Capitolo 21:

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Luke fu sorpreso quando suo zio bussò alla sua porta. Aemond non aveva mai avuto l'abitudine di bussare prima di entrare nella sua stanza ma molto spesso la porta era abbastanza rumorosa da allertare il padrone di casa.
Luke non gli diede il permesso di entrare ma Aemond lo fece comunque.
"Non voglio lasciarti sapendoti arrabbiato," disse suo zio chiudendosi la porta alle spalle.
Aemond era pronto per il viaggio. Indossava la lunga uniforme da volo nera e il suo petto era coperto da una placca di cuoio dello stesso colore dell'armatura. Lo stesso valeva per le sue cosce e per le sue spalle.
"Sarò sempre arrabbiato," gli fece notare Luke.
In quei mesi poteva anche aver smesso di mostrare così apertamente la propria furia ma questo non significava che il suo sangue aveva smesso di ribollire. Gli unici momenti in cui gli era difficile aggrapparsi alla rabbia erano quando era in compagnia di Helaena o quando Aemond gli dava piacere. Solo in quegli istanti la sua mente riusciva a distrarsi.
Anche Eliza mi rallegrava, pensò mordicchiandosi le labbra.
Ma ormai non la vedo più da un mese, commentò con un briciolo di preoccupazione a fargli battere il cuore più velocemente.
Né Cleoden né Harkon sapevano che fine aveva fatto la sua vecchia amica e Lucerys non poteva certo andare in giro a chiederlo, avrebbe rischiato di attirare su di lei attenzioni non volute.
"Allora voglio lasciarti sapendo che sei felice," disse Aemond.
Luke ghignò e scosse il capo. Dopo la conversazione del giorno precedente non aveva avuto molto di cui essere felice. E poi non aveva nemmeno potuto portare una porzione di dolce a Jacaerys. Infuriato com'era aveva lasciato la sua stanza per fare ritorno in tarda serata e Aemond si era già ritirato per la notte, impedendogli quindi di arrivare indisturbato alle segrete.
Aemond si avvicinò al letto e posò una sottile pergamena sul materasso.
Luke l'afferrò e guardò con sopracciglia aggrottate.
"Che cos'è?" domandò guardandolo con fare guardingo.
"È un permesso per visitare le segrete in qualsiasi momento desideri. È firmato da me," spiegò Aemond mentre Luke srotolava la pergamena e la leggeva con attenzione, assicurandosi che fosse chiara e impossibile da interpretare in modo differente da quello che Aemond aveva detto.
"Cercherò di non ferire tuo fratello e di portartelo vivo," continuò Aemond accomodandosi sul bordo del letto.
Luke arricciò un sopracciglio e appoggiò la lettera sul comodino. L'avrebbe custodita con estrema cura e quello stesso giorno l'avrebbe messa in uso, così da non essere deluso più avanti nel caso in cui non avesse funzionato.
"E Cregan Stark? È amico di Jace," disse Luke mordicchiandosi le labbra.
Si amano. O così sembra, si disse tra sé e sé.
Se gli succedesse qualcosa Jace non se lo perdonerebbe mai, continuò incrociando le braccia contro il petto, sopra alla pancia tonda e ancora coperta dalla veste da notte. I suoi vestiti, persino quelli nuovi, si facevano rapidamente sempre più piccoli e gli unici abiti ad andargli perfettamente rimanevano quelli che utilizzava per dormire.
"Cregan Stark ha ucciso Criston Cole. Non lo risparmierò," disse Aemond con sguardo deciso e voce cruda.
Luke aggrottò le sopracciglia ma immaginò di non poter accusare nuovamente suo marito.
Cregan Stark sarebbe stato in grado di affrontarlo.
E chissà, forse mi libererà per sempre dalla sua ombra, pensò sorridendo discretamente.
"Posso salutare mio figlio?" domandò Aemond accennando alla pancia tonda.
"Chi ti dice che non sia una femmina?" domandò Luke abbassando a propria volta lo sguardo sul proprio ventre.
Aemond ghignò e si chinò su di lui, baciando laddove credeva si trovasse la testa di suo figlio. Luke lo lasciò fare, per quanto odiasse Aemond non gli avrebbe impedito di coccolare suo figlio, sarebbe stato solamente crudele nei confronti del bambino.
"È un maschio," disse Aemond con sicurezza. Sollevò la schiena e lasciò un bacio sulla fronte di Luke.
"Tornerò prima che nasca," garantì lui alzandosi in piedi. Sistemò la spada che aveva fissato al fianco e si allontanò senza aggiungere nulla di più.
Mi sto rammollendo? si domandò mentre lasciava la sua stanza.
Forse sono solo innamorato, si disse con un sorriso.


Joff stava guardando il sole sorgere. Erano stati giorni intensi, le Vipere avevano raccolto tutti i cadaveri e ora il campo di battaglia era sgombero, persino le macchie di sangue erano scomparse, lasciando il posto a fiori dalla tinta rossa.
Papaveri, pensò mordicchiandosi le labbra.
Sono fiori così delicati... che posto strano in cui crescere, continuò guardando le chiazze che comparivano qua e là lungo il prato giallo-verde.
Tyraxes sbadigliò, il capo posato a pochi passi dalle gambe del suo cavaliere. Sdraiato su un fianco pareva un enorme felino intento a godersi i primi raggi della giornata. Una delle enormi ali era protesa in avanti, a protezione del suo cavaliere.
Joffrey sorrise e posò una mano contro il suo naso, sentendo le enormi narici fremere e il suo respiro bollente bagnargli la pelle.
Avevano smesso di combattere da tre giorni e Joffrey non sapeva che cosa sarebbe successo. Aspettava che Daeron facesse una mossa ma il principe era silenzioso e non sembrava aver lasciato la sua tenda.
Codardo, si disse aggrottando le sopracciglia.
"Siete mattiniero," commentò Cregan sedendosi al suo fianco.
Tyraxes spalancò uno dei grandi occhi gialli ma poi, riconoscendo il Lupo del Nord, tornò a dormire.
Cregan si infilò una mano in tasca e offrì a Joffrey quelli che sembravano dei biscotti secchi, un ammasso di farina e cereali che il principe accettò senza lamentarsi. Gli erano bastate poche ore per capire che lì non avrebbe pasteggiato come a Roccia del Drago e il suo pezzo di dolce era finito nel suo stomaco ancora prima di raggiungere la Terra dei Fiumi.
"Grazie," disse mangiucchiando il biscotto che non sapeva di molto. Aveva un leggero retrogusto salato ma per il resto pareva di mangiare un pezzo di carta.
Il campo dei Verdi ancora dormiva. O così sembrava. A Joff era sembrato di scorgere i capelli biondi di Ser Gwayne ma non avrebbe saputo dirlo con certezza, con le armature e gli abiti verdi quegli uomini sembravano tutti uguali.
"Cosa faremo quando Aemond arriverà qui?" domandò fissando gli occhi su Tessarion che riposava dietro la tenda del suo cavaliere. Le punte delle enormi ali blu che puntavano verso l'alto, così alte da superare le punte dei pini.
Cregan sospirò e si passò una mano contro il viso.
"Resistiamo e preghiamo che quella sua bestia enorme non bruci il nostro accampamento," commentò Cregan facendo schioccare le dita delle mani.
Joff annuì mordicchiandosi le labbra. Non c'era nulla che avrebbe potuto fare contro Vhagar. Sì, forse avrebbe potuto allontanarla dal campo di battaglia ma Daeron si sarebbe certamente unito alle danze. E Joffrey non avrebbe potuto gestire due draghi insieme.
"Vhagar ha divorato Arrax," disse posando lo sguardo su Tyraxes che sbuffava lento, i polmoni che si riempivano di aria e poi si svuotavano, piegando l'erba alta.
Cregan annuì e sospirò pesantemente.
"Come è successo? Vostra madre non ne faceva parola nella lettera che ha inviato a Jac- Jacaerys," domandò Cregan. Non aveva mai visto il drago del principe Aemond ma conosceva le sue dimensioni e poteva immaginarne la grandezza. Sapeva anche che il drago del principe Lucerys non doveva essere molto più grande del drago di Joffrey.
Joff sospirò e arricciò le labbra.
"Nemmeno Luke ha detto molto nelle sue lettere ma due pastori l'hanno visto succedere," disse Joff stringendo le gambe contro il petto. Raccontò ciò che i due uomini avevano visto, il cielo straziato dalla tempesta e dal fuoco di due draghi.
"Nessuno sa come Luke sia sopravvissuto... eccetto Luke," commentò trattenendo un sorriso. Suo fratello era sempre incredibilmente pieno di risorse.
Cregan annuì e divorò l'ennesimo biscotto.
"Chi era Arrax?" domandò allora e Joff sollevò un sopracciglio confuso da quella domanda.
Cregan gli sorrise, forse comprendendo la fumosità di quella domanda.
"Jace- Jacaerys mi disse che Vermax era il dio dei viaggi e del linguaggio. Di cosa era dio Arrax? E Tyraxes?" domandò Cregan leccandosi le labbra.
Joffrey sorrise, lo stesso sorriso timido ma pieno di gioia che Jace gli aveva rivolto quando gli aveva domandato il nome del suo drago.
Il nostro primo incontro, pensò con un briciolo di nostalgia.
Spero che stia bene, si disse. Ma al tempo stesso immaginò che se il principe fosse stato ucciso la voce avrebbe già raggiunto Roccia del Drago e lui. Se fosse stata un esecuzione pubblica l'intero regno ne starebbe parlando.
"Sai... puoi chiamarlo Jace quando sei con me. Jace diceva che siete diventati amici," disse Joff sorridendogli.
Cregan ricambiò.
Più che amici, si disse portando una mano al cuore. Cuore che ormai batteva solo per due persone nell'intero regno. Jonnel e Jacaerys.
"Arrax era il Signore degli dei. Della giustizia e dell'ordine..." spiegò leccandosi le labbra.
Un po' come Luke, pensò guardando davanti a sé. Suo fratello, anche da prigioniero, sembrava avere tra le mani il mondo intero, governando Neri e Verdi a suo piacimento.
"E Tyraxes?" domandò Cregan accennando al piccolo drago rannicchiato in terra. La bestia nera, nell'udire il suo nome, sollevò il capo e sbadigliò rumorosamente, serrando le fauci con un sonoro schiocco che fece sobbalzare il Lupo.
Joff ridacchiò e batté una mano contro il fianco del suo drago.
"Era il dio della saggezza e strategia in battaglia," spiegò sollevando gli occhi sul proprio drago. Sperò che Tyraxes, pur non essendo una divinità, potesse consigliarlo in qualche modo.
Cregan guardò il drago con altrettante domande ma non si azzardò a porle ad alta voce. Anche quella volta avrebbero dovuto cavarsela con le armi che avevano in possesso.
"Pensavo che potrei intrufolarmi nella tenda di Daeron... ucciderlo mentre dorme," disse Joff riportando lo sguardo sull'accampamento nemico. Non diceva che sarebbe stato facile ma erano pochi coloro che conoscevano il suo viso e se si fosse agghindato in maniera differente era certo di poter passare inosservato.
E poi non ho nessun odore, si disse sorridendo. Sarebbe stato estremamente semplice nascondersi in quel marasma di odori e suoni.
"Vi noterebbero. Forse non vi siete ancora presentato ma puzzate di drago e dubito che con un bagno quell'odore andrà via," commentò Cregan e Joff aggrottò le sopracciglia, portando un braccio vicino al naso. Non sentì nulla di diverso dal solito, odorava di fumo e cenere, come tutti nella sua famiglia.
Oh... forse è questo l'odore di un drago, si disse sbuffando.
"E poi... uccidere un uomo non è semplice come credete. Certo, conficcare una lama nel petto del principe Daeron può essere facile ma è il pensiero del suo sangue che scorre fuori dal suo corpo e i suoi occhi che si fanno cechi che vi tormenterà per sempre," spiegò Cregan guardando davanti a sé.
Joff lo guardò con sopracciglia aggrottate e il viso nascosto contro le ginocchia.
Forse il Signore del Nord non era bravo solo con la spada. Anche le parole sembravano essere il suo forte.
Cregan infilò una mano all'interno del suo cappotto e ne estrasse un piccolo pugnale finemente ricamato e con lo stemma dei Lupi sull'elsa. Lo porse a Joffrey che lo accettò immediatamente.
"Scattante come siete una spada nelle vostre mani è sprecata," gli disse battendogli una mano contro la spalla. Si alzò in piedi e stiracchiò, sollevando le lunghe braccia contro il cielo e facendo scricchiolare le ossa.
Poi, silenzioso, tornò nel profondo del bosco.


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