Capitolo 42:

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Jace sospirò, gli occhi chiusi e una mano premuta contro la base dell'enorme pancia. Borbottò contro il cuscino e sibilò quando una stoccata di dolore gli attraversò lo stomaco e la schiena, costringendolo a farsi il più immobile possibile.
Socchiuse un occhio e si morse le labbra quando realizzò che il sole ancora non era sorto. Doveva essere piena notte ma non avrebbe saputo dire da quanto tempo si era addormentato.
Strinse le cosce e si costrinse a tornare a letto. Era da diversi giorni che il suo corpo era costretto a sopportare quel genere di agonia. Il Maestro diceva fosse normale, che il bambino si stesse preparando a nascere.
Affondò il viso nel cuscino e poi si trovò a morderlo, trattenendo un gridolino di dolore.
Che cazzo? si domandò ora aprendo completamente gli occhi.
Quello non era un dolore già provato. Era diverso dalle piccole fitte che lo avevano perseguitato per interi giorni dopo le sue nozze.
Sibilò quando una nuova stoccata lo colpì. Gli sembrò quasi che una freccia lo avesse colpito in pieno alla base della schiena.
E io di frecce me ne intendo, pensò tirandosi faticosamente a sedere.
"Cosa succede?" domandò Cregan, la voce roca e gli occhi ancora chiusi. Allungò una mano verso il suo sposo e poi prese un profondo respiro con il naso. Le palpebre si spalancarono e il Lupo scattò a sedere, gli occhi febbrili e fissi sul viso di Jacaerys.
La sofferenza aveva alterato al punto l'odore del suo amore che Cregan si ritrovò a sentire il vomito risalirgli in gola. Ricacciò indietro l'acidità e posò una mano sulla schiena di Jace, guardandolo prendere profondi respiri e poi trattenere un grido.
"Credo che-!" e si interruppe per gridare. Un grido profondo e che lo scosse dal capo alla punta delle dita dei piedi. Il corpo teso in uno spasmo involontario, le gambe aperte e le dita artigliate al letto.
"Chiamo il Maestro!" esclamò Cregan alzandosi in piedi. Si scapicollò verso la porta e la spalancò, gridando alle guardie che venissero chiamati sia il Maestro che Alys Rivers. Immediatamente.
Jace era aggrappato al materasso, le dita dalle unghie robuste che avevano strappato la piuma e i talloni conficcati con forza tra le coperte. Le gambe che tremavano così come il resto di lui e il labbro stretto tra i denti, il cuore che gli batteva forte nel petto per il terrore.
"Andrà tutto bene," disse Cregan accarezzandogli il viso.
Una promessa a sé stesso più che al suo sposo che miagolava sofferente, gli occhi chiusi e le lacrime che gli correvano lungo le guance.
Cregan lo guardava senza sapere che cosa fare, immobile e con il cuore che palpitava in gola. Gli occhi che correvano dal viso del suo amore alla porta che sperava si aprisse da un momento all'altro. Ma il legno rimase chiuso e Jace riprese a gridare.
Il bambino si muoveva nella sua pancia e Cregan poteva vederlo più che chiaramente.
Cerca un'uscita che non esiste, pensò con gli occhi sgranati e una mano che andò a posarsi sull'enorme pancia.
"Cregan," sussurrò Jace con gli occhi fissi nei suoi. Le iridi verdi che sembravano uno stagno appena scosso da una tempesta e le sclere così rosse da sembrare campi di papaveri appena sbocciati.
"Ho paura," disse con un singhiozzo. Il cuore che batteva così forte che sentiva che presto avrebbe smesso di respirare.
Le mani di Cregan tremavano mentre il suo corpo non sapeva cosa fare. Improvvisamente gli sembrò di essere nuovamente al fianco di Arra, lei che gridava e il bambino che non voleva uscire dal suo corpo.
E lui che immobile stava davanti al letto, gli occhi spalancati e il corpo che tremava ma i muscoli che si rifiutavano di muoversi. All'epoca aveva solo sedici anni e a sedici anni aveva perso la sua sposa.
"Andrà tutto bene," gli disse ancora, le mani strette nelle sue e gli occhi che minacciavano di riempirsi di lacrime.
Non puoi saperlo, pensò Jace cedendo a un altro urlo che scosse la stanza.
La porta venne spalancata e il Maestro e Alys fecero il loro ingresso, il primo agitato e con indosso ancora gli abiti di notte. La seconda perfettamente in ordine, i capelli acconciati in lunghe trecce e un abito rosso a coprirle il corpo.
Era incantevole, come se si fosse preparata per un ballo.
"Sta arrivando!" esclamò Jace gridando ancora, l'istinto di spingere senza però poterlo fare. Il suo corpo che lottava contro di lui. Due istinti diversi che si davano battaglia.
Le lacrime continuavano a corrergli lungo le guance e Cregan si alzò in piedi, guardando i due appena giunti, gli occhi che correvano dall'uno all'altra in cerca di sostegno.
Poi Alys infilò una mano nella tasca del suo abito e ne estrasse un lungo pugnale.
"Bisogna tagliare," disse lei con voce calma e occhi fissi in quelli di Jace che si dimenava sul letto.
"Sei impazzita!?" gridò Cregan con il corpo bollente e le mani che tremavano.
"Morirà dissanguato! Non sai nulla di Lady Aemma!?" gridò a propria volta il Maestro.
Jace gridò ancora ma rimase immobile, accucciato sul letto con suo figlio che ci muoveva dentro di lui come un cucciolo di lupo pronto a scavare la propria uscita se non fosse riuscito a trovarne una.
"È l'unico modo. Vuoi che muoia?" domandò Alys fissando i penetranti occhi neri in quelli grigi di Cregan.
"Morirà! Se gli tagli la pancia morirà!" esclamò Cregan con la voce piena di terrore e le lacrime che iniziavano a bagnargli il viso.
Il Maestro si era avvicinato al letto, cercando in tutti i modi di dare sostegno al giovane principe. Gli bagnò la fronte e cercò di aiutarlo a calmarsi, ma come poteva aiutarlo se lui stesso era un fascio di nervi.
"Non lascerò che muoia," disse Alys brandendo con più forza il pugnale.
"Lui-" iniziò Cregan ma Jace lo interruppe.
"Fa come dice!" gridò con la bocca spalancata e la saliva che gli colava lungo il mento e il collo. Il suo corpo era ricoperto di sudore, le gambe che tremavano e la schiena e il ventre scossi da spasmi involontari.
"Jace..." sussurrò Cregan avvicinandosi al letto per poter prendere la sua mano nella propria.
"Se non lo fa io- MUOIO!" esclamò il principe conficcando i denti nel labbro con tale forza da farlo sanguinare.
Cregan fissò gli occhi su Alys che stava immobile ai piedi del letto, gli occhi freddi ma sofferenti fissi sul viso del giovane principe.
"Se muore non ci sarà luogo nei Sette Regni in cui potrai nasconderti da me," sibilò con le zanne in mostra e il corpo che tremava.
Lei si leccò le labbra e annuì, come se non fosse toccata da quella minaccia. Girò attorno al letto e poi si arrampicò sul materasso, posizionandosi tra le gambe aperte di lui.
"Tenetelo fermo," ordinò posando una mano contro la pancia di lui.
Il Maestro e Cregan si guardarono, incertezza nei loro occhi.
"Fate come dice!" gridò Jacaerys che credeva di stare per morire.
Cregan allora si portò alle sue spalle e gli avvolse le braccia attorno al busto, lasciando che lui si aggrappasse alle sue braccia e vi conficcasse le unghie, lasciando profondi segni rossi sui bicipiti.
"Jace!" gridò Aegon entrando di filta nella stanza, gli abiti da notte ancora indosso e i capelli in disordine. I grandi occhi viola si fissarono su suo fratello e sulla donna che brandiva un pugnale contro di lui.
Strinse i denti e fece per scattare in avanti ma la voce di Jace lo fermò.
"Aiuta il Maestro! Aiuta il Maestro! AEGON!" gridò quando una nuova scossa di dolore lo attraversò da cima a piedi. Si accasciò contro il corpo di Cregan, gli occhi sfocati e la testa appoggiata alla sua spalla.
"Dobbiamo sbrigarci!" disse Alys e per la prima volta Cregan percepì ansia nella sua voce.
Il Maestro si affrettò ad afferrare una delle gambe di Jace e ordinò ad Aegon di fare altrettanto.
"Stringete con tutta la vostra forza!" ordinò l'uomo e poi si sfilò un pezzo di stoffa dalla tasca della veste da notte. Lo gettò a Cregan e lui riuscì a infilarlo tra i denti di Jace, impedendogli di mordersi ancora il labbro.
"Tenetelo fermo!" esclamò Alys e allora calò la lama, tracciando un taglio che attraversò orizzontalmente la pancia di Jace.
Il principe gridò e si aggrappò alle braccia di Cregan. Cercò di scalciare ma Aegon e il Maestro si aggrpparono a lui, tenendolo fermo il più possibile mentre Alys abbandonava il pugnale e infilava le mani all'interno del suo corpo, il sangue che fuoriusciva come vino da un'anfora che si era rotta.
"Va tutto bene... va tutto bene..." sussurrò Cregan contro l'orecchio di Jace ma suo marito si era fatto improvvisamente immobile.
"Jace!?" domandò Aegon con le lacrime agli occhi, le braccia avvolte attorno alla gamba di suo fratello che però aveva smesso di muoversi, il viso pallido e il respiro debole.
Alys estrasse un bambino dal corpo del principe, una piccola creatura ricoperta di sangue.
"Maestro," lo richiamò lei ma lui rimase immobile, gli occhi fissi sul principe che se ne stava con gli occhi chiusi, il Signore di Grande Inverno che sussurrava contro il suo orecchio, le lacrime che gli rigavano il viso e una preghiera tra le sue parole.
"Maestro!" gridò Alys e lui finalmente scattò, prese il piccolo e iniziò a battere contro la sua schiena, ignorando il sangue che gli imbrattò gli abiti.
Alys premette le mani contro lo stomaco di Jace, chiuse gli occhi e iniziò a blaterare in una lingua che Aegon non conosceva. Il giovane principe si alzò dal letto e con gambe tremanti si avvicinò a suo fratello che bianco giaceva immobile tra le braccia di Cregan.
"Ti prego... ti prego... ti prego..." sussurrava il Lupo con il viso affondato contro il collo di Jace.
Alys smise di blaterare.
E Jace aprì gli occhi, un respiro che riempì il suo corpo come un uomo che aveva rischiato di affogare e che finalmente sentiva l'aria contro la propria bocca.
"Jace!" esclamò Aegon nello stesso istante in cui Cregan singhiozzò il suo nome, continuando a piangere.
Aegon lo strinse tra le braccia e poi abbassò lo sguardo su Alys Rivers che coperta di sangue se ne stava immobile tra le gambe aperte di Jace, il taglio sulla pancia completamente rimarginato se non per una lunga cicatrice rosea.
Un pianto così forte da scuotere il mondo giunse dall'altro lato della stanza.
"Un maschio! Un maschio!" esclamò il Maestro tenendo stretto contro il petto un bimbo dai capelli neri.

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