giorno. Non le rispondo, ma mi avvicino al divano dove è seduta lei e gli poso il viso sulle cosce, stringendo le braccia attorno alla sua vita. Chiudo gli occhi e ricerco quel calore che in questo momento mi manca.

«Jenny, che succede?» domanda preoccupata, la sua mano sinistra si infila tra i miei capelli e intreccia le ciocche tra le dita.

«Non ho voglia di andare al locale, non ho voglia di ubriacarmi, di scopare qualcuno e nemmeno di vederlo» dico tutto d'un fiato prima di potermene pentire.

Non ho mai detto ad Eleonor cos'era successo tra me e Kegan, volevo che fosse una storia passata, dimenticata, desideravo che lei pensasse che Kegan non fosse altro che un omuncolo qualsiasi. Però la mia amica non ci ha mai creduto e pare piuttosto evidente visto come ci comportiamo quando siamo insieme.

Lei sospira e rimane in silenzio per un po'.

«Di vedere chi?» domanda, anche se lo sa. Sono sempre stata un libro aperto per lei, è chiaro che abbia tante domande sul perché non abbia detto niente su questa storia.

«Nessuno, lascia stare» sussurro, mi sono già pentita di aver esternato i miei sentimenti. Ogni volta che lo faccio gli do sempre più potere. Faccio per alzarmi ma lei mi blocca, prendendomi il braccio con le sue dita affusolate.

«No, non lascio stare. Cosa è successo? Mi hai raccontato di quel cretino che ti ha insultato dopo essere venuto a letto con te, ma non hai detto niente sul resto.»

I suoi occhi azzurri mi scrutano fin dentro le viscere e io sono stanca di portarmi dietro questo fardello così pesante sulle spalle.

«Oggi Kegan è venuto al negozio. Mi ha provocata e ci è mancato poco che cedessi.» Abbasso lo sguardo sulle mie dita prima di continuare.

«Ma io non voglio cedere, Eleonor. Lo odio. È l'ultima persona sulla faccia della terra con cui dovrei andare a letto.»

La mia amica allenta la presa sul mio braccio. «Perché?».

Può una domanda fare così male? Mi colpisce come un razzo in mezzo allo stomaco, non voglio parlargliene, non voglio darle dei motivi per odiare Kegan, ha già pochissime persone nella sua vita.

«Non è niente di importante.»

Cerco di sorridere, ma lei serra le labbra in una linea dura, facendomi intuire che non ci crede neanche un po'.

«Non odi le persone per passatempo, Jenny. Sei sempre stata espansiva e amichevole con tutti, ma poi è arrivato lui e da quel momento sei cambiata. Sei molto più restia ad esternare i tuoi sentimenti, ti chiudi spesso in te stessa e io... non so più cosa pensare riguardo a questa storia» dice Eleonor facendo spallucce, la mano destra resta posata sulla sua pancia che accarezza in maniera del tutto involontaria.

So che ha ragione, non le ho mai raccontato di Kegan e questo ci ha allontanato, ma non è soltanto quello. C'entra anche il fatto che per lei non mi sento più necessaria, è come se mancasse un piccolo tassello nella nostra amicizia e non ho intenzione di farla disintegrare pezzo dopo pezzo.

«Ti ricordi quando hai fatto quella vacanza con i tuoi genitori? Avevamo quindici anni» racconto, le sue spalle si rilassano e lei annuisce.

«Sono stata insieme a un ragazzo quell'estate di cui non ti ho mai parlato, perché prima che l'estate finisse le cose tra di noi erano già al capolinea. Te ne ho parlato solo una volta, quando sei tornata, ma non ti ho fatto il suo nome» spiego e il mio stomaco si lamenta, è la prima volta da anni che faccio uscire queste parole dalla mia bocca. Le ho tenute con me per così tanto che mi devo quasi costringerle a buttarle fuori.

«Quel ragazzo era Kegan?»

Annuisco, non aggiungendo altro. Lei sgrana gli occhi e si porta una mano alla bocca, coprendola.

«Mi stai dicendo, che mi tieni nascosta questa relazione da dieci anni?» chiede sconvolta e io mi sento immediatamente in colpa. I miei occhi si riempiono di lacrime calde che però non lascio cadere.

«Non era esattamente una relazione e non mi sembrava mai il momento giusto per dirtelo. Tu avevi i tuoi problemi e non volevo che si aggiungessero anche i miei.»

Le parole mi sfuggono dalle labbra come se fossero dei singhiozzi, un gemito di dolore esce dalle labbra di Eleonor prima che lei mi stringa tra le braccia, l'ingombrante pancione tra di noi.

«Siamo sempre state una persona sola. Mi sento un'egoista al pensiero che tu non abbia mai detto nulla per non appesantirmi, Jenny. Tu puoi dirmi tutto. Qualsiasi cosa. Io non ti giudicherò mai, mai» sussurra dolcemente contro il mio orecchio e finalmente lascio che le lacrime scendano sul mio volto.

«Ma questo non risponde alla mia domanda, cosa è successo? Perché non può trattarsi soltanto di una relazione finita.»

In effetti non era solo quello, io e Kegan non ci eravamo lasciati in buoni rapporti ed era per questo che adesso avevamo questi problemi.

«Tra noi è finita male, Ele. Molto male.»

Abbandonando la mia stradaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora