Capitolo 17:

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Aegon era esausto. Stanco dei suoi Consiglieri e di quella stupida sala. Tutto quello che voleva fare era godere delle celebrazioni per la sua vittoria, ubriacarsi e scopare. E invece, per due volte nello stesso giorno, si trovava imprigionato in quella stanza.
Fare il re è una stronzata, si disse mentre suo nonno blaterava con quel tono altezzoso che lui tanto odiava.
Stava parlando da quasi un'ora ma il sunto di quel monologo era sempre lo stesso.
"Rhaenyra ha un solo erede," disse Otto intrecciando le dita sopra il grande tavolo.
Questo Joffrey di cui sento tanto parlare, pensò Daeron che avrebbe tanto voluto poter vedere un suo ritratto, un qualcosa che potesse dargli un'idea di quel giovane di cui tutti parlavano.
Ora che aveva incontrato anche il maggiore dei suoi nipoti poteva farsene un'idea. Doveva avere certamente capelli scuri e ricci, naso dritto e labbra succulente. Probabilmente le sue guance erano spruzzate di lentiggini e le sue sopracciglia sempre arcuate verso il basso.
I suoi occhi però non poteva immaginarli.
Gli occhi di Lucerys erano di un marrone così intenso da sembrare nero eppure quando venivano colpiti dalla luce del sole viravano sull'oro e sull'argento quando era la luna sfiorarli.
Gli occhi di Jacaerys erano verdi. Un verde che passava dallo scuro del muschio al chiaro dell'erba appena spuntata.
Che abbia ereditato i colori di sua madre? si domandò poi immaginando un giovane dai capelli neri e gli occhi viola.
La principessa Rhaenys portava i capelli di sua madre e gli occhi di suo padre, pensò ancora leccandosi le labbra. Non era così improbabile che i giovani figli di sua sorella avessero ereditato i colori della Regina che non fu.
"Non dimenticare le due figlie di Daemon, Baela e Rhaena, un'alpha e un'omega," disse Alicent ricordando le giovani donne che avevano seduto alla sua tavola. Entrambe parevano avere lo stesso temperamento del genitore anche se Rhaena lo celava in maniera ottima.
"Rhaena non è una minaccia ma Baela sa combattere e ha un drago," borbottò Aemond pur non mostrando alcun genere di preoccupazione, sembrava semplicemente limitarsi a esporre delle informazioni raccolte nel tempo. La sua mente era rivolta ad altro, al suo dolce marito che si era nuovamente rinchiuso nella propria stanza e che aveva minacciato di colpirlo con ogni oggetto disposto sulla sua scrivania.
Ringrazio di avergli portato via il pugnale, pensò grattando la guancia offesa.
Quando aveva lasciato la loro stanza lo aveva sentito piangere dietro alla porta chiusa. Ad Aemond non importava dei figli di suo zio. Non ricordava nemmeno di averli incontrati ma la loro morte faceva soffrire il suo omega e una piccola parte di lui soffriva insieme a Lucerys.
"Un piccolo drago. Non è una minaccia per nessuno," brontolò Aegon continuando a fissare lo sguardo fuori dalle tante finestre. Il sole stava quasi per tramontare e l'ora dei festeggiamenti si faceva sempre più vicina.
"Ma un piccolo drago può crescere," commentò Otto.
Aegon buttò gli occhi al cielo e sospirò profondamente.
"E allora uccideremo lei e il suo drago," borbottò sorridendo al nonno che parve concorde con quelle parole. Oramai avevano dato inizio a una serie di uccisioni che non sarebbe terminata se non con la loro vittoria o sconfitta.
"Prima della morte di Lady Baela temo abbiamo altri problemi di cui occuparci," disse Larys Strong dal fondo della lunga tavola, il viso come sempre appoggiato alle dita intrecciate sul bastone.
Aegon avrebbe voluto averlo al posto dei suoi fratelli ma sapeva che Larys non avrebbe apprezzato essere messo così al centro dell'attenzione. Il suo piccolo amante preferiva agire nell'ombra e laggiù, dal fondo della lunga tavola, poteva osservare e studiare senza essere visto, nascosto tra il corpo di Jason Lannister e Criston Cole.
Alicent fissò gli occhi su di lui, le folte sopracciglia rosse arricciate e le mani strette in grembo.
"Cosa c'è ancora?" domandò Aegon con tono più pacato di quello che avrebbe utilizzato se fosse stato suo nonno o un altro membro del Consiglio a far notare il sorgere di un nuovo problema.
Aemond gli lanciò uno sguardo e Aegon lo ignorò bellamente, preferendo continuare a guardare l'omega che sedeva al capo opposto del tavolo.
"Pare che Cregan Stark e i suoi Lupi si stiano muovendo verso Harrenhal. Entro un paio di mesi potremmo ritrovarli alle porte di Approdo del Re," spiegò Larys battendo lentamente le palpebre, come se fosse annoiato. Non sembrava che esistesse qualcosa in grado di procurargli particolare gioia o intrattenimento.
"Come puoi esserne certo?" domandò Alicent il cui nuovo divertimento pareva essere quello di antagonizzare l'ultimo figlio di Lyonel Strong.
"Sono il Maestro dei Sussurri, Mia Signora," rispose Larys accennando alle proprie orecchie. Tutti sapevano che Larys avesse spie sparse in ogni angolo della città e forse del Regno. Daeron era certo che nei palazzi dei loro alleati fosse nascosto un piccolo infiltrato pronto a riferire all'omega ogni più piccola scoperta.
"Pare che Jacaerys abbia avuto successo con la sua missione," borbottò Aemond che aveva sperato di vederlo fallire. Sembrava che gli Stark non fossero gli uomini più socievoli di Westeros eppure suo nipote era riuscito nella difficile missione di far schierare il giovane Lupo dalla parte di quella puttna di sua madre.
"Non possiamo permettergli di avanzare oltre," commentò Daeron che non aveva nessuna intenzione di portare una guerra sulla gente di Approdo del Re. Non conosceva Cregan Stark ma aveva udito molto sui Lupi del Nord e sulle loro incredibili capacità di combattimento. Bestie assetate di sangue li descriveva qualcuno.
"Sarebbe davvero un problema se arrivassero in città? Abbiamo tre draghi, possiamo annientarli facilmente," commentò Aegon grattandosi una guancia.
Alicent si morse le guance, trattenendosi a stento dal buttare gli occhi al cielo. Amava i suoi figli ma lo scarso interesse che Aegon dimostrava non smetteva mai di infastidire.
"Non puoi radere al suolo la città. Il tuo compito come re è proteggerla e non darla alle fiamme," disse lei intrecciando le dita contro il vestito verde.
Per non parlare del fatto che le navi della Triarchia sono ferme in porto, pensò lei sospirando stanca. Quelle bandiere e quegli uomini dall'aspetto etnico avevano attirato non pochi sguardi e allarmato i poveri pescatori che erano costretti a passare al fianco delle enormi navi e pregare che i pirati non decidessero di depredarli.
"D'accordo! D'accordo! Non bruceremo la città," disse Aegon appoggiando il viso a una mano. La sua noia iniziava a farsi più che palpabile.
"Invieremo Aemond e Daeron a occuparsi di loro. Con due draghi dovrebbero sbarazzarsi di quei lupi in poco meno di una giornata," concluse Aegon sfregando le mani come se la questione fosse risolta.
Fece per alzarsi in piedi ma Otto sollevò una mano, invitandolo a rimanere seduto. Aegon lo ignorò ma quando notò gli occhi di Larys Strong fissi su di sé decise di concedere al nonno qualche altro istante del suo tempo.
Ormai il sole era arrivato a baciare il mare e presto sarebbe scomparso, affondando tra i flutti.
"Approdo del Re ha bisogno di protezione. È meglio che Aemond rimanga qui," disse Otto leccandosi le labbra. Non era sciocco, sapeva che non appena la voce della morte di due principi Targaryen e della cattura di Jacaerys avrebbe raggiunto le orecchie della Regina Nera fuoco e sangue si sarebbero abbattuti su Approdo del Re. Ma forse un drago delle dimensioni di Vhagar avrebbe tenuto i contendenti lontano dalla città.
"Manderemo il principe Daeron e Ser Criston a fronteggiare i Lupi," concluse la Mano del Re. Per quanto i cani rognosi di Cregan Stark potessero essere una minaccia per un comune esercito non avrebbero certo potuto abbattere un drago.
Aegon batté insieme le mani.
"È deciso," commentò il sovrano facendo nuovamente per alzarsi.
"Vorrei che tentassi di portare Cregan Stark dalla nostra," disse Alicent posando gli occhi sul minore dei suoi figli.
Aegon tornò a sedersi, la pazienza che andava sempre più scemando così come il sole che a poco a poco stava scomparendo.
"Temo che sarà una missione ardua, Mia Signora," disse Larys attirando l'attenzione su di sé. Daeron si concesse un respiro di sollievo, poteva combattere contro i Lupi di Cregan Stark ma non desiderava tentare di corrompere l'animo di un uomo giusto.
"Per quale motivo?" domandò Alicent con una vena che aveva iniziato a pulsarle sul collo.
"Pare che la fedeltà del Signore di Grande Inverno sia come quella di un cane, concessa a un solo padrone," spiegò Larys lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso.
E il suo padrone è Jacaerys, chiaramente, pensò Daeron passando una mano contro il viso.
"Fa comunque un tentativo," ordinò Alicent troncando lì qualsiasi tipo di discussione.
Daeron pensò che nessuno gli avesse chiesto se desiderava partire. Criston Cole poteva essere mandato ai capi del mondo senza poter obiettare ma lui rimaneva comunque un principe.
"Tra quanto dovrò partire?" domandò Daeron.
"Il prima possibile," rispose immediatamente Otto.
"Concediti una settimana di riposo! Divertiti e sorridi più spesso," gli disse Aegon battendogli un dito al centro della fronte.
E quella fu la parola del re.
Una settimana, beh... meglio di niente, pensò mentre suo fratello maggiore si alzava in tutta fretta per lasciare il Consiglio.




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