Capitolo 24:

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Pioveva ancora. Se Joffrey fosse stato un romantico avrebbe detto che la terra piangeva per le orribili azioni di suo zio. Ma Joffrey non era un romantico e la pioggia infastidiva sia lui che Tyraxes.
Era il tramonto e Cregan era pronto alla partenza. Le tende al limitare del bosco erano ancora al loro posto e lo sarebbero rimaste fino a quando i Verdi si sarebbero accorti della loro fuga.
Forse Aemond brucerà anche quelle insieme al bosco, pensò con il cappuccio tirato sulla testa e le mani nascoste contro il petto, lontano dal freddo e dall'umidità.
Alys Rivers aveva raccontato che lei e le altre donne erano al fiume quando Aemond aveva abbattuto la propria furia su Harrenhal, si erano salvate solamente per un semplice caso e non avevano più fatto ritorno al palazzo distrutto, preferendo cercare rifugio tra i Lupi che tra le Vipere.
Daeron uscì dal bosco e Joffrey gli andò incontro.
"È completamente impazzito?" domandò fermandosi a un passo da Daeron, la pioggia che batteva insistente contro la sua schiena e gli rendeva difficile sentire la sua stessa voce.
Daeron sospirò.
"Così temo," disse mordicchiandosi le labbra.
Joff sollevò un sopracciglio, non era la risposta che si era immaginato.
"Cos'è successo?" naturalmente non avrebbe rivelato a suo zio che qualcuno era riuscito a sfuggire al massacro, temeva che anche se fossero solo dei servi Aemond avrebbe voluto sbarazzarsi di loro.
Ma Daeron ne parlerebbe con lui? si domandò poi. Suo zio che sembrava così triste all'idea che del sangue venisse sparso sicuramente avrebbe voluto proteggere le uniche donne sopravvissute.
Decise comunque di non dirglielo, spaventato all'idea delle possibili conseguenze.
Daeron si passò una mano contro il viso e deglutì come se avesse male alla gola.
"Sembra che lui e Borros avessero un accordo, se entrambi fossero sopravvissuti Aemond avrebbe sposato una delle sue figlie. Ma Aemond lo ha ucciso e quindi l'accordo non è valido," spiegò Daeron fissando gli occhi in quelli scuri di suo nipote.
Joff batté ripetutamente le palpebre.
"Ha ucciso un uomo per non rispettare un accordo?" domandò Joff con stupore.
"Pare che ami tuo fratello più di quanto immaginassi," disse Daeron. Anche se non avrebbe dovuto sorprendersi, aveva visto il modo in cui suo fratello si atteggiava quando il suo giovane sposo era con lui.
Docile come un agnellino pronto a essere fatto in pezzi, si disse ricordando le innumerevoli volte in cui suo nipote aveva fatto sanguinare Aemond.
"Cazzo," sussurrò Joffrey premendo una mano contro il viso.
"Siete pronti a partire? La pazienza di Aemond si assottiglia sempre di più," disse Daeron guardandosi alle spalle, come se temesse di essere stato seguito.
Joffrey annuì.
"Sono solo venuto a... salutarti? Immagino," disse mordicchiandosi le labbra.
Daeron si sentì arrossire, il cuore che batteva veloce e il suo odore riempirsi di dolcezza e contentezza. Non credeva che parole così semplici avrebbero potuto renderlo così felice.
Daeron sorrise, un sorriso così grande che quasi spaventò Joffrey. L'unico Hightower che aveva mai visto sorridere con così tanta gioia era suo zio Aegon e non avrebbe mai più voluto vederlo.
Joff gli voltò le spalle ma poi si interruppe e tornò indietro.
"Implora il perdono di mia madre e io metterò una buona parola per te, questa guerra non deve finire con la tua morte," gli disse prendendo la sua mano nella propria. Non seppe dire esattamente perché gli fece quella promessa ma Daeron era sempre stato il più gentile possibile nonostante la condizione in cui si trovavano.
Daeron gli sorrise triste.
"Devo rimanere con mio fratello. So che lo credi un mostro. So che credi che la mia intera famiglia sia fatta di mostri ma... rimane comunque la mia famiglia," disse Daeron ricambiando la stretta di Joffrey.
Lui annuì e fece un passo indietro, iniziando a incamminarsi verso la via da cui era venuto.
"Aspetta," disse Daeron inseguendolo con passo lento ma deciso. Joff interruppe la propria camminata e sollevò gli occhi su suo zio, sollevando un sopracciglio.
Daeron si leccò le labbra e prese il viso di Joffrey fra le mani. Gli accarezzò le guance dagli zigomi affilati e si chinò su di lui, unendo le loro labbra in un piccolo bacio privo di qualsiasi eccitazione.
Joff si fece rigido fra le sue mani ma poi si aggrappò alla sua maglia, affondando le dita contro la soffice lana.
Daeron inclinò il capo e si gettò a capofitto sulle labbra del nipote, succhiandole con dolcezza. Poi, delicato, si allontanò e fece un passo indietro, guardando il viso rosso di Joffrey e le sue labbra umide.
"Ci vediamo," gli disse prima di fuggire.

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