Capitolo 33:

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Si risvegliò stretto tra le braccia di Aemond. Suo marito lo aveva raggiunto nel suo letto che ormai era notte passata ma Luke ovviamente si era accorto di lui, sarebbe stato impossibile non farlo. Aemond lo aveva stretto con tale forza da rendergli quasi difficile respirare.
"Ho una sorpresa per te," sussurrò lui contro il suo orecchio.
Luke sospirò e nascose il viso contro il cuscino. In quel momento non desiderava sorprese o altro, voleva semplicemente rimanere a letto e dormire fino a quando il sole si sarebbe spento per sempre.
Quando non rispose Aemond gli baciò il collo e Luke si trovò involontariamente a sorridere. Il suo cuore soffriva per quei momenti di dolcezza perché la sua testa non poteva fare altro che ricordargli chi fosse l'uomo alle sue spalle.
Aemond sospirò un'ultima volta e poi si alzò. Completamente nudo si avvicinò all'armadio e iniziò a prepararsi per la giornata. Luke si voltò verso di lui, le braccia larghe e il viso affondato nel cuscino.
Guardò suo marito piegarsi e infilare intimo e pantaloni, il tessuto nero che scivolava lento lungo le sue cosce sode e le natiche rotonde per poi fermarsi attorno alla vita sottile, così sottile da essere inverosibile.
Una benda bianca fasciava la spalla sinistra e passava anche sotto i pettorali, così da tenere la stoffa al proprio posto. Aemond si infilò una camicia scura e anche la vista della sua schiena robusta scomparve. I lunghi capelli bianchi gli ricaddero sulle spalle.
Luke sospirò e nascose la faccia nel cuscino.
"Sarai incoronato," commentò mordicchiandosi le labbra.
Principe Reggente, pensò riportando lo sguardo su suo zio che si stava avvicinando al letto.
Jaehaerys era, dopotutto, troppo giovane per seguire le orme del Re Usurpatore e prendere il suo posto sul Trono perciò suo zio avrebbe avuto quell'onore.
"E tu sarai la mia regina," disse Aemond chinandosi per baciargli la testa coperta da ricci scuri.
"Principe Consorte," lo corresse Luke. Anche se quello non era il titolo corretto. Luke sarebbe rimasto un semplice principe ma se Aemond insisteva davvero nel trovargli un titolo quello sarebbe stato il più adatto.
Non sono una donna, pensò mentre suo zio si alzava e indossava il lungo cappotto nero. Erano i primi giorni di primavera e nonostante l'aria fosse più calda solamente uno sciocco sarebbe uscito con pochi abiti indosso.
"Rhaena ti aspetta nella sua stanza. Le tue guardie ti porteranno da lei," disse Aemond guardandosi allo specchio. Sistemò la benda e quando la reputò nella posizione corretta fece un passo indietro e passò le mani contro il cappotto.
Luke si mise a sedere.
"Le mie guardie? Ser Cleoden e Ser Harkon?" domandò lui trascinando sul bordo del letto e mettendo i piedi in terra.
Aemond sospirò.
"Sì, Lucerys, Ser Cleoden e Ser Harkon," rispose lo zio guardando dritto in viso. E proprio come un giorno di tanti mesi prima Luke gli regalò un vero sorriso. Pieno di denti e con splendidi canini affilati.
Aemond ricambiò con il suo solito ghigno senza denti.
"Grazie," disse Luke alzandosi in piedi, la veste da notte che gli sfiorava i polpacci. Camminò fino a suo marito, i piedi scalzi contro il pavimento, e si sollevò sulle punte, prendendo le sue labbra tra le proprie.
Aemond gli posò le mani sui fianchi e lo tenne vicino a sé il tempo sufficiente per riscaldare il suo corpo poi lo lasciò andare.
"Una delle balie si è già occupata di Vadir," disse Aemond accennando alla culla in cui giaceva il piccolo perfettamente lavato e profumato, gli occhi aperti e i capelli bianchi dritti sopra la testa.
Luke annuì e si chinò su suo figlio, prendendolo tra le braccia e guadagnando una serie di piccoli versetti di approvazione.
"Ci vediamo più tardi," sussurrò Aemond lasciandogli un altro bacio tra i capelli.
"A più tardi," disse Luke guardandolo andare via.
Vadir calciò delicatamente contro il suo petto e Luke gli sorrise, baciando le guance rosse come mele. Il bambino borbottò e creò piccole bolle con la saliva che subito andarono a bagnare la veste del principe.
"Sei pronto per conoscere tua zia Rhaena?" gli domandò rimettendolo nella culla giusto il tempo per vestirsi. Vadir continuò a borbottare e Luke lo riprese tra le braccia, incamminandosi verso l'uscita.
Appena fuori Celoden e Harkon scattarono sull'attenti e Luke li prese immediatamente tra le braccia, suo figlio premuto contro al petto e ben sicuro nel suo marsupio. I tre omega si tennero stretti, ignorando qualsiasi possibile sguardo o chiacchiera.
"Sono così felice di rivedervi," disse Luke accarezzando il viso di entrambi. Tutti e due parevano stanchi ma non sembravano feriti in alcun modo, forse solamente nell'orgoglio.
Harkon sorrise e chinò il capo per salutare il piccolo Vadir.
"Eravamo rinchiusi nelle segrete. Brutto posto," commentò Cleoden.
Luke gli passò una mano contro il braccio, una magra consolazione ma poco importava.
"È vero?" domandò Harkon facendosi più vicino.
Luke aggrottò le sopracciglia confuso.
"Che il principe Jacaerys ha ucciso Aegon?" domandò ancora Harkon.
Il viso di Luke si illuminò e immediatamente annuì. Oh, sapeva che avrebbe avuto tanto da raccontare ai suoi amici.
Harkon sollevò il viso e il suo sorriso raggiunse i suoi occhi. Cleoden ricambiò e Luke fu quasi certo che i due fossero sul punto di abbracciarsi ma si trattennero. Harkon si passò una mano contro il viso e nascose gli occhi lucidi poi sorrise a Luke.
"Vieni. Tua sorella ti aspetta," disse accennando al corridoio vuoto.
Luke prese un profondo respiro e si lasciò guidare. Con Harkon avanti a sé e Cleoden dietro di sé raggiunse in fretta la nuova stanza di sua sorella. Se non altro Aemond aveva avuto la gentilezza di non darle la vecchia camera che condivideva con Baela.
Luke prese un profondo respiro e bussò alla porta, portando poi una mano a stringere la schiena di suo figlio. Vadir era più che sveglio, gli occhi aperti e fissi su Cleoden, il più grande fisicamente.
La maniglia si abbassò e la porta venne aperta con delicatezza, rivelando Rhaena in tutto il suo splendore. Luke non le sorrise, non ne ebbe il tempo perché lei si gettò tra le sue braccia, tenendolo stretto, ignorando solo un istante Vadir che quasi immediatamente iniziò a lamentarsi e a scalciare debolmente, ricordando ai due fratelli la sua presenza.
"Mi sei mancato," sussurrò lei prendendolo per mano e guidandolo poi nella sua stanza.
Cleoden e Harkon rimasero da guardia e si chiusero la porta alle spalle.
"Avevo paura che non ti avrei più vista!" esclamò lui prendendo il suo viso fra le mani. Per un attimo le sembrò di vedere Baela ma poi i suoi lineamenti si fecero più dolci e i suoi occhi più gentili.
"Anche io," disse lei unendo la fronte alla sua.
Luke tirò su con il naso e si passò una mano contro gli occhi. La sua famiglia era riunita. O quella parte che tutti sapevano essere viva. I suoi fratelli minori erano al sicuro al Nord e Jace presto li avrebbe raggiunti.
"Lui è Vadir?" domandò Rhaena guardando il piccolo che la fissava con interesse ma senza però vederla.
Luke annuì rapido e glielo porse senza che avesse bisogno di chiederglielo. Rhaena sorrise con gioia, il piccolo stretto contro il suo seno e il naso che sfregava contro il suo più piccolo e che puntava verso l'alto.
Luke si guardò attorno. Si immaginava di trovare un piccolo drago ma sua sorella era sola.
"Dov'è?" domandò lui sollevando lo sguardo verso il soffitto. Ma della creatura non c'era traccia.
"L'hanno portato alla Fossa del Drago. Pare che la Fortezza Rossa non sia un posto adatto ai draghi," commentò lei con sdegno.
Luke sbuffò una risata e scosse il capo, quelle sembravano proprio il genere di parole che avrebbe pronunciato Alicent e dentro di sé sapeva proprio che fosse stata lei a dare quell'ordine.
"Ti prometto che potrai fargli visita quando vorrai," assicurò lui posandole una mano sulla spalla. Lei sorrise e abbassò lo sguardo su suo nipote, cullandolo dolcemente muovendosi da un piede all'altro.
"Si chiama Morning e credo sia una femmina," disse lei sedendosi davanti al fuoco.
Luke la imitò e sorrise.
"Morning... è un nome molto grazioso," le disse allungando una mano per accarezzare il capo coperto di capelli bianchi di suo figlio.
Rhaena continuò a sorridere guardando il piccolo che si faceva più rilassato tra le sue braccia, il tocco della sua muña era un qualcosa che conosceva e amava.
Cosa darei per sentire ancora il tocco di mia madre, pensò mordicchiandosi le labbra. Alla mente prima venne uno sfocato ricordo di Laena e poi uno più chiaro e radioso di Rhaenyra, bella e meravigliosa.
"Ho sentito che Aemond sarà incoronato Principe Reggente. È vero?" domandò lei sollevando i penetranti occhi viola su di lui. Non poteva dire che quella notizia la rallegrasse. Prima di partire da Nido dell'Aquila aveva immaginato che chiunque sarebbe stato un re migliore di Aegon ma ora che sarebbe stato suo fratello a occupare il Trono Rhaena non ne era più certa.
Luke annuì lieve.
"Jaehaerys è troppo giovane per regnare. Aemond sarà il nostro re fino a quando lui non sarà grande abbastanza," disse il principe. Per quanto l'idea non lo rallegrasse sapeva che come sposo del sovrano avrebbe avuto una serie di libertà in più che un semplice principe non avrebbe potuto permettersi.
Vadir iniziò a lamentarsi, le narici che soffiano rapidamente aria calda e i pugni che battevano contro il petto di Rhaena. Lei rise e lo porse al genitore, lasciando che il suo odore e il battito regolare del suo cuore lo calmassero.
"O fino a quando Jace non lo spodesterà," commentò lei fissando gli occhi nei suoi.
Luke annuì ma nel suo cuore c'era poca convinzione. Fino a quando Jace sarebbe rimasto ad Approdo del Re non avrebbero potuto fare nulla. Ma una volta raggiunto il Nord le cose avrebbero potuto cambiare.
Rhaena deglutì e si leccò le labbra.
"Ho saputo che il... il corpo di Baela si trova nelle cripte. Pensavo di farle visita prima che le Sorelle in Nero se ne occupino," disse lei affondando le corte unghie nel tessuto della sua gonna nera.
Luke si strinse nelle spalle, gli occhi tristi e un peso a chiudergli la gola. Non aveva visto il corpo di sua nonna. Non aveva visto il corpo di suo padre. E non aveva visto il corpo di sua madre, il vento aveva disperso le ceneri ancora prima che lui se ne potesse accorgere. Ma il corpo di sua sorella era lì, tangibile prova della sua morte.
"Avrei dovuto farle visita ma... non avevo né tempo né coraggio," disse con occhi fissi sul viso di suo figlio.
Rhaena si allungò e prese la sua mano nella propria, regalandogli un sorriso così simile a quello di Rhaenyra.
"Non te ne faccio una colpa. Stavi proteggendo i nostri fratelli. Ti ho visto salvare Jace, Luke... sei stato incredibile. Sei incredibile," disse lei e lui abbassò lo sguardo, gli occhi lucidi e le labbra piegate in un sorriso al contrario.
Rhaena si alzò e lo prese tra le braccia, lasciandogli un bacio sulla fronte.
"Andiamo a trovare Baela," disse lei guidandolo fuori dalla porta.
Le due guardie li seguirono ma si tennero qualche passo indietro rispetto a come avrebbero fatto usualmente. I due fratelli non avevano bisogno di indicazioni, sapevano perfettamente dove avrebbero trovato il corpo di loro sorella.
E Baela era bella come Luke la ricordava.
Stesa su un altare di pietra nera, il corpo ancora vestito per la battaglia e le mani piegate contro il petto. I capelli ricci raccolti in una lunga treccia e il viso mortalmente pallido. Le lunghe dita che nascondevano la ferita inflitta da Aemond.
"Oh, sorella," sussurrò Rhaena lasciandole una carezza contro il viso.
Le Sorelle in Nero erano radunate in un angolo, i visi coperti e le mani pronte ad agire.
"Ha combattuto come una furia. O questo dice Aemond," disse Luke cullando Vadir che aveva iniziato a lamentarsi, forse turbato dal lieve odore di morte che impermeava la stanza.
E se Aemond riconosce il suo valore deve essere vero, pensò ancora.
Rhaena sorrise addolorata e sollevò lo sguardo sulle Sorelle in Nero.
"Vorrei aiutarvi con la preparazione del corpo," disse leccandosi le labbra.
Come Rhaenyra ha fatto con Visenya, pensò. Lei e sua sorella erano state insieme dall'esatto momento della loro nascita. Ora Rhaena l'avrebbe accompagnata nella morte.
"È meglio se vai," gli disse prendendo la mano di Baela nella propria.
Luke annuì, più che deciso a non assistere a quella macabra trasformazione.

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