Capitolo 34:

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Luke sospirò, l'acqua che gli accarezzava le clavicole e le ginocchia che come piccole isole fuoriuscivano dall'acqua color perla. Le punte dei capelli erano arricciate e la collana ben salda attorno al suo collo delicato.
Erano passati quattro giorni dal funerale di Aegon e Helaena. Luke aveva aspettato il più possibile ma non credeva di poter esitare oltre.
Aemond era inginocchiato alle sue spalle, le mani bagnate che gli accarezzavano spalle e capelli, aiutando i ricci a mantenere la loro forma.
"Baela e i miei genitori meritano un funerale," disse Luke con gli occhi chiusi e le mani di suo marito immobili attorno al suo collo.
Aemond sospirò e appoggiò la fronte contro i suoi ricci scuri. Premette il naso contro il suo capo e prese un profondo respiro, odorando il suo profumo fresco e fumoso.
"Non abbiamo corpi da bruciare," commentò Aemond contro il suo capo.
"Abbiamo il corpo di Baela. E possiamo bruciare gli abiti dei miei genitori. Ce ne sono molti nelle loro vecchie stanze," disse Luke stringendosi le ginocchia contro il petto. Lo addolorava parlare in quella maniera dei resti dei suoi familiari.
Aemond sospirò ancora, le braccia avvolte attorno alle spalle di suo marito e le labbra che gli sfioravano il collo.
"Dovrei celebrare i funerali della donna che voleva uccidermi?" domandò Aemond e Luke si strinse nelle spalle. Aggrottò le sopracciglia e prese un profondo respiro. Non aveva nessuna intenzione di iniziare quella giornata con una discussione ma suo marito non sembrava intenzionato a lasciargli scelta.
"Hai celebrato il funerale di Aegon," commentò lui allontanando le mani di Aemond dalle proprie spalle. Improvvisamente l'acqua non sembrava così invitante e il piacevole bollore era scomparso.
"Aegon era mio fratello," disse Aemond alzandosi in piedi, il suo odore che trasmetteva irritazione e un avvertimento a non continuare con quella conversazione.
"E Rhaenyra era mia madre. Daemon mio padre e Baela mia sorella," ribatté Luke.
Aemond girò attorno alla vasca e si inginocchiò davanti a lui, un braccio appoggiato al bordo della tinozza e una mano protesa verso Luke che, dopo alcuni istanti di esitazione, la prese tra le proprie.
"Non puoi chiedermi di celebrare questo funerale. Quale conquistatore lo farebbe?" domandò Aemond e Luke parve sentire della vera tristezza nella sua voce. Forse suo marito riusciva a comprendere il dolore che appesantiva il cuore di Lucerys ma ancora cercava di pensare in modo strategico e politico, non sentimentale.
"Perché no?" domandò Luke inginocchiandosi nella vasca per farsi più vicino ad Aemond.
"Non ti chiedo un funerale pubblico! Solo la tua famiglia e la mia famiglia. Nove persone in totale," continuò lui stringendo entrambe le mani di Aemond nelle proprie.
Aemond sospirò ancora e si premette una mano contro la fronte, cercando di ignorare i grandi occhi di suo nipote e le sue labbra tremanti.
"Mi stai chiedendo di liberare tuo fratello?" domandò Aemond leccandosi le labbra e sollevando l'occhio sul viso di Luke.
"Solo per il funerale. Merita di essere presente," rispose lui, le dita che premevano con forza contro le mani di Aemond.
Lo zio sospirò ancora e Luke si piegò in avanti per lasciargli un bacio sulle labbra.
"Per favore," sussurrò allora, i grandi occhi scuri fissi nel suo unico viola.
Aemond sorrise, gli angoli delle labbra sollevati verso l'alto.
"Non puoi sperare di comprare quello che vuoi con baci e parole dolci," commentò lui e Luke gli sorrise, il busto per metà fuori dall'acqua e la pelle d'oca che gli copriva le spalle.
Aemond sospirò un'ultima volta e annuì.
"Questo pomeriggio. Solo la nostra famiglia," disse alzandosi in piedi e afferrando la veste con cui Luke avrebbe potuto asciugarsi. Il principe uscì dalla tinozza e con i piedi umidi e l'acqua che scivolava lungo il capo si avvicinò a suo marito, lasciando che lui lo aiutasse a coprirsi e asciugasse i suoi capelli più che bagnati.
"Grazie," gli disse sollevandosi sulle punte per dargli un bacio.


Alicent camminava a passo svelto, il lungo vestito verde che le sfiorava le caviglie e i capelli raccolti in un ordinato chignon agghindato da una retina dorata.
Non farò lo stesso errore che ho fatto con Lucerys, pensò mentre veniva inseguita da uno squadrone di serve e sarte, tutte che portavano tessuti di vari colori e splendidi gioielli.
Non avrebbe finto gentilezza. Non aveva funzionato con Lucerys e sicuramente non avrebbe funzionato con suo fratello minore.
Le due guardie ferme davanti alla porta della stanza di Daeron raddrizzarono la schiena e spalancarono le coperte, rivelando l'interno di una stanza e Joffrey seduto alla scrivania del principe, una penna stretta in una mano e un foglio storto, scarabocchiato e pieno di cancellature.
"Joffrey," lo salutò Alicent mentre le donne si disponevano a ventaglio lungo la stanza, lasciando in terra i tessuti e i gioielli.
Il giovane aggrottò le sopracciglia e guardò tutte quelle serve, omega, che erano entrate nella sua stanza senza permesso.
"Nonna... cosa significa?" domandò alzandosi in piedi. Accartocciò ciò che stava scrivendo e lo gettò in terra insieme a una decina di altri fogli ridotti nel medesimo stato.
Alicent sorrise e spalancando le braccia accennò alle donne che si erano disposte tutte attorno a lei. Molte erano giovani ma un paio erano anziane che dovevano aver visto quella scena diverse altre volte nella loro vita.
"Sei mesi passano in fretta e presto arriverà il giorno del tuo matrimonio. Siamo qui per occuparci del vestito," spiegò Alicent mentre le due donne più anziane gli si avvicinarono, strattonandolo senza riguardo al centro della stanza e iniziando a passare nastri misurati attorno ai suoi fianchi, spalle e braccia.
"Cosa? No! Un attimo!" esclamò Joff allontanando le due donne.
Alicent buttò gli occhi al cielo mentre le serve fecero un passo indietro, le sopracciglia aggrottate ed espressioni poco entusiaste. Avevano già sopportato i capricci del principe Lucerys.
"Cos'hanno i miei vestiti che non va?" domandò Joff fissando lo sguardo sui diversi tessuti sparsi per la stanza. I colori variavano dal bianco al nero e tutto quello che c'era nel mezzo. Il verde non mancava ma fece del proprio meglio per ignorarlo.
"Non sono appropriati per un matrimonio," commentò lei con pazienza, le mani strette in grembo e le mani piegate in un leggero sorriso.
Joff aggrottò le sopracciglia.
"Ho vestiti adatti a Roccia del Drago," obiettò lui.
"Non adatti a un matrimonio," ribatté lei. Accennò nuovamente affinché le due serve si avvicinassero e questa volta, nonostante le lamentele di Joffrey, riuscirono a prendere le giuste misure.
"Quale colore ti piace? Non ho avuto la possibilità di aiutare tuo fratello ma sarò più che felice di aiutare te. Oh, quando si è sposata la mia Helaena ho programmato tutto nei minimi dettagli!" esclamò lei con un sorriso sofferto a piegare le labbra e una vena di follia ad attraversarle lo sguardo.
Joff provò un sussulto di dolore a sentire nominare il nome della zia ma si affrettò a nasconderlo, non voleva dare strane idee alla nonna.
"Non mi importa del mio abito. Forse non ti sei resa conto che questo matrimonio non è voluto," commentò lui incrociando le braccia contro il petto.
Alicent gli sorrise e accennò alla serve che l'abito avesse un collo alto e una vita sottile.
"Quale matrimonio lo è?" domandò lei mostrandogli una serie di gioielli. Joff fu lieto di notare che molti avessero artigli o raffigurazioni di splendidi draghi. Pietre preziose e affilate.
Il principe ne afferrò uno, una collana d'argento con due teste di drago. Avrebbe avvolto perfettamente il collo di Joffrey.
"Allora? Quali colori?" domandò Alicent afferrando un pezzo di tessuto verde scuro.
Joffrey la guardò con confusione. Quello non sembrava un comportamento che sua non avrebbe avuto. Sembrava ubriaca, e il suo odore non mentiva, o forse impazzita ma in fin dei conti non gliene poté fare una colpa, sua figlia era appena morta.
"Rosso e nero," rispose accennando alle due stoffe stese sul suo letto. Forse se avesse collaborato Alicent se ne sarebbe andata.
La Regina Verde sospirò affranta ma annuì. Le serve afferrarono diversi tessuti in diverse sfumature di rosso e le avvicinarono al viso di Joffrey, studiando la migliore tinta per la sua carnagione. Lui le lasciò fare, osservando sua nonna che passeggiava per la stanza, le mani strette in grembo e il passo un poco incerto.
Le serve blaterarono tra loro e misero da parte il tessuto selezionato. Fecero lo stesso con il tessuto nero e poi presero del grigio scuro, decise a inserirlo tra i tessuti selezionati.
"Sai, il mio vestito era bianco. Incantevole," disse lei con un grande sorriso.
"Mi fa piacere," borbottò lui quando le serve si furono allontanate ed ebbero raggiunto la porta che si spalancò con un rapido movimento, rischiando di travolgere una delle serve più giovani che era malauguratamente posizionata vicino alla parete.
"Madre?" domandò Daeron fissando gli occhi quella Regina Verde.
"Daeron! Stavo aiutando Joffrey a scegliere i colori per il suo abito," disse lei ridacchiando, le guance rosse e alcuni ciuffi, sfuggiti allo chignon, che le ricadevano davanti alla fronte.
Decisamente ubriaca, pensò Joff passandosi una mano contro la fronte. Non doveva essere particolarmente stupito, Aegon doveva pur aver preso da qualcuno e Alicent aveva sempre una coppa di vino in mano.
Daeron le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle. Da quella distanza non gli fu difficile sentire l'odore di alcol nel suo alito.
"Meraviglioso... ma forse ora dovresti riposare," disse lui posandole una mano sulla schiena e indirizzandola verso la porta. Lei non oppose particolare resistenza, limitandosi a blaterare qualche parola sconnessa o vecchi ricordi del suo matrimonio.
Daeron agguantò due serve e ordinò loro di portare sua madre nella propria stanza poi le lasciò andare.
Tutti si affrettarono fuori dalla stanza, lasciando soli i due principi.
"Non che mi importi ma sta bene?" domandò avvicinandosi a Daeron, le braccia incrociate contro il petto e gli occhi fissi sul suo viso.
Daeron sospirò e sollevò le spalle, accomodandosi sul bordo del letto.
Joff esitò ma poi lo imitò, appoggiando le mani alle cosce e il capo inclinato.
"Pare abbia bevuto senza sosta da dopo la nostra lite a cena. Immagino che si stia riprendendo," disse accennando alla porta chiusa e a uno dei gioielli che una delle serve si era lasciata alle spalle. Era un singolo orecchino che certamente l'avrebbe messa nei guai ma forse, se fosse stata abbastanza scaltra, avrebbe potuto accusare la Regina Verde o il principe omega.
Joff annuì e sbuffò, lasciandosi cadere contro il materasso. Daeron sorrise e fece altrettanto. I due principi si ritrovarono a guardare il soffitto della stanza, le mani che si sfioravano e le labbra socchiuse, entrambi sul punto di sussurrare qualcosa.
Invece rimasero in silenzio, godendo di quello spazio dove potevano essere sé stessi senza dover fingere.
Non è così male, pensò guardando Daeron di sottecchi.


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