"Dicono che bere assenzio col tempo fa brillare la tua ombra. È un problema se devi giocare a nascondino."
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Un temporale scuote il cielo, Sonata al chiaro di luna di Bethoveen scivola tra le pareti di casa, in una giornata cristallizzata come una...
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"Per richiudere un vuoto mettici la cosa che lo ha aperto A otturarlo con altro si spalanca Non puoi saldare un abisso con l'aria"
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Canalizzare.
Undici lettere che, in psicologia, racchiudono la capacità di saper gestire le proprie emozioni senza lasciare che siano loro, invece, a gestire te.
Lasciar andare, scaricare, alleggerirsi. Tentare di dire addio con il sorriso a tutto ciò che ci avvelena la mente per fare spazio al respiro, ai pensieri nuovi, a ciò che è necessario tenere.
La mia professoressa lo ripeteva sempre, come un mantra: in un mondo in continuo movimento, dove i dolori corrono più veloci dei sentimenti, siate le vostre primavere perpetue.
Una primavera perpetua.
Sii la continua rinascita di te stesso, attraverso il mondo, attraverso gli eventi.
E per rinascere, bisognava necessariamente lasciar andare ciò che inaridisce le punte dei nostri capelli, come le foglie secche della prima menta di stagione. Attraverso quelle che chiamano valvole di sfogo.
La mia, da circa un'ora, era un sacco appeso al soffitto, pesante quanto quei pensieri che cercavo di scacciare via.
Li percepivo come minuscoli sassolini depositati sul fondo della mia mente, di quei sassolini che sono presenze fastidiose e costanti finché non trovi il coraggio di buttarli via, di fermarti e togliere ciò che nel tuo cammino ti fa provare dolore e pungente consapevolezza, ad ogni singolo passo in più.
«Ancora!»
La voce di Cat mi ronzava accanto alle orecchie, si muoveva nell'aria insieme a lei, mentre io guardavo quei centimetri di cuoio nero che erano diventati il mio unico pensiero nell'ultima ora.