Capitolo 4:

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Speravo di non svegliarmi più, pensò mentre lentamente prendeva coscienza di dove si trovasse. Non passò molto prima che i ricordi della notte precedente si abbattessero su di lui come un acquazzone.
Strinse le mani a pugno. Le sue braccia erano deboli e anche semplicemente muovere le dita fu un grande sforzo. Conficcò le unghie spezzate nei palmi, ricordando come si fosse aggrappato ad Arrax con tutte le proprie forze.
Arrax, pensò trattenendo le lacrime.
Perché io sono vivo e lui non lo è più? si domandò prendendo un profondo respiro.
Immediatamente il profumo di Aemond gli invase le narici. Si fece immobile, per nulla desideroso di confrontare quell'assassino.
Non sono ferito, pensò mentre tentava gradualmente di riprendere possesso del proprio corpo. Arricciò le dita dei piedi e le sue gambe tremarono, i muscoli che si risvegliavano. Provava un leggero dolore alla caviglia e anche il collo sussultava a ogni battito del suo cuore ma altrimenti, non aveva nessun taglio o graffio di cui potersi lamentare.
Anche nella morte Arrax mi ha protetto, pensò mentre riviveva il momento in cui le fauci di Vhagar si paravano davanti al suo viso.
Quando era più piccolo immaginava che i cavalieri delle storie di suo padre avessero molto tempo per contemplare la propria morte ma ora, che le era stato così vicino, sapeva che la mente si svuotava e il battito del cuore rimaneva l'unico compagno.
Era certo che Vhagar lo avrebbe divorato e invece Arrax si era spostato all'ultimo istante, offrendole la pancia, salvando la schiena e così il suo cavaliere. Il laccio che teneva fissa la sella era stato tranciato e lui era precipitato giù dal cielo, guardando Vhagar che azzannava una seconda volta le carni del suo drago, riducendolo in pezzi.
Deglutì e si costrinse ad aprire gli occhi.
La camera da letto era invasa da una fievole luce. Le enormi finestre, inclusa quella della balconata, erano state coperte da pesanti tende verde scuro. Solamente un sottile spiraglio riusciva a superare la spessa foresta per illuminare il libro che Aemond tendeva sulle cosce.
Suo zio sedeva su una comoda poltrona imbottita e ricoperta di verde, stava sotto una delle finestre, le gambe accavallate e una mano aggrappata al bracciolo, con l'altra sfogliava delicatamente le pagine ingiallite, cercando di fare il minimo rumore.
Luke si tirò a sedere, non perché desiderasse confrontare suo zio ma perché non voleva ritrovarsi in una posizione di svantaggio se Aemond avesse deciso di avvicinarsi.
Premette una mano contro il collo coperto di bianco. Guardò avanti a sé e il proprio riflesso ricambiò l'occhiataccia.
Il Maestro ha cambiato le bende, pensò ora che non c'erano più tracce rosse a chiazzare il bendaggio.
Avrà sostituito anche i punti? si domandò mentre un sorriso triste gli piegava le labbra.
Quando la notte prima si era svegliato era rotolato giù dal letto, ignaro del marchio che Aemond gli aveva lasciato sul collo. Aveva iniziato a perlustrare la stanza, sbracciandosi e aprendo ogni cassetto che gli capitasse a tiro.
Si era fermato solamente quando aveva sentito una scarica di elettricità attraversargli il collo e poi un bruciore intenso. Aveva creduto di essersi ferito durante la caduta ma poi, quando si era avvicinato allo specchio, aveva realizzato il punto in cui si trovassero le bende.
Era caduto in ginocchio, scombussolato e spaventato. Si era rannicchiato su sé stesso e aveva pianto, il viso nascosto tra le ginocchia nude e il corpo che tremava scosso dai singhiozzi.
Aemond chiuse il libro con uno schiocco che avrebbe dovuto farlo sobbalzare ma così non fece. Ora che conosceva il suono emesso dai denti di Vhagar niente avrebbe più potuto spaventarlo.
Rabbrividì e fissò gli occhi incandescenti su suo zio.
Corlys diceva sempre che le sue iridi erano carboni ardenti e Luke sperò che Aemond potesse rendersi conto che forse il suo fuoco si era acquietato ma che era pronto a rinascere in ogni istante.
"Ti sei calmato?" gli domandò senza alzarsi dal suo seggio, le gambe ancora accavallate e il libro ben richiuso.
Prese un profondo respiro e rivolse lo sguardo alla porta. Sapeva che là fuori c'erano due omega che facevano da guardia. Li aveva visti la notte prima e aveva visto le loro espressioni di raccapriccio e paura quando avevano incontrato il suo sguardo sofferente.
Mi aiuterebbero a fuggire? si domandò con occhi che minacciavano di ridurre la porta in cenere.
Probabilmente no, hanno troppa paura di ciò che potrebbe succedergli... hanno fatto male a scegliere Aegon come sovrano, con mia madre sul Trono non dovrebbero temere la loro stessa guida, pensò mentre riportava lo sguardo su Aemond.
Suo zio sembrava calmo ma il leggero ticchettio dell'unghia contro la rilegatura del libro lo tradì.
"Ti ucciderò appena avrò l'occasione," gli disse con le sopracciglia aggrottate e il cuore che batteva veloce.
Si era presentato come omega ma questo non toglieva tutti gli anni che aveva passato stringendo una spada, forse non era abile come Jace o Baela ma avrebbe potuto mostrare quanto valeva.
Aemond sospirò e un sorriso gli piegò le labbra. Sollevò una mano e premette due dita contro il collo.
"Sono curioso di vederti tentare," disse sollevando un sopracciglio.
Luke sospirò e si passò una mano contro il collo. Se si impegnava riusciva a sentire il punto in cui il filo si chiudeva in un piccolo nodo. Era minimo, così che non gli desse fastidio ma Luke lo percepiva ugualmente, un ammasso di filo nero che gli pizzicava la pelle.
"Il Marchio funziona solo se nato dall'amore e io per te non provo un bel niente," gli disse stringendosi le coperte contro i fianchi.
Dove saranno i miei vestiti? si domandò mentre si guardava attorno.
La notte prima aveva provato a cercarli ma nella semioscurità della stanza non era stato in grado di distinguere forme e colori. Sapeva che non erano andati distrutti durante l'attacco perciò dovevano essere da qualche parte.
"Non posso fartene una colpa ma imparerai ad amarmi," disse con semplicità e Luke scosse il capo, come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie. Davvero Aemond credeva che si sarebbe innamorato di lui? Dopo tutto ciò che gli aveva fatto? E la morte di Arrax era solo la prima motivazione di una lunga lista.
"Sei pazzo se credi che mi innamorerò di te," gli disse guardandolo dritto in viso.
I loro occhi si incontrarono e Aemond inclinò il capo, curioso di vederlo andare avanti.
"Non c'è niente, niente! che mi farà innamorare di te! Hai capito!?" disse per poi tornare a guardare il proprio riflesso.
Si trovò cresciuto in una maniera quasi inquietante. Impiegò diversi istanti per capire che l'unica cosa a essere cambiata in lui fossero i suoi occhi. Si erano fatti più sottili, più rabbiosi, non c'era nulla che ricordasse i grandi pozzi scuri che le sue balie idolatravano quando era ancora un bambino.
Aemond sospirò e scosse il capo, come se non credesse alle sue parole.
Chissà che cosa gli ha inculcato in testa Alicent, pensò sfregando una mano contro le bende.
"Per quanto dovrò tenerle?" domandò poi guardandolo da sotto folte ciglia scure.
Aemond si alzò in piedi e si avvicinò allo stesso mobile da cui Luke aveva rubato la sera prima. Prese un caraffa e versò del vino all'interno di una coppa.
"Un mese," disse per porgergli il calice che Luke accettò con fare guardingo. Lo portò al naso e lo odorò, assicurandosi che non fossero state inserite delle sostanze diverse da dolcificanti e spezie.
Grazie Daemon per i tuoi insegnamenti, pensò prendendo un sorso. Il vino gli corse lungo la gola come un fiume che attraversa una terra in secca. Dissetante.
Aemond continuò ad armeggiare con alcuni dei cassetti, estrasse una piuma e una pergamena.
Luke aggrottò le sopracciglia, continuando a sorseggiare il proprio vino. Lo fece lentamente e con piccoli sorsi, non volendo rischiare che il vino fosse troppo forte.
"Devi scrivere una lettera a tua madre. Dille che stai bene," spiegò Aemond avvicinandosi fino ad appoggiare piuma e foglio al fianco del corpo di Luke.
Lui abbassò lo sguardo sugli oggetti e poi lo risollevò su Aemond.
"Non farò nulla del genere," disse calciando foglio e penna fino a farli rotolare giù dal letto.
Lo zio prese un profondo respiro e si chinò a raccogliere entrambi gli oggetti, questa volta però li tenne stretti in mano.
"Tua madre ti crede morto," gli dissi guardandolo dritto negli occhi.
Luke si morse le guance, il suo cuore fece un tuffo nel petto.
Mia madre avrà organizzato il mio funerale? Ci sarà stata un pira? si domandò mentre pensava a Rhaenyra piegata su sé stessa che piangeva, in un solo giorno, la morte di suo padre, di sua figlia e di suo figlio.
"Se le scrivessi smetterebbe di soffrire," disse Aemond avvicinando una mano a quella di Lucerys che però la allontanò con uno schiaffo. La pelle dello zio si fece rossa lì dove era stata colpita e una vena pulsante comparve sulla fronte di Aemond.
"Non testare la mia pazienza, omega," disse in un basso ringhio.
Luke riconobbe il tono con cui pronunciò l'ultima parola. Gli alpha lo usavano quando i loro omega rifiutavano di ubbidirgli. Luke avrebbe dovuto cedere immediatamente a quel comando ma si trovò a non provare nulla, solamente un leggero bruciore che partì dal morso sul collo e scivolò fino alla sua nuca.
"Non. Scriverò. A. Mia. Madre," disse scandendo ogni parola.
Aemond prese un profondo respiro e chiuse l'unico occhio.
Si trattasse di Aegon lo prenderei per i capelli e lo trascinerei alla scrivania, pensò digrignando i denti. Ma quello non era Aegon ma il suo compagno.
"Rhaenyra potrebbe volare qui e ridurre Approdo del Re in cenere," gli disse stringendo il foglio fino a ridurlo a una pallina di carta raggrinzita.
Luke guardò la sua mano stretta a pugno ma non sembrò provare paura e anzi, sorrise allo zio.
"Vi guarderò bruciare," disse con occhi fissi in quello di Aemond. Lui stesso sarebbe morto se sua madre avesse davvero deciso attaccare la Fortezza Rossa e far piovere fuoco dal cielo ma scoprì che non gli importava.
Morirei piuttosto che mettere in pericolo la mia famiglia, pensò senza distogliere lo sguardo dal viso di Aemond.
"Guarderesti i tuoi cugini morire? Jaehaerys e Jaehaera?" domandò lo zio e Luke si morse le guance, abbassando lo sguardo sulle le soffici coperte.
Mi ero scordato dei figli di mia zia, pensò con un sospiro stanco. L'ultima volta che era stato ad Approdo del Re non aveva avuto l'occasione di passare del tempo con i piccoli. Sapeva della loro esistenza ma nulla di più. Non conosceva nemmeno il loro aspetto.
Aemond sospirò e recuperò una nuova pergamena, gettando l'altra tra le fiamme.
"Io non provo nessuna pietà o dolcezza per i figli minori di tua madre," disse chiudendo il cassetto con uno scoppio.
Luke sollevò lo sguardo su di lui, il pensiero rivolto ai suoi fratelli minori, Aegon di dodici anni e Viserys di nove. I figli di sua zia dovevano avere pochi anni di meno.
"Perciò, facciamo un accordo," disse posando nuovamente carta e piuma sul letto.
Luke non li fece cadere in terra, temeva che qualcosa di terribile avrebbe seguito le prossime parole di Aemond.
"Tu scrivi a tua madre. Le dici che sei sano e salvo, al sicuro, e io non rado al suolo Roccia del Drago e i tuoi preziosi fratelli e sorelle," disse con le labbra piegate in un leggero sorriso e l'occhio fisso in quelli scuri di suo nipote.
"Non lo faresti..." sussurrò Luke con il cuore che batteva veloce.
"Non lo farei?" domandò Aemond inclinando il capo.
Lo farebbe, pensò Luke mentre abbassava lo sguardo e deglutiva il groppo che si era formato in fondo alla gola. Lo aveva inseguito senza nessuna remora e aveva ucciso Arrax senza la minima preoccupazione.
Lo guardò per un'ultima volta e quando vide solo fiamme nel suo sguardo si costrinse ad alzarsi. Si strinse le lenzuola attorno alle spalle, nascondendo il suo corpo all'occhio vigile dello zio e trascinando i piedi si sedette alla scrivania.
"Posso scrivere ciò che voglio?" domandò mentre intingeva la punta della piuma nell'inchiostro.
"Tutto quello che desideri," disse Aemond fermo alle sue spalle, le mani nascoste dietro la schiena e il capo piegato in avanti.
Luke prese un profondo respiro e iniziò a tracciare le lettere.
Aemond rimase a osservarlo per tutto il tempo, le labbra piegate in un sorriso di vittoria e l'unico occhio infiammato per la gioia.


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