Capitolo 19:

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Le terre attorno ad Harrenhal non erano come le aveva immaginate. C'erano boschi ma anche pianure. Lunghi fiumi che si aprivano lungo il territorio e che rendevano le rive fangose e pericolose per chi rimaneva fermo nello stesso punto.
Volò sopra al suo esercito che montava tende e costruiva delle postazioni in cui tenere i cavalli. Volò sopra a quello che sarebbe diventato il campo di battaglia, chilometri di erba verde e gialla. Volò sopra l'accampamento dei Lupi che si erano nascosti al limitare della foresta. Vide le Bestie sollevare gli occhi verso il cielo ma non trovò paura nei loro sguardi e nei loro corpi, solo un misto di noia e indifferenza.
Jacaerys è stato al Nord, pensò mentre Tessarion volava oltre le nuvole, concedendogli un po' di respiro.
I Lupi conoscono il suo drago, pensò ancora.
Si chiese che cosa fosse successo a Jacaerys in quel mese di prigionia. Aegon lo aveva torturato? Oppure Lucerys era riuscito a rendere la sua prigionia meno amara?
Tessarion sbuffò una nuvola di vapore e lui le lasciò una pacca sul collo.
"Hai ragione," le disse mentre planavano alle spalle del loro accampamento, abbastanza lontano da non spaventare i cavalli ma abbastanza vicino perché Daeron potesse raggiungerla in pochi istanti.
"Devo pensare solo a vincere," continuò scivolando giù dalla sua sella.
Ma come posso vincere se Cregan Stark è nel giusto? si domandò mentre si allontanava dal fianco di Tessarion. La sua bestia blu si acciabellò su sé stessa e nascose l'enorme testa sotte le grandi ali, oscurando il sole che batteva forte, inesorabile. L'inverno era ormai arrivato eppure la pelle di Daeron era coperta da uno spesso strato di sudore e il tessuto che proteggeva il suo corpo dal ferro dell'armatura era umido e bollente.
Superò alcuni soldati che si limitarono a salutarlo con un cenno del capo. Lontano dal palazzo sembrava che l'etichetta di corte andasse persa. Non che a Daeron importasse particolarmente.
"Hai visto i Lupi?" domandò Gwayne una volta che Daeron entrò nella tenda che gli spettava di diritto. Suo zio e Criston avevano montato un piccolo tavolo e aperto una mappa della zona. Avevano segnato la loro posizione e Criston stava tracciando diverse linee, quelle che probabilmente sarebbero state le loro posizioni.
"Il loro accampamento si trova qui. Al limitare del bosco ma sono certo che si estenda anche al suo interno," disse Daeron posando l'indice al capo opposto della mappa. Era un grande spazio aperto, una volta ingaggiato un qualsiasi tipo di combattimento non avrebbero avuto nessun luogo dove nascondersi.
I Lupi d'altro canto... pensò mordicchiandosi le guance.
No, i Lupi non si nascondono, sospirò chiudendo gli occhi.
Criston annuì e segnò l'accampamento nemico sulla mappa.
"Ora è meglio che vi riposiate. Sono certo che Cregan Stark vorrà incontrarci prima di iniziare a combattere," disse il cavaliere sollevando la schiena e accennando alla sottile branda che era stata spinta in un angolo della stanza, separata da un piccola tenda verde scuro che concedeva al principe un po' di privacy.
Daeron annuì e si passò una mano tra i capelli.
"D'accordo allora. Svegliatemi quando Cregan Stark vorrà parlare," disse congedando i due.
Criston gli porse un inchino e se ne andò senza aggiungere altro mentre Gwayne gli posò una mano alla base della schiena e lo strattonò in un abbraccio.
"Andrà tutto bene," gli disse baciandogli la testa.
Daeron sperò tanto che avesse ragione.




Era seduto in terra, le gambe strette contro il petto e il mento appoggiato alle ginocchia. Teneva gli occhi fissi sul forziere dei giocattoli dei suoi fratelli. Aegon diceva sempre di essere troppo grande per giocare eppure più di una volta Joff lo aveva scoperto a divertirsi con Viserys, simulando battaglie e inseguimenti.
Joff sorrise triste e nascose il viso contro le ginocchia, stringendo con forza gli occhi rossi. Anche se lo avesse voluto non avrebbe potuto versare nemmeno una lacrima. Aveva pianto troppo in quella settimana.
Aveva udito il canto di Moondancer, sapeva che sua sorella era tornata a casa eppure non aveva nessun desiderio di vederla. Forse temeva che anche lei avrebbe potuto scomparire proprio come avevano fatto i suoi fratelli.
Luke è stato rapito. Marchiato, sposato e ora aspetta un figlio, pensò mordendosi le labbra.
Suo fratello ormai doveva essere al sesto mese o forse più avanti, il tempo ultimamente tendeva a scorrere stranamente.
Jace è prigioniero dei Verdi, continuò tirando su con il naso.
Suo fratello era tornato a Roccia del Drago e due giorni dopo era partito per portare in salvo i loro fratelli solo per poi essere catturato a propria volta.
Aegon e Viserys sono morti, continuò trattenendo un singhiozzo. La sua gola ardeva per la rabbia e il dolore, aveva pianto così tanto che ormai la sua pelle era rossa e consumata, come se un acido lo stesse corrodendo dall'interno.
Almeno nonna Rhaenys li prenderà tra le braccia, pensò deglutendo dolorosamente.
Si inginocchiò e sfregò gli occhi con una mano. Aprì lo scrigno e iniziò a frugare tra gli oggetti dei suoi fratelli, trovò un cavallino di legno appartenente a Viserys e una spada giocattolo fatta dello stesso materiale, questa apparteneva ad Aegon.
Li afferrò e li gettò sul letto. Lì, al loro fianco, c'erano una spada e un mantello.
Si inginocchiò davanti al letto e posò una mano su entrambi. La spada apparteneva a Jacaerys, gli era stata donata da Daemon ma suo fratello preferiva utilizzare la lama che Ser Harwin Strong aveva fatto forgiare in segreto per lui. La spada regalata da Daemon era più lunga e leggera, adatta all'altezza di Joffrey.
Lui la prese e se la strinse attorno ai fianchi. Suo fratello era sempre stato più robusto di lui e quindi fu costretto a regolare la fibbia, stringendola fino all'ultimo passante.
Prese il mantello di un azzurro quasi grigio e se lo portò al naso. L'odore di Luke era quasi completamente scomparso ma una leggera traccia si aggrappava ancora a quell'abito.
Joff se lo stringe attorno alle spalle e fissò lo stemma dei Velaryon attorno al collo.
Si guardò allo specchio.
Il mantello era troppo corto per lui e la spada sembrava renderlo ancora più sottile.
Perfetto, pensò con un sorriso.
Prese una borsa che aveva gettato in un angolo e guardò al suo interno. C'erano due vaschette di acqua e del cibo essiccato. In più, accuratamente celato da un tovagliolo di seta, c'era un pezzo di dolce.
Aggiunse i giocattoli dei suoi fratelli e chiuse la borsa, caricandola poi su una spalla.
Si guardò un'ultima volta allo specchio.
Bene, pensò annuendo.
Lasciò la sua stanza in punta di piedi. Ma così come da una settimana a quella parte, non c'era nessuno nei corridoi. La puzza di sofferenza era così nauseante da spingere i servitori a fare l'impossibile per lasciare il palazzo.
Joff non poteva biasimarli, lui stesso non vedeva l'ora di andarsene anche se i motivi erano diversi.
Ora devo solo evitare Baela, pensò camminando con passo svelto ma silenzioso. Sua sorella non doveva essere arrivata da molto e forse, se era fortunato, si trovava nella Sala del Consiglio a riferire l'esito della sua missione. Avrebbe voluto rimanere per salutarla ma sapeva che sua sorella l'avrebbe certamente scoperto e fermato. E lui non poteva farsi scoprire, non quella volta.
Sospirò quando raggiunse l'uscita senza aver incontrato nessuno. Raddrizzò la schiena e passò di fianco alle guardie come avrebbe fatto qualsiasi altro giorno, come se non avesse avuto nulla da nascondere.
Io non ho nulla da nascondere, pensò camminando spedito su per la collina erbosa. Con l'arrivo dell'inverno l'erba si era ghiacciata e scricchiolava a ogni suo passo. Stalattiti di ghiaccio pendevano dagli scogli rocciosi su cui cresceva Roccia del Drago.
Spero che non abbiano percepito nulla dal mio odore, pensò incespicando su per la collina. Il vento era così forte che avrebbe potuto spazzarlo via. Rimpianse quasi di non aver rubato la pelliccia che Jace aveva lasciato nella sua stanza, quella sì che lo avrebbe protetto dal vento invernale.
Giunse davanti all'ingresso della Montagna e strinse le mani a coppa davanti alla bocca.
"Tyraxes!" esclamò mentre il mantello di Lucerys batteva contro la sua schiena e le sue gambe.
Il suo drago non si fece attendere a lungo, la bestia dalle squame nere e le punte rosse uscì dalla sua tana scrollandosi di dosso una nube di polvere. Tyraxes era grande la metà di Vermax e molto più longilineo là dove il drago di suo fratello era massiccio e muscoloso.
"Eccoti qui," sussurrò Joff quando il drago premette il musco contro il suo petto, sbuffando una nube di vapore bollente che lo riscaldò fino alle ossa. Il drago era sellano e pronto a partire, una precauzione richiesta da Daemon nel caso in cui i Verdi avessero tentato un gesto folle.
Joff si arrampicò su per il fianco di Tyraxes e poi si fissò alla sua sella, stringendo le cinture di cuoio attorno alle sue cosce, tre per ogni gamba. Sospirò e si piegò in avanti, stringendo il collo del suo drago in un abbraccio.
Tyraxes sbuffò ancora e Joff sorrise.
Fissò la borsa da viaggio alla sella e poi prese un sorso d'acqua.
"D'accordo. Partiamo!" esclamò battendo una mano contro il fianco del drago.
Tyraxes sibilò e scattò verso l'alto, su oltre le nuvole, dove il sole batteva ma l'aria era gelida. Joff strinse le redini e costrinse Tyraxes a virare verso Nord, verso la Terra dei Fiumi. Verso Harrenhal e Cregan Stark.
Arrivo, pensò mordendosi le labbra.



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