Capitolo 39:

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Vhagar planò nella piazza davanti all'ingresso della Fossa. La terra tremò quando l'enorme bestia verde atterrò, gli artigli conficcati in terra e i guardiani che si affrettavano attorno a lei per indirizzarla verso il retro della collina dove aveva trovato riparo.
Vhagar buffò e sbatté le enormi ali, sbattendo alcuni dei Guardiani più giovani in terra.
Aemond ghignò sulla sua sella e si affrettò a scendere, lasciandole una pacca sul fianco. Erano stati a caccia per due giorni interi, un'esplicita rischiesta di Lucerys che stanco di avere suo marito sempre in mezzo ai piedi lo aveva cacciato dalla loro stanza.
Aemond sorrise e scosse il capo, avvicinandosi alla carrozza che lo aspettava paziente.
Lucerys era lì lì per partorire e l'idea doveva averlo reso nervoso. Aveva reso Aemond nervoso e il suo essere insistente e forse troppo apprensivo gli era costato il letto al fianco del suo sposo.
Era a metà strada verso la carrozza quando un Cavaliere si fece avanti in sella al suo stallone, portandone un altro con sé ma privo di fantino. Pareva giunto proprio in quell'istante, il ventre del suo animale che si alzava e abbassava rapidamente, tanto veloce tanto lo era quello dell'omega sulla sua sella.
"Ser Celoden," commentò Aemond avvicinandosi a lui, l'occhio attento e fisso sullo stallone che si era portato dietro tenendolo per le briglie. Il suo cuore perse un battito perché non era comune che le due piccole guardie di Lucerys abbandonassero il suo fianco.
"Mio Signore!" esclamò Celoden stringendo con forza le redini.
"Il principe Lucerys sta partorendo!" disse ancora con occhi fissi nel suo.
Aemond raddrizzò la schiena e senza dire una parola montò in sella allo stallone che Celoden aveva portato con sé. Insieme, scortati dalle guardie che erano venute con la carrozza, percorsero le vie della città, rischiando più di una volta di travolgere gli abitanti che innocenti seguivano il lento proseguire della loro giornata.
"Quando è iniziato?" domandò Aemond quando giunsero a palazzo.
Celoden che lo guidava rapido lungo i corridoi popolati da servi tesi e impazienti, le urla di Lucerys che riverberavano per la Fortezza Rossa.
"Questa mattina, Mio Signore. Prima che il sole sorgesse," spiegò Celoden con il petto che si alzava e abbassava rapidamente.
Aemond sibilò un imprecazione. Era tardo pomeriggio.
Cleoden spalancò le porte della loro stanza e si fermò di fianco all'ingresso, permettendo al Principe Reggente di entrare nella stanza proprio nel momento in cui un pianto delicato riempiva la sala e Luke si accasciava contro i cuscini, Harkon che gli stringeva una mano e le levatrici che si affaccendavano attorno a lui, con chi gli asciugava la fronte e chi gli accarezzava le spalle.
La più anziana delle ostetriche aveva immerso il piccolo in una tinozza d'acqua tiepida, pulendolo del sangue di sua madre.
"Ti sei... perso la nascita... di tuo figlio... di nuovo," sussurrò Lucerys con occhi fissi nel suo.
Gli occhi di tutti scattarono verso l'ingresso, nessuno che si era accorto dell'arrivo del sovrano, nessuno eccetto il suo compagno.
Le levatrici che non erano occupate ad assicurarsi della salute del nuovo nato e dell'omega gli porsero un inchino mentre lui si avvicinava al letto e Harkon si alzava immediatamente, raggiungendo Cleoden fuori dalla porta.
"Mi hai cacciato dalla nostra stanza... sembra quasi che tu non voglia che io assista alla nascita dei miei figli," commentò accomodandosi al suo fianco sul bordo del letto.
Luke ghignò e poi sibilò quando una pugnalata gli attraversò il ventre, costringendolo ad appoggiarsi ai soffici cuscini e ad allargare le gambe che tremanti cercavano di appoggiarsi al materasso. Ma più si muoveva più sentiva male e così cercava di farlo lentamente.
"Come ti senti?" domandò Aemond accarezzandogli il viso. La sua testa premeva perché si alzasse e ispezionasse suo figlio appena nato ma il suo cuore era troppo concentrato sul suo omega che sudato e pallido miagolava dolorante.
Luke sospirò e finalmente permise al suo corpo di rilassarsi.
"Come se avessi spinto una palla di cannone fuori dal mio corpo," borbottò e Aemond udì due levatrici ridacchiare. La tentazione di reagire e scacciarle fu forte ma poi vide Luke guardarle e sorridere e immaginò che forse, quello strano umorismo, fosse un qualcosa che accumunasse durante la nascita di un bambino.
"Mio Signore," lo richiamò la donna che stava lavando suo figlio. Lei era ai piedi del letto, il piccolo avvolto in una soffice coperta bianca e stretto contro il suo seno, il viso nascosto alla vista del padre che subito si alzò in piedi, lasciando che lei gli offrisse suo figlio.
"Un maschio, Mio Signore. Forte e perfettamente sano," spiegò lei concedendosi un piccolo sorriso prima di indietreggiare di qualche passo. Doveva essere stata lei a occuparsi del parto perché la sua gonna e le maniche del suo abito erano rosse.
Aemond abbassò lo sguardo sul piccolo e sorrise nel vedere folti capelli bianchi e il naso che puntava verso l'alto.
"Aemond..." lo richiamò Luke e Aemond tornò immediatamente a sedersi, mostrandogli loro figlio. L'omega allungò le braccia verso suo marito e Aemond si costrinse a lasciare andare loro figlio. Luke se lo strinse contro il petto, affondando il naso contro i suoi capelli chiari e chiudendo gli occhi, lasciando che il piccolo assaporasse il suo odore.
"Mio Signore... devo assicurarmi che non ci siano stati strappi," disse una delle levatrici e Luke annuì, lasciando che tre donne gli aprissero le gambe e controllassero che il sangue avesse smesso di scorrere.
Aemond tenne gli occhi fissi su di loro e si rilassò solo quando le tre si sorrisero e annuirono.
"Va tutto bene, Mio Signore," disse una delle tre e Luke annuì, ringraziandola con un cenno del capo.
"Tutti fuori," ordinò Aemond quando si fu assicurato che Luke non avesse più bisogno di assistenza. Le levatrici non obiettarono ma non dimostrarono nemmeno fretta o desiderio di andarsene, semplicemente camminarono con lentezza fuori dalla porta.
"Sì gentile con loro, sono state con me da prima che il sole sorgesse," sussurrò Luke posando una mano contro la sua coscia.
Aemond gli avvolse le braccia attorno ai fianchi e se lo strinse contro, ignorando il piccolo sibilo di dolore che lasciò le labbra del suo spuoso.
"Ti amo," sussurrò contro la sua fronte e Luke sorrise appoggiando la guancia contro la sua spalla, il suo odore dolce e orgoglioso. Il loro piccolo borbottò e Aemond abbassò lo sguardo su di lui, unendo la mano a quella di Lucerys e insieme sorressero il suo capo.
Luke sollevò gli occhi sul viso di suo marito ma lui continuava a guardare loro figlio e così, spinto dalla dolcezza di quel momento, prese il suo mento tra indice e pollice e lo costrinse ad abbassarsi, unendo le loro labbra in un piccolo bacio.
Aemond sorrise contro la sua bocca e prese il suo labbro inferiore tra i denti, tirandolo fino a quando Luke si lasciò sfuggire un piccolo sospiro, solo allora lo lasciò andare.
"È bellissimo," sussurrò guardando il viso rosso del bambino. Visto il colore acceso della sua pelle i suoi capelli bianchi sembravano ancora più chiari, come una spolverata di neve.
Luke abbassò lo sguardo e baciò la fronte del bambino, prendendo un profondo respiro per annusare il suo odore delicato, un misto di sangue e latte.
Aemond gli baciò una guancia e Luke si lasciò coccolare da quel tocco, una lacrima gli rigò la guancia e Aemond la scacciò rapidamente, continuando a baciare suo marito che piangeva silenzioso.
"Cosa succede?" domandò Aemond tenendolo stretto contro di sé. Desiderava prendere le gambe di Luke e trascinarle sopra alle sue, prendelo in braccio e cullarlo fino a quando quel momento di terribile tristezza sarebbe passato. Ma temeva di fargli del male e così si limitò a stringerlo come poteva.
"Nulla," sussurrò Luke asciugandosi il viso.
"Sono solo... stanco, spaventato e così tanto felice," disse stringendo il bimbo contro il proprio petto, sentendo il suo piccolo cuore batte contro il suo.
Aemond sorrise contro la sua fronte e lo baciò ancora. Poi appoggiò una mano contro la sua pancia ancora gonfia ma non più così grande. Fu strano trovarla morbida e non più dura.
"Mi dispiace di non essere arrivato in tempo," sussurrò Aemond. Anche se dentro di sé era felice di non essere stato presente, sarebbe impazzito nel vedere Lucerys piangere e gridare senza poter fare nulla per aiutarlo.
Luke scosse il capo e si appoggiò completamente a lui, il viso nascosto nel suo collo.
"Ci sarai per il prossimo..." sussurrò e Aemond rise contro il suo capo. Abbassò gli occhi su loro figlio e poi gli accarezzò una guancia un poco screpolata.
"Come lo chiameremo?" domandò Aemond. Non si azzardò a proporre un nome solo perché sapeva che Luke non avrebbe mai accettato. Ma tutto sommato non gli importava come il suo omega avrebbe chiamato loro figlio. Era un suo diritto scegliere il nome che più apprezzava.
"Rhaen," disse lui abbassando gli occhi sul bambino.
"Per mia nonna Rhaenys," sussurrò riportando gli occhi su Aemond. C'era sfida nel suo sguardo ma l'alpha si rifiutò di abboccare e anzi, chinò il capo e prese nuovamente le sue labbra con sue.
"Un nome delizioso," commentò Aemond baciando la fronte di suo figlio.
"Rhaen," disse sorridendo al bimbo.

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