È triste guardare i fuochi d'artificio da dietro al finestrino di una macchina. È ufficialmente un nuovo anno e sono qui, mezza addormentata e mezza sbronza accucciata nel sedile, coperta dal cappotto di Matteo. Sento le grida di gioia, le bottiglie stapparsi, il suo profumo avvolgermi dolcemente e il mio cuore chiedere cos'ho che non va.
Ho freddo e il mio respiro fa appannare il finestrino mentre quelle goccioline rispecchiano i fuochi d'artificio colorati.Voglio andarmene, rinchiudermi in una camera e piangere per tutta la notte per poi, svegliarmi con gli occhi secchi per il pianto e far finta di niente. Per qualche motivo ci sono ferite che, se anche si dimenticano, ancora fanno male.
Quelle stesse ferite che, se ignorate diventano gli incubi con cui mi tengo sveglia la notte.Il senso di colpa è straziante.
Quella sera di molto tempo fa sono stata una vincitrice ma, nei miei incubi sono ancora la prigioniera del suo sporco tocco. Nei miei incubi mi stupra e non mi sveglio per rendermi conto che il cervello mi sta tirando un destro.
Mi dispiace.
Per tutto. Per essere sbagliata e per non riuscire a dimenticare ogni singolo istante di quei minuti strazianti. Mi sono lavata con le lacrime e rialzata con il suo sangue addosso ma, sono ancora il bel canarino rinchiuso nella mia gabbia di cristallo, rimpiangendo la libertà.
Invidio tutte quelle persone che riescono a mettere da parte tutto e librarsi nel vuoto. Non ci sono mai riuscita, neanche ad un passo dalla morte e, onestamente non voglio riuscirci. Non voglio tagliare dalla mia vita l'ultimo briciolo della mia umanità. Non voglio eliminare l'amore o la rabbia che mi fa sentire ancora una persona viva.
Rubo una gomma da masticare dal pacchetto blu sul cruscotto della macchina per rinfrescarmi l'alito che sa solo di alcol. Mastico lentamente per neutralizzare la sbornia e per ritrovare la quiete, anche se il sapore di menta mi fa pizzicare il naso.
Per ammazzare il tempo e per cercare di rimanere sveglia inizio a giocare a un giochino sul mio cellulare. Mastico la gomma, facendo le bollicine e scoppiandole rumorosamente, accoppiando caramelle e aspettando che il telefono esaurisca la carica.
Non dura molto però perché le palpebre, senza neanche rendermene conto si fanno più pensanti. La luce del telefono incomincia a farmi lacrimare gli occhi e investita dalla stanchezza spengo tutto. Chiudendomi dentro la macchina, mi tolgo le scarpe e abbassando il sedile, mi accuccio su un fianco.Un pisolino non può far male, giusto un paio di ore.
Penso prima di chiudere dentro un cassetto tutti i miei ricordi.
Come sempre però, un piccolo pisolino dura ore e frastornata, quattro ore dopo mi rialzo. Mi stropiccio gli occhi osservando il cielo di poco più chiaro. Le stelle non brillano più e Matteo non c'è. Con un folle pensiero in mente mi rimetto le scarpe.
Sblocco la chiusura della macchina e prendo le chiavi ancora inserite nel quadro. Appoggio sui sedili posteriori il suo cappotto e con passo incerto, ancora frastornata dal pisolino vado dritta verso la villa. L'aria fredda mi fa rabbrividire la pelle e mi fa anche notare che, molte macchine sono andate via.Sono le cinque, infondo.
E ripercorrendo l'ingresso entro in casa. La musica si è abbassata e ci sono poche persone che ancora ballano.
Faccio un giro veloce della casa che mi dà la possibilità di studiarla meglio.
Soffitti alti, stanze areose. Sarebbe bello vederla arredata e non ricolma di bicchieri di platica vuoti in ogni dove e senza questa puzza di fogna.
Finito il giro di perlustrazione mi butto vicino all'angolo bar. Trovo il biondino intento a pulire e a buttare le bottiglie di alcol vuote dentro ad uno scatolone di carta.
"Ciao" la mia parola risuona piano tra i tonfi di bottiglie di vetro rotte ed è per questo che lentamente e ancora intontito da questa serata mi guarda, perplesso.
"Ciao" mi sorride dolcemente mentre finisce a preparare i sacchi della spazzatura da portare fuori.
"Serata infinita?"
"Non sai quanto"
Il suo carattere è completamente diverso da quando è in servizio, non che me ne importi qualcosa ma mi fa strano vederlo così.
"Si fanno bei soldi lavorando per quei spocchiosi?" mi esce detto dalla mia boccaccia.
Lo vedo sorridere però.
"Non sai quanto" e si guarda intorno "che fai ancora qui?"
"Cerco una persona e un bicchiere d'acqua "
Si vede che è stanco anche quando prende un semplice bicchiere e lo riempie di acqua del rubinetto. Me lo porge e scolandomelo come un cammello ritorno a prestare attenzione alle sue azioni.
"Era una domanda a trabocchetto quella di prima?" Stabuzzo gli occhi.
"Di che cosa stai parlando"
"Non sono stupido. Loro hanno mandato via tutti trenta minuti fa, gli unici rimasti sono dei loro amico stretti, quindi se li odi cosa ci fai qui"
"Me lo chiedo anche io" mi esce scappato.
Mi appoggio il mento sul palmo della mano, appoggiandomi poco delicatamente sul bancone appiccicaticcio. Sospiro.
"Li odio per davvero ma cerco una persona"
Cerco di continuare ma le parole mi muoiono in bocca. I miei occhi sono catturati da una figura tutta imbacuccata intenta ad ingurgitare alcol nell'angolo della sala.
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Fatidica Coincidenza
ChickLitUna sera, alla fermata dell'autobus Alice incontra un uomo. Si erano già incontrati, anche se i particolari del loro incontro non sono chiari alla ragazza, in realtà non si ricorda neanche le dinamiche di quella festa di mezza estate. I suoi ricordi...