Capitolo 29:

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Era bastato un giorno per riportare il palazzo a uno stato di apparente normalità. Un singolo giorno per cancellare trenta anni di regno di re Viserys e della regina Alicent. Un singolo giorno per cancellare gli otto mesi di regno del re Aegon. Un singolo giorno per cancellare il mese di regno della regina Rhaenyra.
"Come sta il tuo omega?" domandò Aemond camminando al fianco di suo fratello.
Camminavano lungo i corridoi della Fortezza Rossa, diretti verso le stanze di Helaena e Alicent. Nonostante avessero eliminato le guardie non le avevano liberate, volevano prima assicurarsi che la loro casa fosse sicura.
Avevano svuotato le segrete, liberato i Verdi e ucciso i Neri sopravvissuti. L'unico a rimanere intoccato era il Maestro e solo per desiderio di Daeron che aveva ritenuto che avere due Maestri fosse certamente meglio che affidarsi solamente alle cure di uno.
"L'ultima volta che ho controllato dormiva," rispose Daeron guardando fuori da una delle tante finestre. Da lì poteva vedere la coda di Tyraxes ciondolare giù da una delle torri. Presto o tardi avrebbe dovuto essere ricondotto alla Fossa del Drago ma fino a quando Joffrey non si fosse svegliato avrebbe permesso che rimanesse lì.
Vhagar e Tessarion sono ancora qui, pensò mordicchiandosi le labbra.
Il suo drago blu era steso nei giardini mentre la bestia di suo fratello riposava contro il fianco destro della Fortezza Rossa, il corpo che schiacciava ciò che il fuoco non aveva distrutto.
Gli abitanti avevano iniziato a ricostruire la loro città, restii all'idea di rivoltarsi contro il loro irascibile principe.
Soprattutto perché li arderebbe vivi, pensò leccandosi le labbra.
"Sono felice che tu abbia trovato qualcuno," gli disse passandogli una mano sulla spalla.
Il Maestro aveva ricucito la ferita infertagli di Daemon. L'aveva bendata e gli aveva ordinato di non affaticare il braccio ma Aemond avrebbe comunque agito come preferiva, in quel caso, ignorando gli ordini del Maestro.
Il suo braccio era stretto in un tutore fatto di bende e Sorella Oscura accarezzava le dita a riposo.
"Ti ringrazio," gli disse porgendogli un leggero sorriso.
Aemond ricambiò.
Si fermarono davanti a due porte identiche, l'una opposta all'altra. Era dolce come Rhaenyra avesse allontanato madre e figlia ma comunque le avesse tenute vicine.
Un pensiero così materno, borbottò Aemond.
"Hai visto in quale direzione è scomparsa Rhaenyra?" domandò lui mentre suo fratello gli dava le spalle, pronto ad aprire la porte che forse lo avrebbe condotto da sua sorella o forse lo avrebbe portato tra le braccia di sua madre.
Daeron si leccò le labbra.
"No. Ero troppo occupato a cercare Joffrey," rispose posando lo sguardo su suo fratello.
Non si sarebbe scusato perché Aemond non avrebbe accettato le sue parole. Avrebbe però accettato che un alpha si preoccupasse per il suo omega.
"Mm," commentò Aemond per poi spalancare la porta che aveva davanti.
Alicent sobbalzò, i capelli sciolti e la veste da notte ancora indosso. Rhaenyra non le aveva concesso degli abiti diversi, forse immaginava che la Regina Verde non avrebbe tentato di fuggire con solo quelli indosso o forse era un modo per rivendicare il trattamento che aveva subito Lucerys.
"Aemond!" esclamò lei precipitandosi tra le braccia di suo figlio. Lui sibilò quando il corpo sottile di sua madre andò a sbattere contro la spalla ferita ma comunque le avvolse il braccio sano attorno alla schiena, accarezzandole i capelli con la punta delle dita. Affondò il naso contro i ricci che sovrastavano il suo capo e inspirò a fondo. Scoprì che per quanto l'odore di sua madre gli fosse mancato non era quello che sperava di sentire.
Desiderava che fosse Lucerys quello tra le sue braccia.
"Cosa ti è successo?" domandò lei sollevando le mani per potergli accarezzare il viso. Fissò gli occhi sulla sua spalla gonfia a causa delle bende e poi sul braccio accuratamente immobilizzato.
"Daemon. Ma non preoccuparti," disse lui quando vide i suoi occhi farsi grandi e pieni di preoccupazione.
"L'ho ucciso e mi sono preso la sua spada," commentò mostrando la sua nuova arma a sua madre che dopo un singolo attimo di esitazione gli sorrise, lasciandogli ancora una carezza sul viso.
Daeron era immobile al centro del corridoio, gli occhi fissi su suo fratello e sua madre. Alicent che lo accudiva dolcemente e che mai, in tutti quei mesi che aveva passato ad Approdo del Re, aveva pensato di trattarlo con la stessa gentilezza o attenzione.
Si morse l'interno delle guance e strinse le mani a pugno. Voltò le spalle a entrambi e aprì la porta della stanza di Helaena. Fu delicato e lei sollevò il capo con lentezza, i bambini rannicchiati attorno alle sue ginocchia che la osservavano tessere.
"Zio Daeron!" gridò Jaehaera con le guance rosse e il piccolo cuore che batteva forte per l'emozione di rivedere lo zio. Lui le sorrise e subito entrò nella stanza, prendendo la bambina fra le braccia e baciandole la fronte.
Jeahaerys si affrettò attorno alle sue gambe, reclamando le stesse attenzioni che stava ricevendo la sorella e Daeron lo prese immediatamente in braccio, riempiendo entrambi di piccoli baci, deciso a non ignorare nessuno.
Non come mia madre, pensò con un briciolo di acidità.
Helaena si alzò dal bordo del letto e appoggiò la sua tessitura sul materasso. Si avvicinò a suo fratello e gli sorrise dolce. Prese il suo viso fra le mani e mentre lui reggeva i suoi nipoti lei gli baciò la fronte, lasciando una carezza fra i soffici capelli bianchi.
"Sei tornato," gli disse appoggiando le mani sulla schiena dei suoi figli.
Daeron annuì e le sorrise, rimettendo i gemelli in terra.
"Helaena!" esclamò Alicent entrando nella stanza con una furia tale da far sobbalzare i nipoti. La Regina Verde prese sua figlia tra le braccia e Helaena si fece rigida.
Daeron sospirò e fece un passo indietro. Pareva che sua madre non si fosse nemmeno accorta della sua presenza eppure non doveva essere facile ignorarlo. Un uomo adulto in una stanza piena di donne e bambini.
"Stai bene?" le domandò accarezzandole il viso e Helaena annuì, allontanando le mani di sua madre dalle proprie guance.
Daeron si mordicchiò le labbra, le mani strette in grembo e gli occhi fissi sulla schiena di sua madre. In quel momento non si sentì tanto diverso dai suoi nipoti che speranzosi aspettavano di ricevere l'attenzione di loro padre.
Finalmente, Alicent posò gli occhi su di lui. Parve quasi sorpresa di trovarlo lì.
Forse mi credeva morto, pensò Daeron.
Alicent si schiarì la voce e gli sorrise, un sorriso impacciato e di cortesia. Daeron si sentì di piangere ma trattenne la rabbia e la delusione.
"Sono felice di vederti," disse lei ma non c'era gioia o calore nel suo tono.
Daeron annuì ma non disse nulla di più.
"Daeron ha un omega," commentò Aemond battendo una mano contro la sua spalla. Un sorriso orgoglioso gli piegava le labbra e l'eccitazione di suo fratello bastò perché anche Alicent sorridesse con più apertura e gioia.
Un pugno allo stomaco gli avrebbe fatto meno male.
Da subito gli era stato chiaro chi fosse il figlio preferito di Alicent. Aegon era il primogenito ma Aemond era il suo bambino. Daeron avrebbe solamente voluto avere una possibilità per guadagnare lo stesso amore che Alicent concedeva ad Aemond. Ma in quel momento gli parve chiaro che qualsiasi cosa avrebbe fatto non sarebbe stata sufficiente a compiacerla. Non se Aemond non avesse approvato.
"Chi?" domandò Alicent rivolgendosi a suo figlio minore.
"Joffrey," rispose lui, il mento alto e la schiena dritta.
Lei parve sorpresa, gli occhi sgranati e le labbra socchiuse.
Aemond ghignò e batté la mano contro la schiena di Daeron.
"I nostri nipoti hanno un discreto potere su di noi," commentò lui sorridendo gioioso.
Daeron si leccò le labbra e i suoi occhi incontrarono quelli di Helaena.
Un altro pugno nello stomaco.
Perché sua sorella lo guardava con un misto di tristezza e stupore.
Non sono come Aemond, lo giuro, pensò mentre si stringeva nelle spalle.
Alicent batté insieme le mani e sorrise.
"Quale... splendida notizia," disse con tono così falso che Daeron sentì il sangue bollire per la rabbia.
Meraviglioso, pensò mordendosi la lingua fino a farla sanguinare.

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